Stalking reato autonomo dall’omicidio: decisione storica dei giudici

Isabella Policarpio

12 Settembre 2019 - 10:58

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Lo stalking non è assorbito nel reato di omicidio; così ha stabilito la Corte d’Assise di Roma sull’assassinio di Sara Di Pietrantonio. Una decisione storica che cambia la determinazione della pena.

Stalking reato autonomo dall’omicidio: decisione storica dei giudici

Lo stalking deve considerasi un reato autonomo, non integrato nella fattispecie più grave di omicidio. Questa è la decisione presa dalla Corte d’Assise di Roma, competente a giudicare sull’omicidio di Sara Di Pietrantonio, vittima di Vincenzo Paduano, che, dopo essere stato lasciato, aveva prima perseguitato la ragazza e poi l’aveva uccisa dando fuoco alla sua automobile.

L’espediente tecnico della separazione del reato di stalking da quello di omicidio, porta la pena da 30 anni di reclusione all’ergastolo. Insomma, per tutte le vittime di stalking e di femminicidio, e per le loro famiglie, si tratta di una sentenza di grande valore, che riconosce l’autonomia di questa condotta, non più integrata in quella di omicidio.

In altre parole, i giudici della Corte d’Assise hanno accresciuto il disvalore penale degli atti persecutori. Dal processo emerge una condanna per due reati distinti: l’omicido pluriaggravato e lo stalking. Di seguito tutti i dettagli della decisione.

Lo stalking è autonomo dall’omicidio: così la pena aumenta da 30 anni all’ergastolo

Storica decisione dei giudici della Corte d’Assise di Roma: il reato di stalking non deve considerarsi assorbito nella più grave condotta di omicidio. Grazie a questo espediente tecnico, va a cambiare il criterio per la determinazione della pena, che in questo modo passa da 30 anni di reclusione all’ergastolo. Insomma più garanzie per le vittime delle persecuzioni e per le loro famiglie.

La Corte d’Assise di Roma ha preso questa decisione in merito al cruento omicidio di Sara Di Pietrantonio, la giovane ragazza strangolata dall’ex ragazzo, che poi aveva dato fuoco alla sua automobile nel tentativo di camuffare l’omicidio con un incidente.

Prima di compiere il folle gesto, Vincenzo aveva attuato un vero e proprio progetto persecutorio nei confronti della ragazza, “colpevole” di aver intrapreso una nuova relazione. Inseguimenti, chiamate e messaggi ossessivi, che poi sarebbero sfociati nell’assassinio.

Adesso che la Corte ha riconosciuto l’autonomia dello stalking rispetto all’omicidio, le vittime potranno avere maggiore giustizia: ogni volta che i due reati saranno in concorso, la pena ne risulterà più elevata rispetto alla precedente previsione.

Insomma, si tratta di una decisione tecnica che ha un forte valore sul piano sociale e aumenta la gravità dello stalking, condotta introdotta nell’ordinamento penale italiano con il decreto legislativo n°11 del 2009, poi convertito in legge n°38/2009.

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