La Fed può causare nuovi fallimenti bancari, l’allerta dell’esperto

Violetta Silvestri

11 Maggio 2024 - 12:46

Attenzione al ritardo della Fed nel taglio dei tassi, può causare nuovi fallimenti bancari. L’allerta è di un economista di Moody’s. Cosa può accadere alla stabilità finanziaria?

La Fed può causare nuovi fallimenti bancari, l’allerta dell’esperto

Il dibattito su quando la Fed riuscirà finalmente a tagliare i tassi si fa sempre più intenso e l’ultima esternazione al riguardo suona come un allarme per le banche.

Nello specifico, intervenendo su Yahoo Finance Mark Zandi di Moody’s ha espresso la sua preoccupazione sull’attendismo della banca centrale Usa nell’iniziare a diminuire l’elevato costo del denaro. Sebbene gli Usa abbiano finora evitato lo spettro della recessione, la crescita economica è a rischio con tassi di interesse su livelli così alti ancora per molto.

Non solo, l’allerta è massima sulle ripercussioni per le banche. Zandi non esita a prefigurare uno scenario di nuovi fallimenti.

Fed, tassi e fallimenti bancari: perché sale la preoccupazione?

“La Federal Reserve farebbe meglio a tagliare i tassi di interesse il prima possibile, poiché ci sono parti dell’economia a rischio di «rottura» se i tassi non scendono”, c’è allerta nelle parole di Mark Zandi, capo economista di Moody’s Analytics.

L’esperto ha messo in guardia sulle conseguenze che potrebbero sorgere se la banca centrale non inizia a diminuire il costo del denaro nei prossimi mesi. Mantenere i tassi al livello attuale aumenta il rischio di recessione e potrebbe provocare altre crepe nel sistema finanziario secondo Zandi.

“Questi tassi sono corrosivi per l’economia e a un certo punto, qualcosa potrebbe rompersi. Il rischio è che si verifichi la recessione...taglierei davvero i tassi a questo punto, perché penso che sarebbe un sollievo per l’economia”, ha spiegato Zandi.

Un costo del denaro elevato logora la capacità di investimento e la domanda dei consumatori, poiché rende i prestiti più costosi e le rate dei mutui più onerose. Gli elevati costi di finanziamento hanno portato a una crescita lenta dei prestiti e stanno “erodendo” le condizioni di credito, il che potrebbe mettere sotto stress i bilanci delle banche.

Zandi si è infatti soffermato sull’impatto nei confronti degli istituti di credito, sotto pressione. L’economista ha ricordato i fallimenti bancari regionali dello scorso anno, con il collasso iniziale della Silicon Valley Bank che ha scatenato una breve crisi bancaria che ha portato al default altri due istituti di credito.

“Questo è il tipo di cosa che mi preoccupa in un contesto di tassi di interesse persistentemente elevati”, ha detto. Il motivo è duplice. Da una parte con tassi più alti diventa difficile onorare i prestiti rilasciati dalle banche, con il rischio di crediti non pagati e quindi mancate entrate per i bilanci bancari. Dall’altra, gli effetti sono sulle obbligazioni detenute dalle banche, che con tassi - e rendimenti - in rialzo perdono valore nel tempo. Senza dimenticare il settore immobiliare in profonda crisi con la politica monetaria aggressiva dal 2022. I prestiti elargiti a società immobiliari commerciali sono una minaccia di insolvenza realistica.

Non a caso, altri commentatori di mercato hanno messo in guardia da ulteriori turbolenze bancarie. L’investitore miliardario Barry Sternlicht ha previsto che gli Stati Uniti potrebbero dover affrontare fallimenti bancari settimanali, in parte a causa dell’impatto degli alti tassi di interesse sui prestiti immobiliari commerciali.

La Fed probabilmente aspetterà altri due o tre mesi prima di allentare la politica monetaria, ha previsto Zandi. Questo tempo sarà sufficiente a garantire stabilità?

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