Attentato in Iran, chi è stato e cosa può succedere adesso

Ilena D’Errico

3 Gennaio 2024 - 22:36

Un terribile attentato terroristico ha colpito l’Iran oggi, causando centinaia di morti, terrore e ulteriore tensione politica. Chi può essere stato? Ecco cosa può succedere adesso.

Attentato in Iran, chi è stato e cosa può succedere adesso

L’Iran è stato colpito da un attacco terroristico durante la commemorazione per il generale Soleimani, con due esplosioni ravvicinate a Kerman. Centinaia di morti (di cui 4 agenti di polizia) e centinaia di feriti, alcuni molto gravi. La tensione interna è alle stelle, come anche l’inasprimento delle ostilità a livello internazionale. Chi può essere stato e cosa può succedere adesso?

L’attentato in Iran

Durante la giornata di oggi, 3 gennaio 2024, l’Iran commemorava la morte del generale Qasem Soleimani, il capo delle Guardie di Rivoluzione ucciso dall’attacco di rappresaglia di un drone statunitense sull’aeroporto di Baghdad nel 2020. Migliaia di iraniani si sono quindi riuniti nel cimitero di Kerman per rendere omaggio al generale, venendo colpite da due esplosioni ravvicinate.

Il sindaco di Kerman, Said Shearbaf, in particolare ha detto che la seconda esplosione è avvenuta a 10 minuti di distanza dalla prima. Secondo quanto riportato da Agi, il bilancio è di almeno 103 morti e 141 feriti.

L’attentato al Cimitero dei Martiri è stato realizzato con potenti ordigni esplosivi, nonostante inizialmente i media iraniani abbiano parlato di bombole di gas, che rendono difficile rintracciare gli autori dell’attacco e molto rapida la fuga. Proprio per questo motivo le bombe, oltre a essere estremamente letali, provocano conseguenze a lungo termine non indifferenti, incrementando le tensioni politiche e un clima d’odio e diffidenza.

Il presidente iraniano Ebrahim Raisi ha affermato che i servizi di sicurezza identificheranno e puniranno rapidamente gli autori di questo gesto “codardo e atroce”, assicurando che gli attacchi non lederanno “la volontà d’acciaio del popolo iraniano nella difesa dei suoi ideali islamici”.

Chi è stato?

Nonostante la fermezza del presidente Raisi, che naturalmente ha dovuto rinunciare all’incontro con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, identificare i colpevoli non sembra così facile. Per il momento fioccano le accuse e i sospetti, per lo più rivolti a terroristi reclutati dagli Stati Uniti, dall’Israele o dagli Stati del Golfo persico.

Il presidente ha citato genericamente i “nemici della nazione”, ma nulla più. Il portavoce del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti Matthew Miller ha dichiarato che il Paese non è coinvolto nelle esplosioni e che “non c’è motivo di credere che Israele sia coinvolto”.

Sul punto è intervenuto anche Antonio Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite, condannando l’attentato e chiedendo giustizia. La stessa linea è stata adottata anche dal Servizio di Azione Esterna dell’Unione europea, che ha espresso solidarietà al popolo iraniano.

Intanto, si resta sull’ipotetico. L’attacco terroristico potrebbe provenire dall’esterno, come afferma l’Iran, anche considerando che spesso proprio Teheran ha impiegato i terroristi per attaccare gli avversari. Da anni, le bombe distruggono le città in attacchi subdoli, tanto da una parte quanto dall’altra, quindi questo attacco potrebbe essere l’ennesimo di questo triste meccanismo.

Allo stesso tempo, è evidente come un massiccio attacco di questo tipo risulta particolarmente favorevole ad alcune politiche interne. Il popolo sarà chiaramente devastato dalla paura e dal dolore delle perdite ed è facile che si senta poco tutelato e difeso.

Un momento propizio perché il regime iraniano allarghi i consensi, proponendosi come punto solido e dalla parte dei bisognosi. È una strategia che abbiamo più volte visto ripetersi anche dalle nostre parti, perciò resta una delle ipotesi meritevoli di considerazione.

I nemici dell’Iran sono comunque tanti, tra cui lo Stato islamico. I terroristi jihadisti spesso hanno usato attacchi ai luoghi di culto e la doppia esplosione, ma finora hanno quasi sempre rivendicato gli attacchi. C’è poi una schiera di oppositori che hanno patito dure repressioni, tra cui i separatisti del Baluchistan, la minoranza dell’Ahwz, i nazionalisti, i curdi, i Mujaheddin.

Le modalità dell’attacco hanno punti in comune e di distacco che possono ricondurre a tutti e a nessuno. Il verdetto spetta alle prove, alle rivendicazioni, semmai agli analisti militari competenti per pronunciarsi sul merito. Ciò che si può affermare è che in queste storie mancano sempre racconti oggettivi dei fatti, con ogni parte coinvolta che “tira l’acqua al proprio mulino”.

Cosa può succedere adesso

Il ministro dell’Interno iraniano Ahmad Vahidi ha affermato che i colpevoli dell’attentato al mausoleo di Kerman saranno trovati e puniti duramente. Nel frattempo, pare che la situazione nella città sia stata riportata sotto controllo e domani si terrà il lutto nazionale.

Da quanto ci insegna la storia, non possiamo escludere che possa seguire un’azione di rappresaglia contro i presunti responsabili dell’attacco terroristico, probabilmente nemmeno ufficiale. Poi, dovrebbe concludersi un’indagine approfondita per assicurare i responsabili alla giustizia effettiva.

Il meccanismo è a catena: le vittime della rappresaglia probabilmente si vendicheranno a loro volta e così via. Intanto, da qualsiasi parte proverranno gli attacchi, saranno soprattutto i civili e gli indifesi a farne le spese.

Infine, ma non certo poco rilevante, il capo della magistratura iraniana Gholamhossein Ejei, ha parlato di “mercenari di potenze arroganti”, riferendosi in modo non troppo sottile agli Stati Uniti. L’ennesimo possibile preludio di una guerra tra Stati Uniti e Iran, in un continuo crescendo di tensione.

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