Troppi sussidi faranno alzare (ancora di più) i tassi Bce: il monito

Violetta Silvestri

15/10/2022

15/10/2022 - 15:55

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La Bce potrebbe aumentare i tassi di interesse in modo più aggressivo con politiche fiscali e di sussidi troppo generose: il rischio è la pressione sui prezzi, secondo il governatore belga.

Troppi sussidi faranno alzare (ancora di più) i tassi Bce: il monito

Mentre si avvicina la prossima riunione Bce, si intrecciano commenti e valutazioni sull’entità del rialzo dei tassi per l’Eurozona.

Con l’inflazione che resta elevata e i venti di recessione che soffiano forte, trovare un equilibrio nella politica monetaria è un rompicapo. Non solo, anche le azioni dei singoli Governi possono avere un impatto non positivo sulla lotta ai prezzi elevati.

Gli sforzi dei diversi Paesi per alleviare la crisi energetica, infatti, rischiano di costringere la Bce ad aumentare i tassi di interesse in modo più aggressivo, mentre combatte l’inflazione record, secondo il membro del Consiglio direttivo Pierre Wunsch.

Sussidi contro i rincari e tassi Bce: perché occorre equilibrio

L’analisi del capo della banca centrale belga emersa in un’intervista del 15 ottobre è chiaro: in uno scenario acquisito in cui la Bce porta il ​​costo dei prestiti al 3% dallo 0,75% attuale per abbassare i prezzi, una “guerra dei sussidi” in cui gli Stati distribuiscono aiuti alle imprese ad alta intensità energetica aumenterebbe la pressione.

“La preoccupazione più grande è che la politica monetaria da una parte cerca di tenere sotto controllo l’inflazione e la politica fiscale, dall’altra, fa sempre di più per sostenere le persone”, ha affermato Wunsch, uno dei funzionari più aggressivi della Bce. “C’è il rischio reale di una mancata corrispondenza delle politiche e il risultato di ciò saranno tassi più alti - perché dobbiamo fare il nostro lavoro - così come deficit più elevati”.

Le osservazioni sottolineano le sfide del coordinamento della politica monetaria e fiscale mentre la crescita economica diminuisce e l’inflazione aumenta. La questione è stata in primo piano quando i responsabili politici globali si sono incontrati per le riunioni annuali del Fondo monetario internazionale, con le turbolenze nel Regno Unito che hanno mostrato cosa può accadere quando le politiche dei governi e delle banche centrali si scontrano.

Sebbene la situazione nell’Eurozona non sia così tesa, i funzionari della Bce hanno sollecitato per mesi affinché le misure di sostegno per famiglie e imprese siano monitorate, per evitare di alimentare ulteriormente l’inflazione che - al 10% - è già cinque volte l’obiettivo ufficiale.

I Governi stanno ancora stanziando centinaia di miliardi di euro per i massimali sui prezzi del gas naturale e altre iniziative, con alcuni che chiedono strumenti a livello europeo per fermare tali passi ed evitare un tracollo economico. Ovvero: stimoli che possono aumentare i consumi e quindi la pressione sull’inflazione e più debito per i Paesi.

Quali saranno le prossime mosse Bce

Wunsch ha anche affermato che una recessione tecnica - comunemente definita come due trimestri consecutivi di contrazione della produzione - è ora il caso base in Europa, sebbene ciò di per sé non sarà sufficiente per “tenere sotto controllo l’inflazione”.

“Le aspettative del mercato ora sono che porteremo i tassi di interesse al 3%”, ha dichiarato. “Dovremmo considerarlo come una possibilità.”

Allo stesso tempo, i funzionari dovrebbero andare avanti con la liquidazione dei 5.000 miliardi di euro della Bce in titoli di debito dei Governi, accumulati durante le recenti crisi, inclusa la pandemia.

“Con un’inflazione del 10%, non c’è motivo per mantenere un bilancio così grande. Dovremmo iniziare il prima possibile e con un volume relativamente basso in modo da poter testare la capacità di assorbimento del mercato e quindi aumentare i volumi man mano che ci sentiamo a nostro agio con il fatto che i mercati possono assorbire la riduzione”, ha aggiunto Wunsch.

Infine, un appunto valutario: un ulteriore apprezzamento della valuta statunitense aggraverà le prospettive di inflazione. “Più forte è il dollaro, maggiore è la pressione su di noi”, ha detto Wunsch. “La nostra politica monetaria, che ci piaccia o no, è influenzata da ciò che sta accadendo negli Stati Uniti.”

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