SOS Rendimenti

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di Lorenzo Raffo

Bond oggi: tassi variabili deboli, quanto sono un’occasione

Lorenzo Raffo

16 marzo 2022

Bond oggi: tassi variabili deboli, quanto sono un'occasione

Le Banche centrali si apprestano a cambiare politica monetaria (oggi si attende la decisione della Fed) ma le obbligazioni a cedola variabile in alcuni casi quotano sotto 100. Ecco il perché. Quattro emissioni di questo tipo con le loro caratteristiche.

In un quadro di strategie monetarie meno espansive e quindi di rialzo dei tassi ci si aspetterebbe che le obbligazioni con cedola variabile – indicizzata ai diversi indici interbancari – fossero in testa alla classifica degli scambi e registrassero quindi un rialzo delle quotazioni. Così è sempre avvenuto in passato ma ora sta succedendo qualcosa di diverso. L’inflazione alle stelle sia in Europa sia negli Usa si sovrappone comprimendo i rendimenti reali, cioè al netto dell’incremento del costo della vita. Questa la verità dei numeri.

Nell’area euro l’inflazione al 5% si scontra con un rendimento dell’1,9% del titolo di Stato decennale italiano: detenendo quest’ultimo si ha pertanto una perdita di oltre il 3% l’anno. Certamente si tratta di una situazione momentanea. Altrimenti la detenzione di obbligazioni non avrebbe senso e trascinerebbe nel baratro gestioni patrimoniali più prudenti, fondi pensione e polizze assicurative sulla vita.

Nell’area dollaro Usa la situazione è ancora peggiore. L’ultimo dato parla di un 7,5% di inflazione contro il rendimento del decennale al 2,2%. È un abisso, che impone interventi da parte della Fed.

In un simile contesto le obbligazioni a tasso variabile dovrebbero essere un’iniziale risposta al problema ma in realtà non lo sono ancora e non lo saranno fintanto che l’inflazione comincerà ad attestarsi su livelli nettamente più bassi e i tassi a salire.

Sono allora un’occasione i bond cosiddetti “t.v.”? Lo possono essere in un’ottica di diversificazione di qualunque portafoglio. Non devono certo svolgere un ruolo primario. Costituiscono tuttavia un’alternativa di “hedge”, ovvero di copertura, rispetto a quotazioni dei tassi fissi in inevitabile calo.

Valutarne perciò l’utilizzo in una fase in cui le loro quotazioni talvolta sono sotto 100 è un’ancora di salvaguardia, sebbene in termini di rendimento reale i “t.v.” non siano la risposta a un’inflazione torrida.

È il caso così di valutare alcuni titoli a tasso variabile che in una fase complessa vanno considerati per il ruolo appunto di “hedge” cui si accennava precedentemente.
Il Mediobanca tv “floor” 25/1/2024 in euro (Isin XS1928480752 – senior – taglio 1.000) in realtà prezza sopra 100. Il motivo è evidente: riconosce l’Euribor 3 mesi + 1,7% con tasso minimo dell’1%. Quota sui 101,3-101,4 con rendimento a scadenza di circa lo 0,5%. Uno spread dell’1,7% è rilevante e deriva dal fatto che si tratta di un’emissione del 2019. Si muoveva oltre i 102 fino a dicembre scorso.

L’Intesa Sanpaolo tv Sub 26/9/2024 in euro (Isin IT0005279887 – subordinato Tier 2 – taglio 100.000) tratta sulla pari. In questo caso l’indicizzazione è Euribor + 1,9%, frutto anch’esso di un’emissione del 2017, quando il quadro di politica monetaria era ben diverso rispetto a quello in corso. Il fatto che sia un subordinato non è condizionante su una scadenza così corta, mentre lo è il lotto 100.000.

L’Unicredit Social Bond tv 22/10/2031 in euro (Isin XS2390849664 – senior – taglio 10.000) ha una struttura più complessa. Riconosce infatti l’Euribor 3 mesi + 0,35% ma con un “floor” (cedola minima) dello 0,65% e un “cap” (cedola massima) del 2%. In presenza di un forte rialzo dei tassi (quanto probabile?) quest’ultimo fattore potrebbe essere penalizzante. Lo si può comprare sui 96 e proprio questo fatto costituisce l’elemento di maggiore interesse. Il rendimento in corso si colloca su circa l’1%.

Nell’ambito dei corporate segnaliamo invece il Ford tv 1/12/2024 in euro (Isin XS1729872736 – senior – taglio 100.000), indicizzato 3 mesi Euribor + 0,7%. Si paga sui 95 euro circa.
La lista potrebbe proseguire all’infinito, con strutture più o meno diverse. Certo è che volendo collocare della liquidità in euro o compensare cali delle quotazioni dei tassi fissi questa via d’uscita rappresenta un’alternativa da prendere in considerazione in un’ottica temporale però non troppo lunga.