Il colosso bancario UBS può crollare? Scontro tra vertici e governo svizzero

Violetta Silvestri

24 Aprile 2024 - 13:02

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Cosa sta succedendo tra il colosso bancario svizzero UBS e il governo elvetico? Scontro sui requisiti patrimoniali, la banca è a rischio?

Il colosso bancario UBS può crollare? Scontro tra vertici e governo svizzero

Si accendono i riflettori sul colosso bancario svizzero UBS, istituto di un certo peso nel panorama finanziario europeo.

Ad attirare l’attenzione sono state le dichiarazioni del presidente Colm Kelleher secondo il quale la proposta del governo svizzero di richiedere alla banca di detenere sostanzialmente più capitale è il “rimedio sbagliato” ai fallimenti che hanno fatto crollare Credit Suisse più di un anno fa. E, soprattutto, desta preoccupazione per il futuro bancario.

L’UBS con sede a Zurigo ha acquisito il suo rivale di lunga data lo scorso anno in seguito al tracollo del Credit Suisse che ha scosso i mercati finanziari globali e ha suscitato il timore che la banca di dimensioni così ampie potesse sconvolgere l’economia svizzera se si fosse trovata nei guai.

L’acquisizione ha spinto il governo a elaborare un piano volto a rendere il sistema bancario più robusto e a prevenire un possibile collasso di UBS, anche se la tempistica per i cambiamenti rimane poco chiara con un lungo processo legislativo ancora in sospeso. Kelleher, però, ha bocciato completamente il progetto e ha avvisato che sarebbe più nocivo che protettivo. L’allerta è per tutto il comparto bancario.

UBS si dice “preoccupata”: cosa rischia la banca?

I dirigenti UBS hanno fatto sapere agli azionisti che la banca nutre grandi preoccupazioni riguardo al piano recentemente annunciato dal governo svizzero di colpire il più grande istituto di credito del paese con requisiti patrimoniali più severi.

“Siamo seriamente preoccupati per alcune discussioni relative ai requisiti patrimoniali aggiuntivi. Il capitale aggiuntivo è il rimedio sbagliato,” ha sottolineato il presidente.

Il punto è che UBS potrebbe aver bisogno di trovare dai 15 ai 25 miliardi di dollari di capitale aggiuntivo dopo che il governo svizzero ha elaborato piani su come controllare le banche ritenute “troppo grandi per fallire” per proteggere il Paese da una ripetizione del collasso di Credit Suisse.

Tuttavia, il Consiglio federale ha proposto che le banche svizzere di rilevanza sistemica debbano invece detenere molto più capitale a fronte delle loro quote estere. Inoltre, i livelli di capitale specifici delle banche dovrebbero essere aumentati per tenere maggiormente conto dei rischi futuri.

Le riforme proposte di fatto individuano UBS come unico finanziatore sistemico a livello globale del Paese, ponendo il governo ora in rotta di collisione con la banca. Il governo può attuare modifiche al regime patrimoniale senza ulteriore approvazione parlamentare. L’attuazione della relativa ordinanza avverrà probabilmente al più presto nel 2026.

Troppo grande per fallire? UBS respinge il rischio

“UBS non è troppo grande per fallire. UBS è una delle banche con la migliore capitalizzazione in Europa, con un modello di business sostenibile e un corrispondente bilancio a basso rischio”, ha affermato senza mezzi termini Kelleher.

Il presidente ha sottolineato che l’esempio di Credit Suisse, crollato nel marzo 2023 dopo anni di scandali e fallimenti nella gestione del rischio, ha dimostrato che “non può esistere una soluzione normativa per un modello di business fallito”.

“Non sono stati i requisiti patrimoniali troppo bassi a costringere il Credit Suisse allo storico salvataggio del fine settimana”, ha dichiarato Kelleher all’assemblea generale.

I requisiti patrimoniali per le “banche di importanza sistemica globale” sono diventati molto più forti dalla crisi finanziaria del 2007-2008 secondo i vertici UBS e l’effettiva capacità di assorbimento delle perdite a livello mondiale è ora circa 20 volte più forte, con quella di UBS che supera i 200 miliardi di dollari.

Dopo Kelleher, l’amministratore delegato di UBS Sergio Ermotti ha affermato che il 2024 sarà un “anno cruciale” per la banca. Le pietre miliari dell’integrazione di Credit Suisse quest’anno includono la fusione legale delle banche madri e la creazione di un’unica holding negli Stati Uniti.

“Per raggiungere gli obiettivi finanziari a lungo termine della banca, potremmo dover sacrificare parte della redditività e della crescita dichiarate a breve termine”, ha affermato Ermotti. “Ma siamo convinti che ciò rafforzerà ulteriormente la qualità e la stabilità del nostro potenziale di guadagno a lungo termine”.

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