Tasso di disoccupazione: perché è così importante per i mercati?

David Pascucci

7 Aprile 2023 - 19:31

C’è una relazione tra tasso di disoccupazione e l’andamento dei mercati azionari?

Tasso di disoccupazione: perché è così importante per i mercati?

Il tasso di disoccupazione, oltre ad essere un indicatore dello stato di salute di una determinata area economica, è utilizzato anche come market mover da fondi di investimento e operatori istituzionali. In questo articolo andremo a vedere perché e come il tasso di disoccupazione e il suo andamento nel lungo periodo influenza l’andamento dei mercati azionari, in qualità di indicatore di sentiment (e non solo).

Tasso di disoccupazione e altri fattori macroeconomici

Quando parliamo di dati macroeconomici è nostro assoluto dovere contestualizzarli e cercare dei legami che abbiano senso dal punto di vista “accademico”. Ricordiamo che quando parliamo di senso accademico in ambito macro ci riferiamo ai legami che ci sono tra i vari fattori macroeconomici, frutto di studi e di ricerca decennale da parte di professionisti nell’ambito della formazione accademica e della ricerca, quindi frutto di studi scientifici basati sulla storicità degli eventi economici.

L’economia “non è una scienza esatta” come in molti sostengono in quanto mossa principalmente dalle abitudini dei consumatori (economia) e dal sentiment di mercato (finanza). Sta di fatto che i legami macroeconomici basilari sono solidi e le relazioni che intercorrono tra i principali dati macro restano comunque delle “certezze” in questo ambito, con l’unica grande incognita del tempo, il famoso “timing” di un evento.

In questo caso stiamo parlando delle correlazioni che intercorrono tra tassi di interesse, inflazione e tasso di disoccupazione, tre fattori realmente correlati tra loro e che legano la finanza (tassi di interesse) all’economia reale (inflazione e tasso di disoccupazione). In questo senso vediamo un forte aumento dei tassi di interesse su scala globale, il tutto incentrato principalmente all’abbassamento dell’inflazione.

Fino a qui è tutto chiaro, le banche centrali stanno aumentando i tassi al fine di abbassare l’inflazione. Cosa succede però all’economia quando i tassi aumentano e l’inflazione scende?
Nella pratica aumenta il costo del credito, ossia il costo per mutui, prestiti corporate, prestiti personali, linee di credito. Il tutto porterebbe ad un rallentamento della velocità di circolazione della moneta, un elemento essenziale per l’inflazione. Ne consegue che un rallentamento economico è frutto di un aumento dei tassi e che l’inflazione è la risultante di questo rallentamento.

Quando rallenta l’economia iniziano le difficoltà e l’indicatore di recessione/rallentamento più importante che abbiamo è proprio il tasso di disoccupazione, un dato che di fatto subisce l’influenza diretta di inflazione e tassi di interesse. La logica vuole che quando vediamo un aumento del tasso di disoccupazione, dovremmo logicamente prepararci ad un periodo di forte rallentamento economico.

Mercati e tasso di disoccupazione: esempi storici

Per quanto riguarda la logica di queste grandezze non abbiamo molto da dire, non possiamo negare che queste grandezze sono tra loro correlate e questo farebbe dell’economia una “scienza in parte esatta”, tranne che per il timing, come abbiamo detto precedentemente.

In merito all’andamento dei mercati finanziari, potremmo notare come storicamente c’è stata una relazione tra tasso di disoccupazione e andamento dei mercati, specie in situazioni di tensione lato tassi di interesse e inflazione.

Ricordiamo la bolla delle “Dot com”, che ha visto il Nasdaq come protagonista e le quotazioni delle aziende tech arrivare a cifre astronomiche, alimentando di fatto una bolla dovuta alla febbre per le aziende tech sul mercato dei capitali. In questo caso, durante la bolla, il tasso di disoccupazione era in discesa palese, raggiungendo dei minimi proprio in corrispondenza dei massimi di mercato del Nasdaq.

Nel momento in cui si è registrata una discesa del mercato azionario, abbiamo visto un aumento del tasso di disoccupazione, aumento durato fino alla generazione dei minimi assoluti di Nasdaq nel corso dei mesi successivi allo scoppio della bolla.

Stessa cosa è successa tra il 2007 e il 2009, periodo storicamente associato alla crisi dei mutui subprime e alla conseguente crisi bancaria che ha portato al fallimento definitivo di Lehman Brothers, una delle più grandi banche d’affari Usa. Anche qui i mercati erano al rialzo e i tassi di disoccupazione al ribasso. Al raggiungimento dei minimi del tasso di disoccupazione abbiamo visto la generazione di massimi sul mercato azionario e la conseguente discesa si è associata ad un rialzo del tasso di disoccupazione.

Attenzione, non sappiamo quale delle due variabili, ossia mercati azionari e tasso di disoccupazione, influenza l’altra, ma possiamo tranquillamente dire che vediamo una correlazione negativa alquanto palese. Al salire del tasso di disoccupazione corrisponde una discesa del mercato azionario, viceversa al diminuire del tasso di disoccupazione corrisponde un aumento dei corsi azionari di lungo periodo.

In pratica, il tasso di disoccupazione potrebbe essere visto come un “indicatore” vero e proprio di lungo periodo.

Il tasso di disoccupazione oggi e l’impatto sui mercati

Specialmente in questo contesto macroeconomico molto particolare e inusuale, vediamo dei mercati alquanto indecisi sul da farsi. In molti sono rialzisti e altrettanti sono ribassisti, una vera e propria battaglia tra “orsi e tori”, un qualcosa di consueto in fasi di mercato concitate come quelle che stiamo vivendo in queste ultime settimane, dove vediamo mercati tonici al rialzo contro ogni previsione, come se il mercato fosse in attesa di vedere un cambiamento di sentiment repentino che aiuti a formare nuova liquidità come “controparte” sul mercato.

In sostanza, potremmo assistere a quella che definiamo “Bull Trap”, ossia una trappola rialzista che potrebbe servire da volano per la formazione di un impulso ribassista molto importante.

In questo momento storico vediamo un tasso di disoccupazione sui minimi assoluti da qualche anno a questa parte e una situazione macro che è ben disposta a vedere un suo aumento nel lungo periodo.

Molto probabilmente, stando a quanto visto storicamente, il mercato è in una fase di massimi e un innalzamento del tasso di disoccupazione potrebbe portare ad una possibile nuova discesa dei corsi azionari, una discesa che potrebbe essere ben peggiore rispetto a quella vista lo scorso anno con il blocco della supply chain e lo scoppio del conflitto russo-ucraino.

Staremo a vedere come evolverà la situazione e solamente il tempo, quella variabile che rende l’economia una “scienza non esatta” ci dirà se questa correlazione ha senso di esistere.

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