Gazprom, arriva il crollo nei conti. L’Europa può davvero festeggiare?

Violetta Silvestri

03/05/2024

I conti 2023 di Gazprom registrano una perdita come non accadeva da oltre 20 anni. Il crollo del colosso russo è dovuto anche alle sanzioni occidentali. Ma l’Europa può davvero esultare?

Gazprom, arriva il crollo nei conti. L’Europa può davvero festeggiare?

Gazprom, colosso russo del gas controllato dallo Stato, ha registrato la prima perdita netta annuale dal 1999 a causa del calo delle spedizioni verso l’Europa e della riduzione dei prezzi del carburante.

Il rosso da 629 miliardi di rubli (6,9 miliardi di dollari) evidenzia il drammatico declino di Gazprom, che dal crollo dell’Unione Sovietica è stata una delle aziende più potenti della Russia, spesso utilizzata come leva per risolvere le controversie con i suoi vicini, come Ucraina e Moldavia.

La guerra innescata due anni fa dall’aggressione di Mosca su Kiev ha stravolto il settore energetico europeo, fortemente dipendente fino a quel tempo dalle esportazioni di gas russo. Il contesto attuale, nel quale si inseriscono i numeri dei conti Gazprom, è completamente diverso. Sanzioni contro le entrate energetiche nelle casse di Putin e un cambio radicale nelle catene di approvvigionamento energetico in Europa hanno - volutamente - colpito il gigante del gas russo.

Gazprom, i conti del colosso non tornano. E va in rosso

Il gruppo Gazprom, che comprende anche aziende petrolifere ed elettriche, lo scorso anno ha registrato una perdita di 629 miliardi di rubli (6,84 miliardi di dollari) rispetto all’utile netto di 1,23 trilioni di rubli nel 2022, secondo un rapporto sugli utili pubblicato giovedì 2 maggio.

Le azioni della società energetica sono scese fino al 4,4%, il calo più marcato in più di un anno. Il maggiore azionista di Gazprom è il Governo russo, il cui bilancio è sotto pressione a causa dell’aumento delle spese militari e delle sanzioni occidentali.

Secondo il rapporto, i ricavi del gas sono diminuiti del 40% a 4,88 trilioni di rubli. Mentre Gazprom continua a spedire gas attraverso i gasdotti verso diversi Paesi europei, lo scorso anno i suoi flussi verso l’Europa sono scesi al livello più basso dall’inizio degli anni ’70, secondo le stime dell’Agenzia internazionale per l’energia.

Lo scorso anno i ricavi delle attività petrolifere del gruppo sono aumentati del 6,7% a 3,88 trilioni di rubli, mentre le vendite nel settore dei servizi energetici sono aumentate dell’8,8% a 617 miliardi di rubli.

Le sue entrate totali sono scese a 8,5 trilioni di rubli l’anno scorso da 11,7 trilioni nel 2022.

L’utile principale, o utile prima di interessi, tasse, svalutazioni e ammortamenti (EBITDA), è sceso a 618,38 miliardi di rubli lo scorso anno da 2,79 trilioni di rubli nel 2022, secondo i calcoli di Reuters.

L’Europa ha vinto la sua battaglia sul gas contro la Russia?

Quest’anno la Russia prevede che le sue spedizioni tramite gasdotti verso i mercati esteri aumenteranno del 18% raggiungendo 108 miliardi di metri cubi rispetto al 2023, poiché il collegamento Power of Siberia con la Cina raggiungerà gradualmente la sua capacità nominale.

Ma anche se maggiori forniture si dirigono verso il dragone, ciò non può compensare la perdita del mercato europeo.

A metà del 2022, Gazprom ha iniziato a limitare le forniture di gas all’Europa attraverso il gasdotto Nord Stream 1, e a settembre ha annunciato che avrebbe chiuso a tempo indeterminato il gasdotto dalla Siberia alla Germania settentrionale attraverso il Mar Baltico. Il mese successivo l’oleodotto è stato danneggiato da esplosioni sottomarine, la cui causa è ancora al vaglio degli investigatori tedeschi.

Mentre l’interruzione ha spinto il prezzo dell’intero gas fino a livelli quasi record, i Paesi europei hanno avuto più successo del previsto nel trovare fonti alternative di approvvigionamento, con gli Stati Uniti e il Qatar che hanno contribuito a riempire lo stoccaggio nel continente.

Tuttavia, se da una parte è evidente quanto la Russia abbia perso in termini di entrate dalla rivoluzione energetica che l’ha colpita, dall’altra si è aperta nuove strade di commercio (in primis verso la Cina).

Inoltre, l’Europa resta vulnerabile in ambito energetico fino a quando è dipendente da altri Stati per gas e petrolio (e la Russia non è sparita del tutto tra i suoi fornitori).

Secondo i dati del think tank Bruegel, a marzo 2024 l’Ue ha importato 2,150 milioni di metri cubi di Gnl dalla Russia, con questa nota: “Mentre nell’estate 2021 il gas naturale importato dalla Russia tramite gasdotti ha iniziato a diminuire, i volumi di GNL russo che raggiungono i terminali GNL europei sono rimasti, fino a oggi, inalterati”.

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