Mercati: Borsa Italiana non cresce solo per effetto Conte-bis

Alessio Trappolini

5 Settembre 2019 - 17:33

Una lucida analisi intermarket può aiutare trader ed investitori ad orientarsi con efficacia in quest’ultima frazione di anno, evitando di vanificare le performance positive messe a segno nella prima parte di anno. Matteo Paganini di Pepperstone ci aiuta a capire meglio la delicata fase dei mercati

Mercati: Borsa Italiana non cresce solo per effetto Conte-bis

Come orientarsi sui mercati finanziari in questo periodo dell’anno?

Il quarto ed ultimo trimestre del 2019 è alle porte e per non rischiare di vanificare le performance positive messe a segno nella prima parte di anno è opportuno procedere con un’attenta analisi intermarket che sappia ponderare tutte le variabili che potrebbero entrare in gioco in questa fase.

Ci abbiamo provato insieme a Matteo Paganini, Managing director per l’Italia di Pepperstone.

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Partiamo dall’Italia. La formazione di un nuovo governo ha calmato i mercati: può durare a lungo?

È vero il sentiment dei mercati sull’Italia sembra migliorato. L’accordo raggiunto per un nuovo governo ha avuto un impatto molto forte sui rendimenti obbligazionari e nel breve anche l’azionario sembra aver gradito. Attenzione però perché l’Italia sta beneficiando anche di un altro fattore, esterno al Paese. La notizia circolata questa mattina secondo cui il Presidente Usa Donald Trump e il vice premier cinese avrebbero ripreso i colloqui e nella prima settimana di ottobre due delegazioni di Usa e Cina dovrebbero incontrarsi per limare le ostilità sui dazi. Questo a mio modo di vedere può essere un driver di più lungo periodo per le Borse.

Quindi minori tensioni non sono dovuto solo a fattori endogeni ma anche esterni all’Italia?

Esattamente. Alla questione dazi di cui ho parlato prima aggiungo anche le aspettative del mercato sul prossimo intervento della BCE (giovedì prossimo, ndr). Gli effetti più significativi si vedono su tutti i rendimenti delle obbligazioni europee, non solo sul BTP, benché lo yield di quest’ultimo dia passato dal 2 allo 0,9% in pochissimo tempo. L’elemento che stiamo monitorando con maggior attenzione è la possibile azione della BCE sul tasso di deposito che oggi è negativo al -0,4% ma potrebbe essere ridotto ulteriormente per permettere all’Eurotower di ampliare il set di titoli di Stato riacquistabili.

Possibili impatti sull’euro e sui cambi legati alla moneta unica?

Al momento le sorti del cambio euro dollaro appaiono legate più a quello che succede negli Stati Uniti che alla BCE. Dal punto di vista europeo, infatti, se la BCE dovesse implementare le misure che il mercato in qualche modo già sta iniziando a scontare, nel brevissimo termine potrebbe anche verificarsi il tradizionale Buy on rumors and sell on the news. Noi però siamo interessati più ai movimenti di lungo termine; per questo adesso è più importante a quello che accade dall’altro lato dell’oceano. Oggi i Fed Funds scontano una probabilità pari al 99% un taglio dei tasi nella riunione del 18 settembre mentre fra ottobre e dicembre potrebbe verificarsi un altro taglio. Questi elementi potrebbero agire sul dollaro e portare a prese di profitto. Se a ciò aggiungiamo la possibilità che ad ottobre vi siano schiarite sul fronte dazi il dollaro, che fino ad ora è stato acquistato, potrebbe perdere valore.

Tradotto operativamente quali livelli conviene monitorare?

Da qui a fine anno è difficile andare a prendere posizioni per periodi molto lunghi però in linea di massima lo scenario base è quello di recupero da parte dell’euro verso 1,1250 1,1350. Se tutto quello di cui sopra non si dovesse invece verificare non escludo scivoloni dovuti alla debolezza della moneta unica, con ritorni sotto i minimi 1,09. In questo caso entrerebbero in gioco i minimi a 1,0850-1,0750.
Sulla sterlina il quadro è più complicato perché dopo tutto quello che è successo in queste settimane bisogna vedere cosa accadrà alla Camera dei Lord. L’opzione voto anticipato sembrerebbe la più lontana. In caso di un No deal la divisa di Sua Maestà può andare a soffrire ulteriormente sia contro euro che contro dollaro. Nel caos in cui l’ipotesi No deal venga accantonata vedo importanti movimenti: il mercato ha voglia di comprare sterline se la situazione Oltremanica dovesse calmierarsi, per due motivi: Brexit senza no deal porterebbe sofferenze all’economia nel breve ma nel lungo potrebbe fare bene; secondo perché è stata venduta talmente nel passato che ora sono necessarie prese di beneficio. Sul cambio euro contro sterlina in questo caso si potrebbero avere salite fino a 0,95 ma non vedo estensioni importanti oltre 0,8350-0,85.

Come reagire l’oro in questo valzer?

Da metà 2018 fino a qualche mese fa l’oro si è sempre comportato come fosse una coppia valutaria con il dollaro. Adesso invece si sono slegate totalmente queste correlazioni quindi è più difficile inquadrarlo da questo punto di vista. L’oro è stato comprato sui timori di una guerra commerciale. Gli investitori lo hanno acquistato per coprirsi dai rischi, ma adesso se dovessero arrivare notizie confortanti su questo fronte e le Borse dovessero riprendere a salire l’oro potrebbe esser messo da parte, anche se il dollaro si dovesse rafforzare. Attualmente quindi l’oro è un asset solo da inquadrare a livello correlativo rispetto alle fasi di risk-on risk-off delle Borse.

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