Terza guerra mondiale: perché dopo le dichiarazioni di Putin è più vicina

Giorgia Bonamoneta

21 Settembre 2022 - 20:50

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La Terza guerra mondiale è dietro l’angolo? Le dichiarazioni di Putin, tra sostegno al referendum nel Donbass e mobilitazione parziale, fanno presagire un’escalation. Ecco cosa sta succedendo.

Terza guerra mondiale: perché dopo le dichiarazioni di Putin è più vicina

Vladimir Putin ha annunciato la mobilitazione parziale e questa avvicinerà ancora di più il rischio di una guerra totale tra Russia e Stati Uniti. Lo scenario in Russia è quello del fallimento dell’operazione speciale in Ucraina. La mobilitazione parziale ne è la conferma. Infatti non rappresenta soltanto un’escalation delle operazioni militari, ma consegna alla cronaca un esempio di debolezza È un’ammissione implicita, scrive Il Post, che la strategia militare seguita finora è stata deludente, se non addirittura fallimentare.

Con la mobilitazione parziale Putin ha annunciato la mobilitazione, cioè il richiamo, di 300.000 riservisti. Le prime lettere sono già arrivata a destinazione e molti stanno tentando di fuggire dalla Russia via cielo e via terra, il lunghe code chilometriche verso la Finlandia e altri confini. Chi invece è sceso in piazza per manifestare contro tale decisione è stato arrestato, con la prospettiva di almeno 15 anni di carcere.

La mobilitazione parziale, cioè il richiamo di riservisti, era stato neanche 10 giorni smentito, poiché la Russia sosteneva che la campagna militare in Ucraina stava procedendo secondo i piani. Tanto che ancora si descrive l’offensiva russa come vittoriosa, con appena 6.000 soldati russi morti rispetto ai 150.000 ucraini. Secondo fonti esterne occidentali il numero di morti e feriti dell’esercito russo corrisponderebbe in realtà a metà delle forze dispiegate, ovvero tra i 70 e gli 80.000 uomini.

La Terza guerra mondiale o l’utilizzo di armi nucleari nel conflitto non sono una certezza, ma le dichiarazioni di Putin, così come la necessità di portare a casa a ogni costo una vittoria non solo militare, ma anche politica, rischiano di avvicinare sempre di più il conflitto attuale a un tragico scenario. Le dichiarazioni del portavoce del Cremlino sull’attuazione della Dottrina di Mosca sono un altro segnale, in risposta alle affermazioni di Joe Biden, del livello di tensione raggiunto tra gli schieramenti non solo sul territorio, ma anche sullo scacchiere internazionale.

La mobilitazione parziale ci avvicina alla terza guerra mondiale?

La mobilitazione parziale annunciata da Vladimir Putin, così come le dichiarazioni fatte in questi ultimi giorni, rappresentano un’escalation militare piuttosto grave. Sono i segnali di una crisi economica, politica e militare difficile da controllare, soprattutto quando la promessa era quella di un’operazione speciale rapida e indolore. L’immagine della Russia imbattibile si è andata a sgretolare giorno dopo giorno e la controffensiva Ucraina è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.

La campagna militare di Putin ha fin dall’inizio presentato problemi. La prova sono le grosse perdite subite e taciute, ma anche i problemi di logistica riscontrati nel corso dei mesi, nonché quelli di approvvigionamento e manutenzione dei mezzi e delle armi. Il richiamo di riservisti è un’ammissione di debolezza, perché se il meglio delle forze militari russe sono già state utilizzate fino a ora senza ottenere la vittoria, cosa potranno fare 300.000 soldati richiamati dal congedo permanente e che non partecipano ad attività militari da tempo?

L’annessione del Donbass è un rischio concreto per la guerra globale

Nello stesso discorso nel quale annuncia la mobilitazione dei riservisti, Vladimir Putin ha introdotto l’argomento che maggiormente fa pensare al rischio di un’escalation militare globale. Sostenendo il referendum nel Donbass per l’annessione alla Russia, Putin sta mettendo dei paletti. Attaccare la regione del Donbass dopo il referendum, il cui risultato è pilotato e scontato, vorrebbe dire attaccare un territorio annesso alla Russia. In quel caso Mosca potrebbe rispondere anche con l’utilizzo di armi nucleari.

La dottrina militare della Federazione Russa lo esplicita chiaramente. In caso di aggravamento del conflitto l’intervento dei paesi occidentali, tra cui Regno Unito e Stati Uniti risulta inevitabile.

La fuga dei russi dalla guerra: voli bloccali, km di auto e proteste

Le dichiarazioni di Putin hanno avuto un effetto di risveglio da quella che era una martellante propaganda di vittoria e grandi azioni di liberazione. All’arrivo della lettera di richiamo in molti hanno tentato la fuga, tanto che al momento i voli sono tutti occupati, ci sono 35 km di coda verso la Finlandia, tentativi di fuga verso altri confini e proteste per le strade.

La Russia ha raccontato una storia, ma le persone non vogliono combattere una guerra che non comprendono e che invece temono. I 300.000 riservisti richiamati potrebbero non apportare differenze nel conflitto, se non causare ulteriori morti al proprio schieramento. Questa realtà ha portato le persone a protestare in strada, nelle piazze e da questa mattina sono già stati oltre 200 i fermati e gli arrestati. Lo slogan rilanciato durante le manifestazioni spontanee contro Putin suonano con cori come: “Putin in trincea ci vai tu”. Intanto la fuga sembra essere bloccata per tutti gli uomini tra i 18 e i 65 anni, che devono rimanere a disposizione della chiamata alle armi.

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