SOS Rendimenti

SOS Rendimenti

di Lorenzo Raffo

Investimenti: come proteggere i risparmi puntando su oro e titoli di Stato

Lorenzo Raffo

24 marzo 2023

Investimenti: come proteggere i risparmi puntando su oro e titoli di Stato

Le tensioni sui mercati azionari spingono a cercare alternative sicure. Titoli di Stato e oro: punti forti e punti deboli di entrambi gli asset ad oggi.

I mercati cercano protezione e lo fanno rivolgendosi ai soliti asset difensivi: oro da una parte e i Treasuries USA, i titoli di Stato statunitensi, dall’altra, mentre per quello in euro l’alternativa sono inevitabilmente i governativi Ue a più elevato rating.

Le notizie della notte di tensioni anche di banche primarie d’oltre Oceano, come Bancorp – quinta maggiore istituzione creditizia negli Usa – incrementano la ricerca di avversione al rischio, che purtroppo non trova soluzioni alternative alle due citate, perché l’industria finanziaria continua a trascurare risposte sistemiche a questo tipo di orientamento da parte degli investitori in fasi delicate come quella che potrebbe innestarsi nel breve/medio termine.

Investire oggi in oro e titoli di Stato

Cosa può fare il piccolo e medio risparmiatore italiano? Individuare qualche asset sicuro ed entrare con acquisti scaglionati sull’andamento delle quotazioni.
Da questo punto di vista i titoli di Stato hanno indubbiamente vari vantaggi:

  • minore volatilità media
  • possibilità di scadenze anche molto corte
  • maggiore differenziazione degli emittenti.

L’oro allora è spiazzato? Tutt’altro, perché la liquidità degli strumenti riferiti al metallo prezioso risulta nettamente superiore rispetto a quella dei bond governativi, soprattutto in presenza di tensioni esasperate dei mercati. Quindi i suoi vantaggi sono antitetici all’opzione di Bund e colleghi. Inoltre la tesaurizzazione dei Paesi più ricchi del mondo si rivolge soprattutto al gold, mentre sta tendendo da tempo di ridurre il ricorso per esempio ai Treasuries Usa, per motivi complessi, che si possono identificare in scelte geopolitiche.

Strategia di investimento

Inutile nascondere che certe tensioni avvertite sui mercati nell’ultima settimana hanno riportato alla memoria le vicende Lehman e lo dimostra un fatto puramente statistico: sui motori di ricerca proprio l’infelice nome della banca Usa, andata in bancarotta nel 2008, è tornato a essere fra i più cliccati su Google e colleghi. Con una correlazione inevitabile: le tensioni del sistema creditizio Usa si ripercuotono anche sul dollaro. Meglio evitare allora rischi di cambio, il che comporta per l’oro la necessità o di acquistare metallo fisico o di rivolgersi in alternativa agli Etc hedgiati €/$, non sempre però altamente liquidi.

La soluzione dei governativi Ue trova in questa fase un punto forte da cogliere senza esitazione: è quello dei rendimenti della parte corta delle diverse curve. Un Bund tedesco 1,5% Mg24 Eur (Isin DE0001102358 – rating AAA) al 2,5-2,6% di yield costituisce una risposta tranquillizzante, anche perché comporta una compensazione fiscale di eventuali minus, che è valore aggiunto in più. Un Olanda 2% Lg24 Eur (Isin NL0010733424 – rating AAA) sugli stessi livelli di yield è un’ipotesi altrettanto rassicurante, così come quelle di Paesi come Austria, Belgio e Finlandia, nonché di sovranazionali quali la Bei. Nell’ambito di quest’ultima segnaliamo per esempio come il 3% Ot33 Eur (Isin XS0975634204) abbia messo a segno in poche ore un’ottima performance, passando dai 100 a quasi 102 euro.

Perché puntare sia su oro che su titoli di Stato

Adottare una cintura di salvataggio in un contesto di mare mosso è necessario, senza però esasperare la scelta. Da segnalare come i bond corti siano quasi una certezza in termini di bassa volatilità, mentre l’oro ha pur sempre una componente speculativa, che può tuttavia accentuarne il ruolo protettivo in presenza di un’accelerazione delle tensioni. Abbinandoli si ottiene un buon risultato, a condizione nondimeno di imporsi ben definiti “stop loss” sugli strumenti auriferi – salvo nel caso del possesso dell’oro fisico – perché la violenta variabilità dei corsi è la loro debolezza in alcune condizioni di evoluzione dei mercati.