Scacchi: distrugge il campione del mondo e lo fa ritirare. Hans Niemann è un fenomeno o un baro?

Dimitri Stagnitto

16/09/2022

Hans Niemann, 19 anni, batte il campione del mondo Magnus Carlsen che si ritira dal torneo. Ne esce un terremoto che potrebbe distruggere il gioco degli scacchi

Scacchi: distrugge il campione del mondo e lo fa ritirare. Hans Niemann è un fenomeno o un baro?

Anche nel grigio e compassato mondo degli scacchi, ogni tanto, esplode il caso che esce oltre i confini delle federazioni e degli appassionati. Negli ultimi anni si è parlato di scacchi soprattutto per il loro ruolo, insieme al gioco Go, come terreno di frontiera per lo sviluppo dell’intelligenza artificiale.

Gli scacchi, infatti, sono lo sport in cui le «macchine» sono da tempo diventate superiori agli umani tanto da essere ingiocabili per questi ultimi, portando ormai il limite del gioco verso scontri ad altissimi livelli in sfide di «AI vs AI». A colpi di mosse con logiche incomprensibili per noi umani, ogni nuova generazione di software trova nuove strategie e combinazioni per vincere, allenandosi giocando contro sé stessa innumerevoli volte e affinando così il proprio di livello di «comprensione» del gioco.

Proprio in questo scenario è andato in scena lo scandalo del momento: gli scacchi sono letteralmente dominati da quasi un decennio da Magnus Carlsen, campione del mondo dal 2013 talmente forte rispetto ai suoi avversari da aver rinunciato a difendere il titolo mondiale il prossimo anno per «mancanza di motivazione».

Lo scorso 4 settembre Carlsen si è trovato a giocare il terzo turno della Sinquefield Cup, negli Stati Uniti, contro Hans Niemann, un giovane scacchista emergente di 19 anni, americano della west coast, già piuttosto chiacchierato nel circuito per via di alcuni ban ricevuti in passato su piattaforme di scacchi online per cheating e per l’esplosione del suo punteggio ELO (la misura puntuale della forza di un giocatore negli scacchi) nel corso degli ultimi 2 anni. Una progressione del punteggio giudicata «innaturale» e «sospetta» da molti GM (Grandi Maestri, i giocatori più forti con punteggio ELO certificato superiore a 2.500 punti).

In partita, Niemann batte Carlsen (che è comunque protagonista di una prestazione inferiore al suo livello) il quale si alza dal tavolo visibilmente stizzito, se ne va e la sera lancia su twitter un messaggio in cui annuncia il ritiro dal torneo con un video di Mourinho che inveisce alla sua maniera contro gli arbirtri dicendo in sostanza «non parlo perché se dovessi dire ciò che penso passerei dei guai».

Reazione immediata di tutti: Carlsen sta accusando Niemann di cheating, cioè di aver barato.

Il cheating negli scacchi
Proprio quello del cheating è un tema centrale da trattare non tanto per il caso specifico quanto per il fatto che, negli scacchi, esiste la possibilità concreta e certa di poter battere chiunque pur di avere accesso a un computer che suggerisca le mosse. Non si tratta di possibilità di miglioramento della prestazione, ciò che il «doping» scacchistico offre è la garanzia di poter vincere tutte le partite contro qualsiasi avversario umano.

L’avvento dei software scacchistici ha già cambiato profondamente il mondo degli scacchi. Quando vedete una partita live i commentatori sono subito in grado di sapere se la mossa appena giocata è buona o no, pur essendo solitamente più scarsi del giocatore che stanno commentando e quindi teoricamente non in grado di dare un giudizio obiettivo sulla mossa, tantomeno istantaneamente. Invece, possono, dato che le partite sono passate «a motore» in tempo reale e il ventaglio delle mosse buone è calcolato in pochi secondi da un motore scacchistico di media potenza.

