Recessione e Fed faranno affondare il prezzo del petrolio?

Violetta Silvestri

02/05/2023

Prezzo del petrolio in calo: recessione e prossime mosse Fed spaventano il greggio. L’oro nero affonda, con una domanda debole e prospettive cupe sulla ripresa. Cosa aspettarsi?

Recessione e Fed faranno affondare il prezzo del petrolio?

Prezzo del petrolio in diminuzione: i rischi di una domanda debole a breve termine, compresi i dati sulla produzione cinese più fragili del previsto, hanno superato le aspettative di un’offerta limitata nel corso dell’anno.

Inoltre, le attese per un aumento dei tassi di interesse negli Stati Uniti pesano sul mercato petrolifero. La Federal Reserve dovrebbe aumentare i tassi di interesse di altri 25 punti base. Il rialzo del costo del denaro da parte delle banche centrali che combattono l’inflazione potrebbe avere un impatto sul greggio, rallentando la crescita economica e intaccando la domanda di energia.

In sintesi, si teme ancora che la recessione possa intaccare l’oro nero. Il prezzo del petrolio è sceso di oltre il 5% quest’anno e al momento in cui si scrive i futures sul Brent viaggiano sui 78,81 dollari al barile, mentre quelli WTI valgono 75,12.

La politica della Federal Reserve, la Cina con la sua oscillante crescita e l’ombra della recessione possono far precipitare il prezzo del greggio.

Prezzo petrolio in calo: i motivi sono Fed, Cina e recessione

I prezzi del petrolio hanno esteso le perdite viste nella sessione precedente, con i deboli dati economici dalla Cina e le aspettative di un aumento dei tassi di interesse negli Stati Uniti che influiscono il mercato.

Nello specifico, l’attività manifatturiera cinese è diminuita inaspettatamente ad aprile, con la prima contrazione da dicembre nell’indice dei responsabili degli acquisti manifatturieri. La ripresa industriale ed economica del dragone dalla pandemia di coronavirus avrebbe dovuto spingere la domanda quest’anno, ma restano zone d’ombra sul gigante asiatico.

“La pressione al ribasso sul petrolio è dovuta al fatto che la ripresa economica della Cina non è davvero promettente, offuscando le prospettive della domanda sul consumo di carburante”, ha affermato Tina Teng, analista di CMC Markets.

Il quadro cinese si aggiunge alle crepe del sistema economico statunitense. I timori bancari hanno pesato anche sul greggio nelle ultime settimane sfociate nel quasi fallimento della terza grande istituzione Usa in due mesi, con le autorità di regolamentazione che avevano preso in amministrazione la First Republic Bank durante il fine settimana prima di un accordo in cui JPMorgan ha acquistato la maggior parte delle sue attività.

Inoltre, con la questione del tetto al debito Usa non risolta e la possibilità di un default nella potenza americana a giugno, la situazione della più grande economia mondiale sta peggiorando. La recessione già paventata dalla Fed potrebbe davvero farsi concreta, considerando che proprio la Federal Reserve dovrebbe proseguire con un ulteriore - forse ultimo - aumento dei tassi di interesse nella decisione del 3 maggio.

Con un credito così ristretto e la sfiducia nelle banche Usa ai massimi, la domanda potrebbe precipitare. Anche nel settore energetico, con prezzi visti in calo ancora per un po’.

L’impatto OPEC sul greggio

Dal lato dell’offerta, tuttavia, l’OPEC dovrebbe iniziare i tagli alla produzione a partire da questa settimana. Con le raffinerie che tornano dalla manutenzione per soddisfare l’utilizzo estivo stagionale, gli analisti stanno valutando se ciò si combinerà con l’aumento della domanda e spingerà per un aumento dei prezzi del petrolio.

La domanda è se abbiamo ancora questa carenza di offerta aggregata. “Nel caso, potremmo facilmente vedere questo insinuarsi quest’estate e alimentare nuovamente i prezzi”, ha detto martedì l’analista di Rystad Energy Louise Dickson su Bloomberg TV.

Da considerare, inoltre, che la Cina, se da una parte vacilla ancora in una piena ripresa, dall’altra è attesa come il motore della ripresa mondiale dal FMI. L’Asia sarà sempre più protagonista della crescita globale, con Cina e India protagoniste assolute. Il dragone può ancora spingere il prezzo del petrolio nei prossimi mesi.

Sarà più potente Pechino o il vento di recessione da Washington?

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