Elezioni anticipate? Ecco quanto ci costerebbe tornare a votare

Alessandro Cipolla

04/02/2021

Dopo le dimissioni di Giuseppe Conte, l’apertura della crisi di governo e il mandato a Mario Draghi, quello delle elezioni anticipate appare essere sempre una opzione sul tavolo: ecco quanto costerebbe agli italiani tornare a breve alle urne.

Elezioni anticipate? Ecco quanto ci costerebbe tornare a votare

Quanto potrebbero costare agli italiani le elezioni anticipate? Dopo le dimissioni di Giuseppe Conte, se dovesse fallire anche il mandato a Mario Draghi a quel punto le urne sarebbero inevitabili.

Nel suo intervento, il Presidente Sergio Mattarella ha elencato tutti i fattori negativi di andare a votare in un momento come questo, con l’Italia nella doppia morsa della pandemia e della crisi economica, senza contare le imminenti scadenze come quella del Recovery Plan.

Se però non dovesse palesarsi una maggioranza parlamentare pronta a sostenere un suo governo, a quel punto Mario Draghi sarebbe costretto ad alzare bandiera bianca e con lui anche il Colle, con le elezioni anticipate che a quel punto sarebbero inevitabili.

Nei prossimi mesi si voterà per le regionali in Calabria l’11 aprile e tra la fine di maggio e l’inizio di giugno per le amministrative, con le politiche che eventualmente potrebbero essere accorpate alle comunali.

I costi delle elezioni politiche in Italia

La macchina organizzativa delle elezioni politiche è molto complessa e, di conseguenza, ha dei costi che non sono trascurabili. Tante infatti sono le voci di spesa che riguardano ben quattro ministeri.

Al momento ancora non sono stati forniti nel dettaglio i costi del voto del 4 marzo 2018, ma possiamo farci un’idea su quanto siano costate le scorse politiche guardando quanto è stato speso per le elezioni nel 2013.

Otto anni fa il costo totale è stato stimato in 389 milioni. Le uscite hanno interessato il Ministero dell’Economia, quello di Giustizia, degli Esteri e dell’Interno, con il Viminale che logicamente è stato il dicastero che ha necessitato di maggiori fondi.

  • Ministero dell’Economia - 38 milioni
  • Ministero Giustizia - 14 milioni
  • Ministero degli Esteri - 33 milioni
  • Ministero dell’Interno - 315 milioni

Viste le grandi spese sostenute, vediamo nel dettaglio come il Viminale nel 2013 ha suddiviso le sue uscite per permettere il regolare svolgimento delle elezioni politiche.

  • Dipartimento Affari Interni e Territoriali - 237 milioni
  • Dipartimento Politiche Personali - 5 milioni
  • Dipartimento Pubblica Sicurezza - 73 milioni

In sostanza oltre ai costi sostenuti per il personale e le Forze dell’Ordine (21.154 poliziotti, 21.154 carabinieri, 11.526 finanzieri, 3.268 forestali, 300 poliziotti penitenziari, 3.638 vigili urbani e 585 poliziotti provinciali), il grosso è stato spesso nei territori e allora vediamo anche come sono stati ripartiti questi soldi.

  • Seggi elettorali - 223 milioni
  • Facilitazioni di viaggio - 9,8 milioni
  • Informatica e telecomunicazione - 2,1 milioni
  • Personale e logistica - 1,9 milioni

Per ogni sezione si è stimato in pratica un costo nel suo complesso di 6.135 euro. Nel 2013 la legge elettorale prevedeva 61.597 sezioni mentre nel 2018, con il Rosatellum, il numero è sceso leggermente a 61.552 con una ulteriore diminuzione poi a seguito del referendum.

I costi quindi del voto del 2018 dovrebbero essere rimasti sostanzialmente identici, visto che come cinque anni prima c’è stato anche il doppio voto in Lombardia e nel Lazio per le regionali.

Ipotizzando però alcuni rincari per i rimborsi di viaggio, per i trasporti e per il personale, possiamo dire che un’elezione politica in Italia adesso che siamo nel 2021 abbia dei costi stimabili in 400 milioni.

Iscriviti a Money.it