Trading: quale relazione tra inflazione, tassi di Interesse, Pil e disoccupazione?

David Pascucci

10 Gennaio 2023 - 08:56

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Parliamo di una delle relazioni macroeconomiche più importante per anticipare i market mover di mercato.

Trading: quale relazione tra inflazione, tassi di Interesse, Pil e disoccupazione?

In questa fase storica ci troviamo ad affrontare come non succedeva da anni, una situazione in cui le componenti macroeconomiche risultano essere a dir poco fondamentali nella scelta delle decisioni di investimento e di trading, sia di breve che di lungo periodo. Nel lungo periodo si ha la difficoltà nel comprendere come potrebbero evolvere i dati mentre nel breve periodo la difficoltà sta nello stabilire se ci si trova in un momento di mercato in cui è possibile sfruttare la volatilità grazie all’uscita dei dati, al di là del loro esito.

In sostanza, le componenti macroeconomiche fondamentali che riguardano i tassi di interesse delle banche centrali e i tassi di inflazione che fungono da guida per l’andamento dell’economia, sono tornate ad avere un ruolo centrale nelle scelte di investimento degli operatori. In questo momento storico dobbiamo quindi dare maggior peso a delle dinamiche macroeconomiche che erano state tralasciate da tempo e che sono state letteralmente offuscate da un operato delle banche centrali volto all’espansione monetaria e all’aumento della base monetaria subito conseguente alla crisi Lehman Brothers e alla crisi de debito europeo del 2012.

A livello economico abbiamo visto subito l’impatto dell’inflazione sulle spese, mentre le banche centrali hanno iniziato un sentiero di restrizione monetaria che dovrebbe portare proprio ad un rallentamento della crescita dell’inflazione. Ma come potrà evolvere la situazione? Cosa succederà nel momento in cui i tassi di interesse inizieranno ad avere un impatto diretto sull’economia prima ancora di abbassare il tasso di inflazione? Questa situazione macroeconomica presuppone l’analisi di queste componenti, fondamentali per non rimanere impreparati nel corso dei prossimi mesi ed evitare quindi brutte sorprese per la gestione del proprio portafoglio di investimenti e del proprio conto di trading.

Inflazione e tassi di interesse

L’inflazione rappresenta il livello di crescita dei prezzi, un dato che viene utilizzato dalle banche centrali per stabilire se un’economia ha un ritmo di crescita sano e soprattutto utile per stabilire quanta liquidità una banca centrale deve immettere/togliere dal sistema finanziario. Le banche centrali hanno quindi un target di inflazione, un obiettivo che se viene superato vede le banche centrali operare in senso restrittivo proprio per evitate un ulteriore aumento dei prezzi, nel caso invece di un forte ribasso dell’inflazione, la banca centrale dovrà attuare una politica espansiva per alimentare l’economia e far girare di nuovo liquidità volta ad aumentare i consumi e le aspettative positive sugli investimenti.

In sostanza l’inflazione è una spia di come l’economia si sta muovendo e in momenti di shock economico, sia positivo che negativo, le banche centrali sono obbligate a operare. Nell’attuale momento storico in cui vediamo dei livelli di inflazione molto elevati, le banche centrali stanno attuando delle politiche economiche restrittive per abbassare questa inflazione e lo fanno tramite il tasso di interesse.

Il tasso di interesse rappresenta il costo del denaro per le banche che chiedono a prestito soldi dalla banca centrale. Un aumento del costo del denaro porta le banche commerciali a chiedere meno denaro, o meglio, a pagare di più per il denaro che serve per prestiti, mutui e finanziamenti, pertanto un aumento del tasso di interesse per le banche porta anche a un aumento del costo del credito per i consumatori i quali saranno più propensi ad aspettare condizioni migliori per fare acquisiti come ad esempio la casa (tramite mutuo) o in casi ancor più plateali, a evitare finanziamenti al consumo volti a togliere qualche “sfizio”.