Gli stessi giocatori hanno dovuto cambiare il loro modo di allenarsi e prepararsi: lo studio «al motore» delle linee di gioco è ormai la norma e, a grandissimi livelli, il gioco è essenzialmente quello di portare l’avversario verso una linea studiata al motore in cui si sarà in grado di seguire una sequenza vincente, validata dal motore e imparata a memoria, che consentirà di ottenere un vantaggio considerevole se non direttamente la vittoria.

È chiaro come l’informatica abbia già snaturato questo gioco in modo profondo, portando la componente mnemonica a prevalere su altri elementi più umani come l’estro e la creatività, delegando una buona quota di calcolo al computer.

L’uso di un motore scacchistico durante una partita di torneo è comunque ovviamente vietato, pertanto, tornando al caso Niemann-Carlsen, la domanda che tutti si sono fatti è: se Niemann ha barato come ha fatto?

La questione ha suscitato un certo hype con persino Elon Musk che ha retwittato l’insinuazione che il giovane giocatore avesse un vibratore-trasmittente nel deretano che gli segnalasse le mosse corrette in codice morse. Il tweet è stato rimosso dopo poco ma nel frattempo è diventato ovviamente virale.

Tweet di Musk su Niemann Tweet di Musk su Niemann «il talento raggiunge obiettivi che nessuno può raggiungere, il genio obiettivi che nessuno vede (perché sono nel tuo c**o)»

Il solo suggeritore morse non sarebbe peraltro sufficiente in quanto è necessario passare alla macchina anche le mosse dell’avversario perché questa possa rispondere e se Niemann avesse queste capacità intestinali meriterebbe certamente una qualche forma di primato mondiale.

Battute a parte, da ormai 2 settimane si fa polemica sulla faccenda e sul presunto cheating di Niemann, nel frattempo il torneo è finito (non vinto da Niemann che ha abbassato il suo livello di gioco nelle partite seguenti e ha chiuso nella seconda parte del tabellone, la pressione delle polemiche è però una buona giustificazione) e l’intero mondo degli scacchi vive un momento che se da un lato è avvincente, con il mondo intero che parla di questo piccolo regno di nerd, dall’altro pone in forte pericolo la credibilità del gioco in sè che, a livelli non amatoriali, potrebbe diventare il primo sport giocato solo da macchine.

Scenario troppo estremo? Proprio il tweet di Musk offre l’assist per una teoria di cui poco si è parlato: e se Niemann avesse un chip di calcolo o di trasmissione impiantato nel cervello? Del resto proprio Musk è l’imprenditore dietro Neuralink, azienda che si pone proprio l’obiettivo di creare questa interfaccia uomo macchina diretta, una vera e propria fusione da cyborg. Purtroppo stiamo parlando di un tema tutt’altro che fantascientifico per quanto sia davvero improbabile che oggi questa tecnologia sia abbastanza matura per essere lo scheletro nell’armadio, o l’asso nell’amigdala, di Hans Niemann.

Ovviamente rimane apertissima (e da molti sostenuta) anche l’ipotesi più sana e affascinante: Niemann è un giocatore con picchi di genialità ma discontinuo che alterna prestazioni «da computer» a errori umanissimi che lo pongono un gradino sotto il livello dei top GM. Un diamante grezzo che, data la giovane età, può quindi affinarsi e pensare davvero di competere per essere il giocatore che porrà fine all’era Carlsen nel gioco degli scacchi.

Per noi era importante, al di là della passione per il gioco, raccontare come l’universo dell’intelligenza umana e artificiale inizino a incontrarsi e a scontrarsi e di come questo possa avere conseguenze immani del nostro mondo a livello non solo pratico ma in ultima analisi anche di modelli di lettura del mondo e significati. Il mondo degli scacchi è una piccola finestra su un futuro imminente a cui è bene rimanere affacciati osservando con attenzione: ciò che c’è da vedere merita ampie e profonde riflessioni da parte di ciascuno di noi.

Bonus finale: il meglio delle polemiche e delle teorie sul caso Niemann su YouTube oltre a una chicca finale con Niemann che quasi perde i sensi dopo una partita live contro Nakamura, dando un certo credito alle particolari teorie esposte da Scacchi e giochi strategici nel quinto video. Buona visione e non fate mancare i pop corn!

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