Bond oggi – Nuovo Btp Valore, molto dipenderà dalla seconda cedola
Lorenzo Raffo
17 aprile 2024
Il successo o meno deriverà dall’importo dello step 2, con il rischio di una replica della struttura del Valore emesso a marzo.
Inevitabile l’interesse per il nuovo Btp Valore in collocamento dal 6 al 10 maggio 2024. Per due motivi prevalenti: arriva quasi a ridosso della precedente emissione, proposta a marzo, che raccolse 18,32 miliardi di euro, con un rilevante successo; si trova a debuttare in un contesto del tutto diverso da quello previsto solo qualche settimana fa, con un rendimento del decennale italiano – almeno a oggi – in netta crescita rispetto alle recenti ipotesi.
Il mercato potrebbe quindi dimostrarsi un po’ stanco come conseguenza della prima scelta del Tesoro e incerto in merito alla seconda. Tutto dipenderà in sintesi dall’importo delle cedole e soprattutto della seconda, data la tipologia step-up del Btp Valore, impostata su un meccanismo a 3+3 anni.
Btp Valore, i sei anni favoriscono il Tesoro
Occorre comunque constatare che una scadenza a sei anni situa il titolo su uno dei tratti meno remunerativi attualmente della curva italiana. Il relativo tasso fisso tradizionale, ovvero a una sola cedola, rende infatti il 3,5% circa contro per esempio il 3,8% a otto anni e oltre il 4% su scadenze superiori alla decennale.
È pur vero che uno step-up lungo avrebbe poco senso, esponendo l’emittente e l’investitore a incertezze non trascurabili. Lo dimostrano i cugini Btp Futura, step-up anche al 2033 e al 2037, scesi sul secondario ben sotto gli 80, rappresentando una delusione amara per gli investitori, che attendono una risalita delle quotazioni, con pur non poche perplessità.
Cedole? L’esitazione sta sulla seconda
Cerchiamo allora di ragionare sull’eventuale struttura del nuovo Btp Valore. La prima serie di cedole (fino al 2027) si aggira solitamente attorno al rendimento del tasso fisso sulla stessa vita residua: nel caso per esempio del Valore marzo 2030 è del 3,25%, che corrisponde all’attuale yield a tre anni.
Non ci potranno essere pertanto dei divari. Per la seconda serie di cedole, ovvero per il periodo 2028-2030, le incertezze sono invece maggiori. Il 4% del Valore di marzo sarà il riferimento con cui ci si dovrà confrontare: un importo sotto – di fatto giustificabile in un contesto di presumibili tagli dei tassi a breve e medio termine – potrebbe deludere; un importo sopra rappresenterebbe un bel “regalo”, però difficilmente ipotizzabile.
Al momento l’eventualità perciò di una struttura simile a quella del Valore marzo 2030 è probabile, salvo improvvise sorprese di politica monetaria da parte della Bce.
Btp Valore + Btp + Btp€i, l’alternativa
Una soluzione di compromesso ipotizzabile per l’investitore sarebbe allora quella di costruire, con l’eventuale liquidità disponibile per il nuovo Btp Valore, un mini portafoglio più differenziato. Strutturato per una parte su un Btp a unico tasso fisso (per esempio il Btp 3,85% 2026, che oggi rende il 3,3% lordo, oppure il 3,5% 2030, che garantisce un 3,4-3,5%) e per un’altra quota su un Btp€i non troppo lungo, indicizzato all’inflazione europea.
Con il primo ci si garantirebbe una cedola certamente superiore rispetto al nuovo Btp Valore per il periodo iniziale e con il secondo ci si proteggerebbe dall’eterno rischio di un’inflazione più alta delle attese. Questa è la prospettiva a oggi. Fra tre settimane potrebbe essere cambiata. Rifaremo così il punto a quel momento.
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