Conte-ter, cosa significa e come sarebbe

Alessandro Cipolla

27/01/2021

Ormai da settimane si sente parlare di un Conte-ter, specie adesso che il Presidente del Consiglio ha rassegnato le sue dimissioni: ecco cosa significa questa dicitura e da chi potrebbe essere formato un nuovo governo guidato sempre “dall’avvocato del popolo”.

Conte-ter, cosa significa e come sarebbe

Con l’apertura ufficiale della crisi di governo,al momento c’è una sola certezza: Giuseppe Conte non è più il Presidente del Consiglio, anche se formalmente rimane in carica insieme ai suoi ministri per il disbrigo degli affari correnti.

Come si risolverà questo pantano politico nato dallo strappo di Italia Viva e culminato con le dimissioni di Conte è difficile da capire, con le consultazioni da parte del Presidente Mattarella che comunque dovrebbero essere molto celeri visto il periodo così delicato.

L’ipotesi più chiacchierata è così quella di un Conte-ter, ovvero un terzo governo consecutivo guidato dall’avvocato dopo quello a tinte gialloverdi e quello, appena terminato, sostenuto oltre che dal Movimento 5 Stelle pure dal centrosinistra.

Una passaggio questo dal Conte-bis al Conte-ter che il Presidente del Consiglio avrebbe volentieri evitato, visto che adesso per tornare a Palazzo Chigi dovrà prima ricevere un mandato da parte di Mattarella, fare le consultazioni e poi cercare di ottenere una fiducia in Parlamento.

Conte-ter: chi ne farebbe parte?

Durante il recente voto di fiducia al Senato il pallottoliere per Giuseppe Conte si è fermato a 156 senatori, con il totale che arriverebbe a 157 considerando che uno dei 5 Stelle era assente causa Covid.

Alla Camera invece una maggioranza c’è, ma è chiaro che un governo anche di minoranza non può reggersi sul voto di alcuni senatori a vita che, vista la pandemia, difficilmente possono essere molto presenti in Aula.

Conte di conseguenza ha l’esigenza di allargare la base della sua maggioranza per ottenere un mandato da parte del Quirinale. Considerando che molti dei “costruttori” che hanno votato la fiducia non erano intenzionati a dare il loro disco verde alla relazione sulla Giustizia del ministro Bonafede, appare chiaro che di certo non basterà arrivare alla fatidica soglia dei 161 senatori che a Palazzo Madama rappresentano la maggioranza assoluta.

Un eventuale Conte-ter così, per potersi concretizzare, dovrebbe avere il sostegno almeno di 167/168 senatori per non dover essere costretto ad andare avanti singhiozzando nei prossimi mesi così difficili.

Il Partito Democratico, Liberi e Uguali e ca va sans dire il Movimento 5 Stelle, hanno ribadito la loro intenzione di proseguire con Giuseppe Conte a Palazzo Chigi. C’è da dire però che tra i dem non mancano chi guarderebbe con interesse anche a possibili scenari alternativi all’avvocato.

Notizia fresca di giornata è la formazione al Senato del gruppo Europeisti-MAIE-Centro Democratico, che dovrebbe riunire vari centristi ed ex 5 Stelle mentre altri senatori che hanno già votato la fiducia sono ancora nel Gruppo Misto.

Il problema per Conte è che finora non si è aggiunto però nessun nuovo “costruttore” rispetto a quelli dell’ultimo voto al Senato. Nonostante il pressing sull’UdC ancora non è stato raggiunto un accordo, mentre una fuga da Forza Italia verso i lidi della maggioranza al momento è soltanto un’ipotesi.

Resta così il grande nodo di Italia Viva, che con i suoi 16 senatori (il socialista Nencini si è già staccato) resta sempre decisiva. Il premier vorrebbe provare a costruire una nuova maggioranza senza i renziani visti gli ultimi precedenti, sperando magari così di spaccare IV.

Se invece Matteo Renzi dovesse riuscire a tenere unito il suo partito, allora per Giuseppe Conte tutto si farebbe più difficile: il tempo però stringe e, durante le consultazioni, ognuno dovrà scoprire le proprie carte e così si capirà se ci sono i presupposti per un governo ter oppure a Palazzo Chigi sia in arrivo un nuovo inquilino, visto che le elezioni anticipate sembrerebbero piacere solo alla destra.

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