Verbali Bce confermano i timori su inflazione e stop al gas russo

Violetta Silvestri

6 Ottobre 2022 - 15:20

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I verbali della riunione Bce dell’8 settembre hanno sottolineato le preoccupazioni su inflazione in aumento e possibile stop completo del gas russo, che porterebbe a una recessione.

Verbali Bce confermano i timori su inflazione e stop al gas russo

Nei verbali Bce dell’8 settembre sono emersi tutti i timori sul prossimo futuro dell’economia dell’Eurozona, già ampiamente espressi da Lagarde e dai diversi funzionari.

Al centro del dibattito si sono confermati i due temi cruciali: l’impennata dell’inflazione, con la sua peculiarità europea di essere guidata soprattutto da uno shock dell’offerta - diversamente da quanto accade negli Usa - e la potenziale caduta in recessione della regione. A spingere verso una possibile contrazione nel 2023 sarebbe lo sto totale del flusso di gas dalla Russia.

In evidenza nelle minute anche la divisione dei membri sull’entità del rialzo dei tassi: pur ricevendo ampio consenso, la scelta di un aumento di 75 punti base è stata discussa, con alcuni funzionari più convinti di una mossa da 50 punti base.

Verbali Bce: cosa hanno svelato sui rischi per l’Eurozona

Nelle minute sulla riunione Bce dello scorso 8 settembre non sono state rivelate sorprese, ma conferme: il momento è cruciale e complesso per la regione a moneta unica, troppo coinvolta nelle ripercussioni della incerta guerra in Ucraina.

Nei verbali si legge che “sebbene la politica monetaria non sia stata in grado di prevenire gli effetti di primo impatto derivanti dall’aumento dei prezzi dell’energia e l’impatto degli shock dell’offerta, la sua responsabilità principale era contrastare i rischi di effetti di secondo impatto e prevenire un disancoraggio delle aspettative di inflazione. Tali rischi stavano aumentando, con l’inflazione che diventava più persistente di quanto inizialmente previsto.”

In pratica, il ragionamento più volte spiegato da Lagarde è stato riportato in primo piano: l’impennata dei prezzi in Europa è stata trainata soprattutto da fattori esterni, legati al picco dei prezzi delle materie prime spinte a livelli record dalla guerra in Ucraina. Gli strumenti della politica monetaria non sono in grado di esercitare pressione sul lato dell’offerta e il rialzo dei tassi può invece incidere sulla domanda. Inoltre, il potere della Bce incide soprattutto sulle aspettative sui prezzi e i suoi risultati non sono immediati. Per questo, la politica fiscale dei singoli Governi deve essere anch’essa tempestiva e funzionale.

Tuttavia, gli interventi di inasprimento sono stati considerati necessari:

“...è stato affermato che porre troppa enfasi sui problemi dal lato dell’offerta potrebbe rischiare di trascurare il fatto che la domanda aggregata doveva adeguarsi per frenare l’inflazione. Al riguardo, è stato affermato che l’atteso indebolimento dell’attività economica non sarebbe sufficiente a ridurre l’inflazione in misura significativa e di per sé non riporterebbe l’inflazione prevista all’obiettivo. Si è visto che ciò presentava al Consiglio direttivo la difficile sfida di garantire che l’inflazione tornasse all’obiettivo in modo tempestivo senza esacerbare inutilmente una recessione economica. Tuttavia, è stato anche affermato che le preoccupazioni relative alla crescita non dovrebbero, in ogni caso, impedire il necessario forte aumento dei tassi di interesse.”

Un passaggio fondamentale quest’ultimo, nel quale è ribadito il perché la banca centrale si stia muovendo in una traiettoria aggressiva. L’inflazione è rimasta al di sopra delle attese più volte negli ultimi mesi e i rischi sono ancora la rialzo. In più, il deprezzamento dell’euro potrebbe anch’esso lasciare il segno e alimentare l’inflazione.

Sul fronte del Pil, gli ultimi dati hanno indicato un sostanziale rallentamento della crescita economica dell’area dell’euro, con un’economia che dovrebbe ristagnare più avanti nel 2022 e nel primo trimestre del 2023. Tuttavia, l’avvertimento è stato chiaro: con lo stop totale dei flussi di gas russi, il 2023 potrebbe significare recessione per la regione.

Tassi in rialzo di 75 pb o 50 pb: cosa hanno detto i verbali

Le decisione finale della Bce su un aumento dei tassi di interesse di 75 punti base non è stata priva di un dibattito interno e di uno scambio di diverse vedute.

Lo si legge nei verbali: “alcuni membri hanno espresso la preferenza per l’aumento dei tassi di interesse chiave della Bce di 50 punti base. Sebbene un aumento di 25 punti base sia stato considerato chiaramente insufficiente per affrontare le attuali prospettive di inflazione, è stato affermato che un aumento di 50 punti base sarebbe stato sufficientemente ampio da segnalare la determinazione nel procedere con la normalizzazione dei tassi di interesse che il Consiglio direttivo aveva avviato a luglio incontro.”

Il ragionamento era che tale passo sarebbe bastato a lanciare un messaggio di determinazione della banca centrale contro l’inflazione, considerando però che una recessione, data per imminente, avrebbe anch’essa smorzato l’inflazione.

A ogni modo, è stato sottolineato che la mossa di incrementare ancora di 75 punti base il costo dei finanziamenti non significava che ci sarebbero stati interventi della stessa ampiezza negli incontri successivi. Ogni riunione Bce prenderà le decisione sulla esclusiva base dei dati aggiornati.

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