Questo porta a una diminuzione controllata dei consumi che di fatto porta l’inflazione ad abbassarsi in quanto diminuisce la domanda generale di beni di consumo e a una contrazione del Pil all’interno delle aree economiche. In questo momento storico ci troviamo perfettamente in questa situazione in cui i tassi di interesse sono in aumento, i prezzi iniziano lentamente la loro discesa e i consumi tenderanno a scendere nel corso del tempo.

In questo contesto dobbiamo anche considerare il fatto che un aumento dei tassi di interesse ha bisogno di molto tempo prima di vedere una sua realizzazione all’interno dell’economia, pertanto abbiamo davanti ancora diversi mesi in cui potremmo vedere ulteriori diminuzioni del tasso di inflazione. Fatta questa analisi della situazione attuale, il dovere dell’investitore e del trader è quello di chiedersi quale sarà la diretta conseguenza di questa situazione e a quali mutamenti porterà all’interno dell’economia?

Pil e disoccupazione

Una diretta conseguenza di questo scenario è quella relativa appunto a una diminuzione dei consumi, conseguente proprio all’aumento del costo del credito. Se diminuiscono i consumi, diminuisce anche il Pil in quanto una minor domanda di beni porta le imprese a dover passare periodi di sofferenza in cui non c’è domanda di beni che copre l’offerta, pertanto le aziende dovranno produrre di meno o meglio ancora abbassare i prezzi per vedere un aumento della domanda. In questo contesto abbiamo quindi il settore produttivo che si ritrova con due difficoltà: la prima è quella relativa al costo del credito, ossia le linee di credito aperte con istituti bancari risulteranno più dispendiose e pertanto è alto il rischio di chiusura per alcune aziende di piccolo e medio taglio.

Chi ha una bassa capitalizzazione o chi si è mosso in ritardo rispetto ai cambiamenti in atto nell’economia corre il rischio di dover chiudere o limitare la sua forza lavoro. Proprio la limitazione della forza lavoro porta a un aumento di quello che viene definito “tasso di disoccupazione”, altro elemento fondamentale per le banche centrali, oltre all’inflazione, per stabilire lo stato di salute e la direzione che intraprende una specifica economia.

Un aumento del tasso di disoccupazione è diretta conseguenza di una politica restrittiva accompagnata da un’inflazione alta, ben oltre gli obiettivi prefissati dalle banche centrali. Questo scenario sembra quindi, almeno in linea teorica, inevitabile e pertanto iniziare a considerare il tasso di disoccupazione come prossimo market mover è una decisione che potrebbe risultare importante nelle scelte di investimento

Come utilizzare questi elementi negli investimenti?

L’analisi delle componenti macro, delle loro conseguenze dirette sul mercato e del loro andamento ci aiuta a capire dove ci troviamo a livello di ciclo economico. In questo momento ci troviamo in una situazione in cui stiamo andando verso una recessione e il punto più basso di un’economia è quando, oltre ad avere un forte calo del Pil, abbiamo un tasso di disoccupazione in aumento. A livello teorico, il punto di minimo di un’economia si raggiunge nel momento in cui si ha la coesistenza di un tasso di interesse elevato, un’inflazione bassa, un Pil in calo e un tasso di disoccupazione sui massimi.

In questo momento abbiamo dei tassi di interesse ancora in aumento, un’inflazione ancora alta, i livelli di Pil in leggera diminuzione e i tassi di disoccupazione sui minimi, quindi abbiamo ancora una situazione relativamente buona attualmente ma vista in peggioramento nel corso dei prossimi mesi. Questo tipo di analisi è molto utile quindi per capire quale potrebbe essere il momento migliore per investire e per cercare di costruire un portafoglio di lungo periodo che vada a premiare il rischio, mentre per i trader di breve periodo è un’analisi molto utile nel cercare di capire quali potrebbero essere i momenti in cui si palesano delle vere e proprie “trappole” nei movimenti di breve periodo.

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