Perché le elezioni in Taiwan del 13 gennaio sono così importanti (anche per noi)

Giorgia Bonamoneta

9 Gennaio 2024 - 09:05

Le elezioni in Taiwan rappresentano una possibile svolta nello stato di tensione tra Cina e Stati Uniti. Cosa potrebbe accadere e perché interessa tutti?

Perché le elezioni in Taiwan del 13 gennaio sono così importanti (anche per noi)

Le prossime elezioni in Taiwan potrebbero avere importanti conseguenze per tutti, in particolare per gli Stati Uniti. Neanche l’Italia è fuori dai giochi degli interessi delle elezioni sull’isola che si affaccia alla Cina continentale. La “questione di Taiwan” è quindi di fondamentale importanza e le elezioni del 13 gennaio rappresentano un punto di svolta.

L’occasione è ghiotta non soltanto per l’Occidente, che ha i suoi interessi in Taiwan, ma soprattutto per il piano cinese di unificazione. Nel suo discorso di fine anno, Xi Jinping ha definito l’unificazione di Taiwan nei territori cinesi come “un’inevitabilità storica”. Il possibile scontro armato tra le parti crea tensione anche con gli Stati Uniti, che da una parte appoggiano l’idea di non interferire con la Cina non riconoscendo Taiwan, mentre dall’altra supportano la difesa dell’isola anche attraverso la vendita di armi (per i quali sono stati sanzionati dalla Cina per violazione delle sue leggi).

Le elezioni in Taiwan potrebbero fare la differenza tra lo scoppio di un conflitto tra le parti e una soluzione diplomatica. Insomma, per la Cina le elezioni di Taiwan rappresentano un’opportunità, anche un’opportunità per riallacciare i rapporti con l’America perché chiarirebbero realmente la loro posizione, al momento ambigua.

Taiwan, una democrazia al voto sotto l’ombra del Dragone

Taiwan è una democrazia che si appresta al voto del 13 gennaio sotto l’ombra del Dragone cinese. Questo ne osserva i movimenti, le idee e i legami con le altre nazioni.

I rapporti con la Cina sono difficili, ma lo sarebbero ancora di più con la vittoria del Partito democratico progressista e indipendentista di Taiwan. Se il 13 gennaio gli elettori taiwanesi cederanno la presidenza a William Ching‑te Lai, un dialogo pacifico tra isola e continente potrebbe non avverarsi mai.

Commentatori e funzionari cinesi da tempo cercano di screditare la figura del politico indipendentista, descrivendolo come un “pericoloso sostenitore dell’indipendenza di Taiwan”, ma soprattutto di come la sua vittoria comporterebbe un reale messaggio di sfida alla Cina.

Gli Stati Uniti non vogliono un’escalation

Cina e Stati Uniti non sembrano volere un’escalation militare in Taiwan. Lo dimostra come negli anni i politici statunitensi abbiano esortato i leader della Partito democratico, progressista e indipendentista di Taiwan a non provocare la Cina. Anche se ora gli Stati Uniti sono diversi.

Joe Biden continua a sostenere di non essere a favore dell’indipendenza di Taiwan, ma allo stesso tempo dichiara che difenderà l’isola in caso di crisi. Una posizione ambigua e che la Cina spera di risolvere proprio con le elezioni. Per questo le elezioni di Taiwan rappresentano un’opportunità per l’America di chiarire qual è la sua posizione sull’isola e i rapporti con la Cina.

Un’opportunità pacifica però è possibile. Tra i nomi dei candidati c’è infatti anche questo di Hou Yu-ih, ex capo della polizia e sindaco Nuova Taipei. Da tempo il politico sollecita il dialogo con la terraferma.

Oltre delle speranze cinesi, la realtà dei fatti è che gli Stati Uniti non possono influenzare in maniera concreto l’opinione pubblica di Taiwan. Saranno i cittadini dell’isola a decretare il vincitore delle elezioni e il futuro di tensione o di pace tra isola e continente cinese. Le conseguenze delle elezioni del 13 gennaio potrebbero sentirsi ovunque, persino in Italia considerando gli interessi economici che ci legano tanto alla Cina quanto agli Stati Uniti e Taiwan.

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