Chi è Recep Tayyip Erdoğan, il presidente della Turchia che ha mosso guerra ai curdi?

Alessandro Cipolla

15 Ottobre 2019 - 16:32

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La biografia e la storia politica di Recep Tayyip Erdoğan, il presidente della Turchia che ora ha tutti gli occhi del mondo puntati addosso dopo l’aver iniziato una guerra in Siria contro le milizie curde del Ypg.

Chi è Recep Tayyip Erdoğan, il presidente della Turchia che ha mosso guerra ai curdi?

Nel panorama politico internazionale ogni periodo ha il suo “cattivo”. Di recente c’è stato prima Saddam Hussein, per passare poi a Mu’ammar Gheddafi e Bashar Assad fino ad arrivare adesso a Recep Tayyip Erdoğan.

Il presidente della Turchia, che non è mai stato particolarmente popolare fuori dai suoi confini, con la mossa di invadere la Siria per iniziare una guerra contro le milizie curde del Ypg si è ritrovato adesso isolato con la comunità internazionale che in maniera unanime ha condannato l’avvio delle operazioni militari.

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Oltre alla minaccia di sospendere la vendita di armi e di deliberare delle sanzioni economiche, nonostante l’invasione nei confronti di un altro Stato sovrano finora le truppe di Ankara hanno potuto indisturbate iniziare a conquistare città in precedenza controllate dai curdi grazie a una schiacciante superiorità militare.

Un immobilismo nel concreto da parte dell’Occidente che è sintomo di come Recep Tayyip Erdoğan sia molto temuto soprattutto dall’Europa, visto che la Turchia ha più volte minacciato di mandare nel Vecchio Continente gli oltre 3 milioni di rifugiati che da anni vivono nei centri d’accoglienza turchi dopo la prezzolata chiusura della rotta balcanica.

La biografia di Recep Tayyip Erdoğan

Nome: Recep Tayyip Erdoğan

Data di nascita: 26 febbraio 1954

Luogo: Istanbul

Famiglia: sposato con quattro figli

Religione: islamismo osservante

Istruzione: laurea in Economia e Commercio

Lavoro: politico

Partito: Partito per la Giustizia e lo Sviluppo

Orientamento: conservatorismo, populismo di destra e islamismo

Ruolo: presidente della Turchia, in precedenza sindaco di Istanbul

Curiosità: da ragazzo è stato un giocatore di calcio semi-professionista

Presidente della Turchia

Una cosa in comune a molti politici di destra è quello di rifarsi a un passato anche lontano. Recep Tayyip Erdoğan che già da bambino doveva alternare lo studio al lavoro come venditore di focacce per aiutare economicamente la famiglia, anche per il suo credo religioso ha sempre guardato come modello all’Impero Ottomano.

La Turchia che è uscita fuori dalla Prima Guerra Mondiale è invece un Paese laico con le Forze Armate che hanno il dovere di difendere questa laicità. Quando il giovane Erdogan si avvicina alla politica, lo fa con l’allora Partito del Benessere di ispirazione islamista e conservatrice.

Negli anni riesce a scalare le gerarchie del partito fino a diventare nel 1994 sindaco di Istanbul, la sua città, carica questa abbandonata nel novembre del 1998 quando finisce in carcere per incitamento all’odio religioso.

Uscito di prigione, fonda il sempre islamista ma più moderato Partito per la Giustizia e lo Sviluppo. Il partito vince le seguenti elezioni, ma Erdogan diventa primo ministro soltanto nel 2003 quando gli scade l’interdizione in virtù della precedente condanna.

Da allora è lui a guidare la Turchia, fino al 2014 come primo ministro e poi come presidente. Nell’estate del 2016, una parte dell’esercito ha tentato un colpo di Stato che è stato represso in pochi giorni lasciando sul terreno quasi 300 morti.

Tante sono le accuse che sono state mosse a Erdogan in questi anni: dalla limitazione alla libertà di stampa e la repressione dei dissidenti interni, fino alla negazione del genocidio armeno e la violenza nei confronti del popolo curdo presente nella parte orientale del Paese.

Anche se inizialmente durante la sua presidenza si era impegnato per una pacificazione con il PKK curdo, che ha deposto le armi nel 2013, negli ultimi anni è ripresa una repressione con tanto di bombardamenti delle città del Kurdistan turco.

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La guerra in Siria

Durante gli anni della guerra in Siria contro lo Stato Islamico dell’Isis, la Turchia più che attore in campo è stato uno spettatore interessato. Il lavoro sporco in battaglia l’hanno fatto invece le milizie curde del Ypg aiutati dall’aviazione americana.

Sconfitto il Daesh i curdi hanno preso il controllo delle zone in precedenza in mano al califfato, aprendo una trattativa con il governo di Damasco per la realizzazione di una regione che potesse godere di grande autonomia ma sempre all’interno della Siria.

L’idea di avere una sorta di Stato curdo proprio lungo il proprio confine orientale non è mai piaciuta a Erdogan. Quando i militari americani hanno abbandonato la zona, le truppe di Ankara hanno deciso di invadere la Siria.

Scopo della Turchia è quello di realizzare una zona cuscinetto lungo il confine turco-siriano, così da dare anche una nuova casa ai 2 milioni di rifugiati siriani che da tempo si trovano nel territorio turco.

La mossa di Erdogan però ha provocato una sollevazione internazionale, visto che si è trattato di una invasione di uno Stato sovrano muovendo guerra contro un popolo a cui si deve il merito di aver sconfitto l’Isis.

Alle critiche il Presidente ha però risposto continuando la sua offensiva militare, minacciando l’UE di mandare i rifugiati siriani in Europa se Bruxelles non riconoscerà lo scopo di lotta al terrorismo per la guerra intrapresa contro i curdi.

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