Bevande NoLo: cosa sono, perché piacciono

Laura Bozzi

18 Agosto 2022 - 09:55

Aumenta il consumo delle bevande a basso contenuto alcolico, per un giro d’affari che si aggira intorno ai 10 miliardi di dollari. Ecco i motivi del boom

Bevande NoLo: cosa sono, perché piacciono

Sono state capaci di resistere alla pandemia: il settore delle bevande a basso contenuto alcolico (NoLo) è stato capace di mantenere sostanzialmente inalterate le vendite anche nel periodo peggiore degli ultimi anni.

Piacciono soprattutto ai giovani di età compresa tra i 16 e i 24 anni e per il momento sono già ben radicate in Gran Bretagna e Stati Uniti, principali mercati di riferimento.

Ma a che cosa si deve il successo delle bevande NoLo?

Sono prodotte con ingredienti sani, portano benefici all’ambiente e, non ultimo, limitano l’altrimenti eccessivo consumo di alcolici tra i più giovani, bombardati da anni da campagne di sensibilizzazione proprio per ridurre l’alcol.

Bastano questi tre elementi per celebrarne il successo? No, ovviamente. C’è un aspetto sempre molto importante: la moda o tendenza, se preferite. Oggi il bere consapevole e naturale è una moda e se porta benefici consolidati nel tempo, allora non mancano i buoni motivi per il consumo.

Secondo la società di ricerche di mercato Mintel, i consumatori (quindi non solo i ragazzi) desiderano sempre di più bere e mangiare prodotti con meno zucchero. Francia e Germania da questo punto di vista sono capofila con importanti campagne educative e risultati tangibili.

Alla diminuzione dello zucchero nelle bevande segue anche la volontà di ridurre l’alcol: e allora spazio a prodotti naturali e anche dalle preparazioni piuttosto complesse, se è vero che possono servire fino a sei settimane per raggiungere il sapore desiderato dopo aver mescolato tra loro erbe, spezie e bucce di frutti (agrumi, per esempio).

Anche nelle fiere di settore è cresciuta la presenza di neonate società che operano nel settore e questo sta facendo aumentare i volumi della produzione e, di conseguenza, anche dei consumi. In termini di numeri, parliamo del 3,5% del totale delle bevande alcoliche per un giro di affari delle bevande NoLo che si attesta sui 10 miliardi di dollari, rispetto ai 7,8 miliardi del 2018.

Per questo sempre più aziende produttrici di vini e liquori si stanno attrezzando: dealcolizzare un vino, per esempio, è possibile per parziale evaporazione, distillazione o per osmosi, con particolari condizioni di pressione e temperature. Interventi che vanno a colpire l’etanolo, lasciando inalterati gusti e profumi.

Rimane solo una piccola parte alcolica, che i regolamenti comunicati trattano parlando di “vino dealcolizzato” se ha tasso alcolometrico non superiore a 0,5% vol. e “vino parzialmente dealcolizzato” se ha un tasso alcolometrico compreso tra 0.5% e 9% vol.

La birra analcolica, comunque, detiene ancora il primato del settore: la Spagna è il Paese europeo con il maggior consumo (rappresenta il 15% del consumo totale di birra bevuta), mentre è ancora marginale in Italia benché negli ultimi anni sia aumentata l’offerta dal punto di vista qualitativo, con le aziende che hanno investito molto per arrivare a garantire migliori qualità nell’aroma e nel sapore.

È sicuramente più di nicchia il vino dealcolizzato, anche per una questione culturale, essendo l’Italia tra i principali produttori di vini la cui qualità è riconosciuta universalmente.

Nelle serate tra amici cresce invece il consumo dei cosiddetti Mocktails, ovvero i cocktail “imitati”. Archiviata la tendenza ad assaporare i da sempre noti “analcolici alla frutta”, oggi la tendenza è quella di preparare mocktail che contengono sapori più aromatici e amari tipici delle bevande alcoliche. E allora, in questo caso, spazio alla fantasia dei bartender capaci di reinventarsi anche versioni analcoliche dei più celebri cocktail.

Il Virgin Mojito, per esempio, riprende il Mojito tradizionale ma con una versione già introdotta negli anni Venti, quelli caratterizzati dal proibizionismo. Il ginger ale sostituisce il rum, le foglie di menta massaggiate sprigionano il loro profumo, non facendo rimpiangere l’originale.

O, per esempio, è da provare il Virgin Bellini, che imita il cocktail a base di pesche bianche e prosecco inventato da Giuseppe Cipriani all’Harry’s Bar di Venezia. L’alcol si elimina se si prepara un cocktail con zenzero, miele, succo di pompelmo, ginger ale - al posto del prosecco - angostura.

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