Conte prende tempo per le europee: dopo maggio una manovra correttiva aggiusterà i conti

Alessandro Cipolla

23 Novembre 2018 - 12:38

Conte chiederà all’Europa più tempo per giudicare la manovra: l’obiettivo è quello di arrivare alle elezioni europee, poi in estate si correggeranno i conti.

Conte prende tempo per le europee: dopo maggio una manovra correttiva aggiusterà i conti

La strategia del “governo del cambiamento” ormai appare chiara: chiedere tempo all’Europa fino a giugno per vedere se gli effetti della legge di Bilancio carioca sono quelli sperati, promettendo in caso di dati negativi una manovra correttiva in estate per far quadrare i conti.

Sembrerebbe essere questa la carta che il premier Giuseppe Conte, dopo la bocciatura della manovra decisa dalla Commissione Europea, potrebbe decidere di giocarsi nella trattativa con Bruxelles.

Così facendo Lega e Movimento 5 Stelle sposterebbero tutta la discussione a dopo le elezioni europee di fine maggio, anche se pure per l’avvio di Quota 100 e del Reddito di Cittadinanza i tempi potrebbero essere più lunghi.

I tempi lunghi di Conte

L’Italia prova a buttare la palla in calcio d’angolo. Nel Documento Programmatico di Bilancio inviato a Bruxelles, il governo gialloverde ha indicato all’1,5% la crescita del Pil per il 2019 giustificando così la scelta di un deficit al 2,4%.

Quando sabato il premier Giuseppe Conte e il ministro dell’Economia Giovanni Tria saranno a cena con Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione Europea, oltre che presentare un minuzioso dossier sulla manovra nostrana potrebbero chiedere più tempo a disposizione all’Unione.

In sostanza invece che una verifica dopo tre mesi dell’effettiva crescita del Pil come indicato nel DPB, tutte le stime sono molto pessimistiche a riguardo, l’Italia vorrebbe che le prime somme si tirassero dopo il primo semestre e quindi in piena estate.

Se veramente il Pil dovesse crescere come auspicato, il governo quindi potrebbe convincere la Commissione sulla bontà della propria manovra sperando così di evitare le sanzioni.

Nel caso contrario, quindi con una crescita inferiore a quanto stimato, l’Italia in cambio potrebbe garantire la realizzazione di una manovra correttiva in estate per contenere il debito e far quadrare i conti sballati.

Una duplice strategia che potrebbe garantire più tempo alla maggioranza per dimostrare l’efficacia della manovra, ma al tempo stesso consentirebbe a Lega e Movimento 5 Stelle di spostare eventuali salassi correttivi a dopo le elezioni europee.

Una possibile manovra correttiva

L’ipotesi di una manovra correttiva in estate non è una novità assoluta. Nella prima risposta di Giovanni Tria alla Commissione in data 22 ottobre, il ministro ha messo per iscritto che “qualora i rapporti deficit/Pil e debito/Pil non dovessero evolvere in linea con quanto programmato, il Governo si impegna a intervenire adottando tutte le necessarie misure affinché gli obiettivi indicati siano rigorosamente rispettati”.

L’unica novità sarebbe quella che l’Italia vorrebbe fare il primo confronto dopo sei mesi e non tre. Anche se si esclude una patrimoniale, nel caso in estate il Pil non dovesse crescere allora il governo rimedierà.

Lega e Movimento 5 Stelle così si potrebbero presentare alle elezioni europee forti delle loro riforme, rimandando eventuali nuove tasse o abiure di quanto messo nella legge di Bilancio a dopo il voto.

Anche il Reddito di Cittadinanza e Quota 100 potrebbero però subire degli slittamenti: posticipando di qualche mese la loro entrata in vigore, si parla almeno di aprile, lo Stato andrebbe a risparmiare bei soldi.

Elargire sette mensilità del Reddito di Cittadinanza avrebbe un costo minore di dover pagare dodici assegni. Anche due sole finestre per la Quota 100 avrebbe un impatto più basso rispetto a prevedere tre finestre.

In sostanza i due partiti di governo non intendono cedere di un millimetro fino al 26 maggio, portando in dote agli elettori le due riforme, ma dopo le elezioni europee la posizione del governo potrebbe essere molto più morbida e accondiscendente nei confronti di Bruxelles.

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