Demansionare significa adibire il lavoratore a mansioni inferiori rispetto alla sua competenza ed esperienza. Si tratta di una pratica vietata, salvo alcune eccezioni. Qui i dettagli.
Il demansionamento consiste nell’assegnazione del dipendente a mansioni inferiori rispetto a quelle per cui è stato assunto. Si tratta di un comportamento vietato, in quanto lede la dignità e diminuisce la capacità professionale del lavoratore, creando un danno sia economico che morale.
Questo non significa che dopo l’assunzione non possa esserci un mutamento delle mansioni: queste sono consentite, ma solo se migliorative.
In caso di demansionamento quindi il lavoratore può adire l’autorità giudiziaria e chiedere il reintegro nelle mansioni precedenti, provando la condotta illecita del datore di lavoro.
Anche se di regola il demansionamento è vietato, la legge prevede delle eccezioni, per esempio quando demansionare è l’unico modo per evitare la perdita di lavoro oppure quando una lavoratrice incinta viene spostata a mansioni inferiori per tutelare la gravidanza in caso di lavori a rischio.
Cerchiamo di ricostruire la disciplina del demansionamento, le ipotesi in cui è consentito e cosa può fare il dipendente per tutelarsi dal demansionamento illegittimo.
DEMANSIONAMENTO, COS’È,COME DIFENDERSI, QUANDO È CONSENTITO
Cos’è il demansionamento?
Con il termine demansionamento si intende l’assegnazione al lavoratore di mansioni inferiori rispetto a quelle indicate al momento dell’assunzione, ma anche la sottrazione delle mansioni precedentemente esercitate.
Questo processo è conosciuto anche con il termine di “mobilità verso il basso” ed è regolamentato dall’articolo 2103 del Codice Civile. Il demansionamento alcune volte è legittimo mentre altre no come ad esempio quando è legato al mobbing.
In linea generale, salvo particolari eccezioni che vedremo meglio di seguito, il datore di lavoro può assegnare delle nuove mansioni al lavoratore ma solo se queste sono considerate “pari” o “equipollenti” al suo attuale inquadramento contrattuale. Qualora il dipendente si trovi a svolgere illegittimamente delle mansioni inferiori può richiedere un risarcimento danni subiti per la propria professionalità ed immagine.
Ma è possibile anche che questo anziché svolgere delle mansioni inferiori ne svolga alcune considerate superiori; in questo caso il lavoratore ha diritto ad una retribuzione migliore, in corrispondenza dell’attività svolta.
Demansionamento: quando è legittimo?
In base al decreto legislativo n°81/2015 attuativo del Jobs Act, il demansionamento deve rispettare determinati limiti:
- il lavoratore non potrà scendere sotto il suo specifico livello di inquadramento;
- il lavoratore non potrà subire modifiche alla retribuzione percepita.
Ci sono però delle eccezioni.
Ad esempio, i Contratti Collettivi Nazionali e la contrattazione di secondo livello potranno sempre modificare il demansionamento praticato in specifici settori professionali o in specifiche aziende, prevedendo anche possibilità di demansionamento non esplicitamente previste dal decreto.
In questo caso è opportuno ricordare che rimane aperta anche la possibilità di un demansionamento che abbia tra i propri effetti anche una revisione al ribasso delle retribuzioni dei lavoratori.
Il decreto attuativo inoltre assegna maggiore spazio e valore ai patti “certificati” per la modifica delle mansioni. Si tratta di quei patti sottoscritti in specifiche sedi giuslavoristiche come le direzioni territoriali del lavoro (fino alla loro, prossima, soppressione) e i sindacati dove datori di lavoro e lavoratori potranno accordarsi sull’eventuale modifica delle mansioni per vari generi di motivi:
- mantenimento dell’occupazione: si tratta dei casi di demansionamento che vengono messi in atto per mantenere l’occupazione e evitare il licenziamento dei dipendenti;
- acquisizione di nuove professionalità;
- conciliazione tra vita e lavoro;
- ragioni di salute: si tratta di un caso di demansionamento già previsto dalla normativa, ad esempio nei casi di malattia grave.
Quindi, il demansionamento è legittimo anche nel caso in cui il lavoratore e il suo datore di lavoro abbiano stipulato un accordo presso una sede di conciliazione o tramite una certificazione degli accordi individuale di modifica delle mansioni. In tal caso, il lavoratore può essere assegnato anche a mansioni del livello di inquadramento inferiore, ma solo qualora l’intesa raggiunta sia finalizzata al miglioramento delle condizioni di vita del lavoratore, ad acquisire una diversa professionalità oppure a conservare la sua attuale occupazione.
Altre eccezioni: gravidanza e inidoneità fisica alle mansioni
La legge prevede anche altre due ipotesi eccezionali in cui il demansionamento è consentito: sono l’inidoneità fisica sopravvenuta del dipendente e la gravidanza della lavoratrice.
La prima circostanza si ha quando il dipendente assunto diventi inidoneo fisicamente o psicologicamente a svolgere le mansione per cui era stato assunto. In questo caso, per salvare il posto di lavoro e sempre se è possibile, il dipendente può essere demansionato legittimamente.
Stessa cosa vale per la lavoratrice in gravidanza nel caso in cui le mansioni originarie siano pericolose per il bambino; potrà essere spostata a mansioni più sicure, anche se inferiori, senza incorrere nel demansionamento e poi essere reintegrata nella posizione originaria dopo il parto. Qui quali sono i lavori a rischio per la gravidanza e come chiedere la maternità anticipata.
Demansionamento, cosa fare e a chi rivolgersi
Il dipendente ingiustamente demansionato ha diritto ad ottenere il reintegro immediato alle mansioni precedenti. Prima cosa da fare è scrivere una lettera all’azienda e tentare la risoluzione bonaria della questione.
Se la richiesta non viene accolta bisognerà adire le vie legali e rivolgersi al giudice del lavoro. Sarà il giudice a valutare se il demansionamento è illegittimo o se rientra nelle eccezioni di cui abbiamo parlato di sopra.
Quando il dimensionamento è ingiustificato, l’azienda sarà condannata a ristabilire le mansioni precedenti.
Risarcimento danni per demansionamento e altre tutele
Se il giudice riconosce che il demansionamento è illegittimo, oltre a ripristinare la situazione quo ante, potrà condannare il datore di lavoro a risarcire i danni al lavoratore. Leggi anche Risarcimento per demansionamento: quando spetta e come si calcola
Infatti dal demansionamento deriva sia un danno economicamente calcolabile, come la perdita di professionalità, sia un danno di tipo morale per la lesione della dignità e delle aspettative del dipendente.
Anche qui, è onere del dipendente fornire gli elementi di prova al giudice per calcolare l’ammontare dei danni.
© RIPRODUZIONE RISERVATA