M5s fuori dal governo? Perché è un piano che Conte non può attuare

Alessandro Cipolla

31/03/2022

I giornali parlano di un Giuseppe Conte pronto a portare il Movimento 5 stelle fuori dal governo a inizio autunno, per poi fare campagna elettorale tra le fila dell’opposizione: un piano però che appare improbabile viste le resistenze interne e il rischio di incrinare i rapporti con il Pd.

M5s fuori dal governo? Perché è un piano che Conte non può attuare

Il Movimento 5 stelle fuori dal governo a settembre? Un retroscena questo raccontato da La Repubblica ma che appare destinato a restare tale, visto che una mossa del genere potrebbe rappresentare una sorta di tsunami per i pentastellati.

Il fatto che ha scatenato le dietrologie è stato il duro faccia a faccia tra Mario Draghi e Giuseppe Conte, con l’attuale Presidente del consiglio e il suo predecessore che hanno cercato un punto di incontro in merito alla spinosa questione dell’aumento della spesa militare fino al 2% del Pil.

Alla fine la mediazione c’è stata: il Movimento 5 stelle voterà la fiducia al decreto Ucraina anche al Senato, ma la spesa arriverà a toccare il 2% del Pil non più entro il 2024 ma entro il 2028.

Rientrato di conseguenza il rischio di una crisi di governo, anche se la dura discussione tra Conte e Draghi potrebbe avere degli strascichi futuri, con i pentastellati pronti a sfilarsi dalla maggioranza in autunno per poi puntare tutto su una campagna elettorale giocata tra le fila dell’opposizione.

Governo: cosa farà il Movimento 5 stelle?

Il “piano” illustrato da La Repubblica in fondo avrebbe un senso: come Giuseppe Conte ha battuto i pugni sul tavolo per la questione delle spese militari, il Movimento 5 stelle avrebbe compiuto un balzo nelle intenzioni di voto stando agli ultimi sondaggi.

In vista delle elezioni che si terranno nella primavera del prossimo anno, una fuoriuscita dal governo a settembre potrebbe permettere al Movimento 5 stelle di posizionarsi nella bambagia dell’opposizione dove, da più di un anno, è comodamente appollaiata solo Giorgia Meloni che, non a caso, negli ultimi mesi stando ai sondaggi avrebbe vampirizzato il suo alleato/rivale Matteo Salvini.

Seguendo lo stesso principio uno strappo nei mesi scorsi è stato accostato anche alla Lega, con l’ala governista del Carroccio guidata dai presidenti di Regione e da Giancarlo Giorgetti che alla fine avrebbe avuto la meglio.

Qualcosa di simile potrebbe andare in scena anche nel Movimento 5 stelle: se Giuseppe Conte volesse veramente rompere con Mario Draghi, a quel punto dovrebbe fare i conti con i lealisti capeggiati da Luigi Di Maio.

Non è un caso che il ministro di recente è stato coccolato da quei moderati, stampa dell’area compresa, che fino a qualche tempo fa lo hanno attaccato duramente. Adesso invece Di Maio viene visto come l’unico argine a Conte all’interno dei pentastellati.

Il rischio maggiore per Giuseppe Conte sarebbe però quello di mandare in frantumi l’alleanza con il Partito democratico, che in molte città sarà confermata anche nella tornata 2022 delle elezioni amministrative.

Visto che il 32% ottenuto dal Movimento alle elezioni del 2018 appare essere ormai un autentico miraggio, con i 5 stelle che di recente si stanno guardando le spalle per cercare di mantenere la doppia cifra, una corsa in solitaria nel 2023 sarebbe assai rischiosa a meno che una riforma delle legge elettorale non cambi le carte in tavola.

Così come le voci di uno strappo della Lega non si sono mai avverate, appare plausibile che lo stesso possa accadere con quelle riguardanti il Movimento 5 stelle: l’unica cosa certa è che, più ci avvicineremo alle elezioni, più cresceranno le fibrillazioni tra i partiti.

Se queste sono le premesse, per Mario Draghi non sarà di certo una passeggiata il rimanente anno che gli rimane da passare a Palazzo Chigi.

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