Trading, cosa aspettarsi dal mese di marzo? Domani l’inflazione europea

David Pascucci

1 Marzo 2023 - 12:20

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Per gli Usa chiusure tecniche pessime su base mensile mentre in Europa sembra che il mercato regga ancora.

Trading, cosa aspettarsi dal mese di marzo? Domani l’inflazione europea

Si è concluso ieri il mese di febbraio sui mercati finanziari ed è giunto il momento di fare il punto della situazione tecnica viste le chiusure. Balza all’occhio immediatamente la pessima chiusura dei mercati americani dove sia Nasdaq che S&P 500 hanno chiuso il mese in negativo, comunque al di sopra dei livelli di apertura di gennaio. Per quanto riguarda i mercati europei, vediamo una forza relativa assolutamente migliore, con delle chiusure positive sia per il Dax che per il Ftse Mib che confermano le loro performance positive.

In pratica abbiamo dei mercati europei che presentano una forza relativa migliore rispetto agli americani, con delle performance positive di rilievo soprattutto del Ftse Mib che si è oramai riportato sui massimi pre-2022. Quello che vediamo è un mercato che sembra assolutamente rialzista, ma nasconde delle insidie molto importanti in termini macroeconomici, ossia il tasso di disoccupazione sui minimi che coincide con un’inflazione ancora elevata seppur in discesa nel corso degli ultimi mesi.

Al momento quindi vediamo una situazione tecnica molto difficile sul breve ma che sembra aprire a possibili ribassi importanti nel lungo periodo, ribassi che potrebbero portare il mercato a nuovi minimi. Per il momento, il mese di gennaio e quello di febbraio hanno comunque portato i mercati a compiere dei rialzi importanti, anche se in quest’ultimo mese abbiamo visto debolezza nei mercati azionari americani.

Le chiusure mensili sul Forex

Potremmo sintetizzare dicendo che le chiusure sul Forex sono in netta controtendenza rispetto a quanto visto negli ultimi mesi su tutte le majors. Su EurUsd abbiamo visto in questo mese il raggiungimento di area 1,10, movimento sorprendente considerando il fatto che sembrava già elevato il livello di 1,07. GbpUsd anche ha avuto una chiusura negativa in netta controtendenza con quanto visto nel corso degli ultimi mesi e sembra che ci sia una vera e propria area di resistenza attorno ad 1,24, livelli massimi raggiunti dal mercato nel corso delle scorse settimane.

Per quanto riguarda UsdJpy abbiamo visto un forte movimento rialzista dai minimi tra gennaio e febbraio, un movimento che effettivamente sembra portare il cambio a puntare di nuovo area 140. L’azionario europeo ha chiuso con candele verdi, indice del fatto che il trend rialzista è ancora in atto anche se effettivamente ci troviamo sui massimi di lungo periodo e di conseguenza un forte ritracciamento da questi livelli sarebbe più che plausibile.

Sia Dax che Ftse Mib hanno espresso molta forza nel corso delle ultime settimane, specialmente il Ftse Mib che sembra essere pronto a breve a una fase ribassista importante, con titoli come Unicredit che hanno performato oltre il 150% in qualche mese e che, per ricorrenza statistica, dovremmo rivedere al ribasso di circa il 30% nel corso delle prossime settimane. In sostanza, ci troviamo sui massimi con delle configurazioni tecniche ancora rialziste per l’Europa e ribassiste per gli Usa.

La situazione tecnica

Come detto in precedenti analisi, i mercati azionari avrebbero affrontato un primo trimestre del 2023 rialzista per poi affrontare una fase correttiva importante che avrebbe aperto a discese che avrebbero fatto capitolare il mercato velocemente verso nuovi minimi. Al momento l’impostazione è ancora tendenzialmente rialzista anche se i mercati sembrano pronti a scendere da questi livelli, come se fossero in cerca di un’occasione interessante per vendere tutto il prima possibile.

Una buona scusa per vendere rischio sarebbe la prossima riunione della Fed prevista il 22 marzo, un’ottima occasione per vedere dei mercati su nuovi massimi essere venduti in modo forte per preparare il terreno a un crollo che avverrà solamente dopo, in conseguenza dell’aumento dei tassi e di un automatico aumento del tasso di disoccupazione, vero e proprio segnale di un indebolimento del mercato azionario.

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