Bond oggi – Btp senz’anima e a questo punto il Bot batte tutti
Lorenzo Raffo
4 settembre 2023
Una difformità da cogliere ma anche un segnale su cui non crogiolarsi. Un titolo a cinque mesi rende tanto quanto uno a cinque anni!.

Agosto avrebbe potuto essere un mese pieno di slancio per i Btp: il classico evento di Jackson Hole dei banchieri centrali appariva come un momento di probabile svolta per i mercati. E invece? Niente! Ne è uscito poco o nulla. Così il future riferito al nostro governativo è rimasto piatto, allineato alla media mobile a 200 sedute, che addirittura in alcune fasi si è alternata più volte da rialzista a ribassista nell’arco di poche sedute. Graficamente parlando non c’è molto da aspettarsi, con due livelli da seguire: supporto sui 113 e resistenza sui 116,8-117. Solo alla rottura al ribasso del primo o al rialzo della seconda avverrà qualcosa.
L’anomalia dei Bot al 3,8%
Inevitabilmente gli investitori si domandano che fare. Restare fermi? Incrementare le posizioni? O cercare rendimento solo con la parte corta della curva? È indubbio che con tutti i Bot che rendono oltre il 3% non ci sono alternative. Collocarsi su una scadenza agosto 2024 al 3,8% lordo e quindi al 3,3% netto, considerando costi e fisco, ha certamente appeal e il mercato lì si indirizza con una costanza che dura da settimane.
Di qui l’incertezza sulle emissioni bancarie e corporate più lunghe, poco scambiate e con una ripetitività che appare soporifera. Bot anche per un altro motivo: bassissimo rischio di credito. Attenzione invece alle non corrette notizie diffuse talvolta su alcuni siti relativamente all’aspetto fiscale. Gli interessi dei Bot e dei Ctz sono “redditi di capitale” che non si possono usare a compensazione con i “redditi diversi” rappresentati dalle minusvalenze da capital gain. Questo almeno attualmente. In futuro – con la riforma del fisco e con l’introduzione del concetto di tassazione in base al principio di cassa (sui cui tempi non si ha però certezza) – la situazione potrebbe cambiare.
Addirittura meglio il Bot a gennaio 2024
Fra gli stessi Bot ci sono poi delle anomalie, rappresentate dal fatto che si registrano piccoli disallineamenti fra i loro rendimenti, seppur la scadenza massima sia ad agosto del prossimo anno. Quella del 31/1/2024 – in base ai dati relativi alla chiusura di venerdì – rende il 3,83% lordo, collocandosi al primo posto nel confronto diretto fra le quindici emissioni presenti sul secondario. Logicamente le differenze sono talmente modeste che bastano modesti cambiamenti di prezzo per modificare il panorama.
È un quadro, però, preoccupante
Chi sta sui mercati da tanto tempo sa che quando i Bot salgono troppo o scendono troppo qualcosa non va. Non è solo una correlazione con i tassi di interesse ma anche il segnale di una tensione destinata primo o poi a trovare una risposta. Si tratta quindi di una situazione da cogliere nella consapevolezza che il cercare rendimenti alternativi e su parti lunghe della curva è un’opzione da prendere in considerazione. Ci si aspettava un agosto caldo di rialzo delle quotazioni dei Btp e ciò non è avvenuto. Basterebbe poco perché un movimento repentino si metta in marcia. Bot quindi sì ma senza illudersi troppo su un eccessivo prolungamento di un frangente in cui a cinque mesi si incassa tanto quanto a cinque anni.
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