Cinque segreti per evitare la crisi d’impresa: i consigli per impedire il fallimento della propria azienda

Giacomo Andreoli

7 Aprile 2023 - 11:45

Cresce la fiducia delle imprese in Italia, ma con l’inflazione ancora così alta, e visti i rincari dei finanziamenti e delle bollette, molte aziende rischiano ancora la chiusura: come evitarla?

Cinque segreti per evitare la crisi d’impresa: i consigli per impedire il fallimento della propria azienda

Negli ultimi mesi la fiducia delle imprese italiane è tornata a salire. Secondo l’ultima indagine condotta da Banca d’Italia tra il 24 febbraio e il 17 marzo, nel primo trimestre del 2023 i giudizi di peggioramento della situazione economica sono meno diffusi rispetto ai tre mesi precedenti.

Tuttavia con l’inflazione che rimane ancora molto alta, assieme alle bollette e prezzi dei beni primari che non scendono, così come finanziamenti e mutui, la crisi d’impresa rimane uno scenario possibile per molte aziende in Italia. Proprio per evitarle, facendo emergere in tempo i problemi delle società, è arrivato il nuovo Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza, entrato in vigore lo scorso luglio.

Il nuovo Codice basta per scongiurare la crisi? Quali possono essere dei consigli efficaci per evitare i fallimenti? Lo abbiamo chiesto alla commercialista e divulgatrice social di temi fiscali Giorgia Salardi.

Come mantenere solido il proprio business

Le crisi d’impresa nell’ultimo anno, tra inflazione e crisi energetica, dopo la crisi del Covid, sono state molte. I business, in una situazione economica ancora incerta, come possono restare solidi?

Sicuramente è impossibile prevedere il futuro - spiega Salardi - ma esistono elementi comuni a molte aziende longeve: una visione che rimane valida nel tempo e fedele a se stessa, l’abilità di adattarsi rapidamente ai mercati che evolvono in fretta e la fermezza nella gestione aziendale quotidiana”.

Chi oggi fa impresa - aggiunge - ha la necessità di immettere in commercio un buon prodotto o servizio adattandosi rapidamente alle esigenze del mercato, puntare sull’innovazione tecnologica, gestire in modo sapiente le risorse umane, ma in primis cercare di monitorare e pianificare il proprio business”.

In altri termini per avere una azienda solida è necessario che ci sia “un’attenta analisi dei costi e ricavi, monitoraggio della situazione finanziaria, controllo di gestione per permettere al management aziendale di intervenire in tempi rapidi, adattandosi ad un mercato globalizzato, che come abbiamo visto porta velocemente nelle nostre aziende problemi e situazioni oltre confine”.

Ma come misurare numericamente la solidità aziendale? “Un indice molto utilizzato - ci dice la commercialista - è il Dscr (Debt service coverage ratio) la cui formula è data dal cash flow (il flusso di cassa prodotto dalla gestione caratteristica al netto del flusso relativo alle imposte) diviso il flusso finanziario a servizio del debito (interessi e quote capitale); quanto più questo indice supera l’uno tanto più è solida l’impresa. Ovviamente in caso contrario, cioè di Dscr inferiore ad 1, la tensione finanziaria emerge e vanno presi correttivi”.

Cosa prevede il nuovo Codice della crisi d’impresa

Con il Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza, entrato in vigore il 15 luglio 2022, chiarisce la commercialista, “il Legislatore cerca di prevedere l’emersione anticipata di una situazione di squilibrio finanziario, in termini di inadeguatezza dei flussi di cassa prospettici a far fronte alle obbligazioni di pagamento nei successivi 12 mesi”.

L’obiettivo della riforma è legato ad un nuovo approccio anche in termini culturali: si passa da una visione punitiva della crisi aziendale prevista nella legge fallimentare, ad una prospettica di prevenzione e risoluzione previste dal Codice della crisi. Sono state infatti introdotte molteplici procedure, come la composizione negoziata della crisi d’impresa, al fine di privilegiare soluzioni che permettano la continuità diretta oppure indiretta dell’attività d’impresa.

Non sempre però - sottolinea Salardi - si riuscirà ad arrivare a queste soluzioni e in via residuale rimarrà la ’liquidazione giudiziale’: viene infatti eliminato il termine fallimento, che chiaramente comportava una percezione anche in termini lessicali punitiva”.

In ogni caso il Codice della crisi impone un’attenzione fondamentale all’organizzazione amministrativa dell’azienda: richiede l’istituzione di un adeguato assetto organizzativo, amministrativo e contabile al fine di rilevare tempestivamente una situazione di probabile crisi e quindi la conseguente assunzione di idonee iniziative.

Crisi aziendale, quali sono gli indicatori d’allarme

Quali solo, allora, gli indicatori d’allarme di una crisi d’impresa? L’art. 3 del Codice della crisi li individua in modo puntuale. Si tratta di:

  • Debiti verso dipendenti per retribuzioni scadute da almeno 30 giorni per un importo pari alla metà delle retribuzioni complessive;
  • Debiti verso fornitori scaduti da almeno 90 giorni, di ammontare superiore a quello dei debiti non scaduti;
  • Debiti nei confronti delle banche scaduti da più di 60 giorni o che abbiano superato da più di 60 giorni il limite degli affidamenti purché rappresentino almeno il 5% del totale delle esposizioni.
  • Debiti verso l’Inps con un ritardo superiore a 90 giorni per debiti superiori al 30% dei contributi dovuti nell’anno precedente, se presenti lavoratori dipendenti e per l’importo di 5mila euro se l’azienda non ha dipendenti;
  • Debiti verso l’Inail per un debito scaduto da oltre 90 giorni e superiore a 5mila euro;
  • Debiti verso l’Agenzia delle Entrate per un debito scaduto relativo ad Iva superiore a euro 5mila euro e nei confronti di Agenzia della Riscossione per debiti scaduti oltre 90 giorni superiori a 100mila euro per le imprese individuali, 200mila per le società di persone e 500mila per le altre società.

I cinque consigli per impedire il fallimento della propria azienda

Sono cinque, quindi, i consigli di Salardi per provare a evitare la crisi d’impresa. Il primo è “dotarsi di un buon sistema amministrativo e contabile. Per la divulgatrice social si tratta della “vera base di partenza, perché senza una buona gestione contabile è impossibile avere le informazioni e gli strumenti necessari alla prevenzione della crisi: l’inadeguatezza del sistema amministrativo contabile può quindi mettere in rischio il business della propria impresa ed anche esporre gli amministratori a responsabilità significative”.

Da questo - aggiunge come secondo consiglio - è possibile, tramite l’aiuto di professionisti, l’elaborazione di situazioni periodiche con relativa analisi reddituale e finanziaria, attraverso lo studio e la comparazione sistematica degli indici di bilancio. Il professionista potrà così aiutare il management nell’individuazione delle opzioni strategiche volte a mantenere l’equilibrio patrimoniale e finanziario dell’impresa ponendosi al contempo l’obiettivo di aumentare la redditività”.

E ancora, Salardi consiglia di considerare che si possono predisporre:

  • Budget di cassa di breve periodo;
  • Business plan con orizzonti medio-lunghi;
  • Report periodici sullo stato complessivo dei crediti e debiti.

Questi cinque consigli possono essere preziosi per ottenere tutte le informazioni necessarie alla prevenzione e possibilmente alla risoluzione dell’eventuale crisi.

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