Tassi di interesse alti? Ecco perché sono un problema

David Pascucci

04/10/2022

04/10/2022 - 09:15

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L’aumento dei tassi di interesse potrebbe rappresentare un problema per le attività di trading e non solo. Vediamo insieme il perché

Tassi di interesse alti? Ecco perché sono un problema

Negli ultimi mesi le banche centrali di tutto il mondo occidentale hanno aumentato in modo molto forte i tassi di interesse, per correre ai ripari rispetto a quanto fatto negli anni precedenti sul fronte delle loro normali attività di controllo dell’economia e della finanza.

Vediamo insieme in che modo l’aumento dei tassi di interesse, ossia l’aumento del costo del denaro, sia un problema per i mercati finanziari, come questo crei un effetto a cascata sull’economia reale e l’effetto che una dinamica dei tassi di interesse al rialzo ha sui mercati e sul consumatore finale.

Perché si alzano i tassi di interesse?

Come già affrontato in precedenza, i tassi di interesse rappresentano il costo del denaro stabilito dalle banche centrali per regolare il livello dei prezzi. Il compito di una banca centrale è quello di monitorare, controllare e regolare il più possibile il livello dei prezzi, ossia il livello dell’inflazione.

Ogni banca centrale ha un suo livello di inflazione “preferito”, il migliore aumento del livello dei prezzi che genera stabilità e crescita allo stesso tempo, un vero e proprio “tasso di inflazione target”. Il compito delle banche centrali è quindi quello dell’inflation targeting, ossia di fare in modo che l’inflazione raggiunga i livelli più prossimi possibili a questo tasso target.

Per la Bce (Banca Centrale Europea) e per la Federal Reserve (Banca Centrale Americana), il tasso target è pari o prossimo al 2%. Stabilito il tasso di inflazione ottimale, si procede all’analisi degli strumenti utilizzati per avvicinare l’inflazione al target. Tali strumenti fanno in modo che l’inflazione sia influenzata in modo più o meno diretto dalla liquidità in circolo: più liquidità circola, più l’inflazione è portata a salire, viceversa, con un calo di liquidità, l’inflazione sarà portata a ridursi nel corso del tempo.

Cosa fare quindi per ridurre l’inflazione tramite il controllo della liquidità? La banca centrale in questo caso metterà in atto una politica economica “restrittiva”, ossia facendo in modo che si riduca la liquidità circolante per mezzo di un aumento del “costo del denaro”.

Il primo stratagemma utile a questo scopo è provocare un aumento dei tassi di interesse, al fine di incrementare il costo affrontato dalle banche che chiedono liquidità alla Bce. Liquidità che poi verrà immessa nel sistema tramite investimenti sui mercati finanziari e tramite prestiti e mutui. In estrema sostanza, un aumento dei tassi di interesse corrisponde a una diminuzione della liquidità che porta a sua volta meno “benzina” al sistema economico. Questa frenata del sistema economico dovrebbe portare al tanto sperato arresto dell’inflazione, e al calo dei prezzi.

Passiamo quindi a vedere come tutto questo incide sulla situazione attuale e come, in linea teorica, le cose dovrebbero andare.

Gli effetti sui mercati

Abbiamo detto che una diminuzione di liquidità porta meno “benzina” alla macchina economica, che subisce un rallentamento. Il primo settore a risentirne è quello finanziario, a diretto contatto con il tasso di interesse.

Facciamo un esempio concreto prendendo come riferimento la situazione in Europa: la Bce alza i tassi di interesse, gli euro che le banche europee dovranno prendere dalla Bce inizieranno a costare di più. Le banche richiederanno quindi solo la liquidità necessaria per mandare avanti la macchina economica, l’unico modo per andare a “risparmio”, smettendo di investire e spendere.

Il primo vero capro espiatorio di questa manovra è il mercato finanziario a livello globale. Diminuiscono gli investimenti che hanno reso molto in precedenza e si cerca di allocare il denaro verso settori che potrebbero proteggere ulteriormente il capitale posseduto. Il settore ad alto rischio viene venduto, quindi il mercato azionario è quello che viene colpito per primo, a favore di mercati che fino a quel momento erano stati visti come “poco profittevoli” e che ora considerati settori interessanti in ottica di protezione del capitale.

In questi casi si dice: «cash is the king», quindi tutti i prodotti che rappresentano qualcosa di facilmente liquido e negoziabile sono visti come asset poco rischiosi, in primis mercato valutario e mercato obbligazionario (titoli di Stato). Quindi, con un aumento dei tassi di interesse, gli investitori liquidano ciò che ora è rischioso e cercano di proteggersi da eventuali riduzioni di liquidità.

Cosa succede in questo momento storico

In questo momento storico c’è un enorme problema rappresentato dall’inflazione è prossima al 9% in Ue, Usa e Uk, ben oltre i target delle banche centrali.

Questo porta a una riduzione della liquidità innaturale, così come è stato innaturale il mondo finanziario negli ultimi anni. Il motivo risiede nel fatto che l’inflazione è stata a livelli prossimi allo 0% fino al periodo prepandemia. Dal 2010 in poi, dopo la crisi dei sub-prime negli Usa, il mondo ha visto una forte riduzione di liquidità, che ha portato le banche centrali dapprima a diminuire fortemente i tassi di interesse e poi, altro strumento a disposizione delle banche centrali, comprando titoli di Stato tramite dei programmi d’acquisito.

Spieghiamo meglio quest’ultimo passaggio: le banche centrali, dato che avevano i tassi di interesse allo 0%, per aumentare l’inflazione hanno alimentato il circuito economico finanziando gli Stati tramite l’acquisito di titoli di Stato. Questo ha portato a un forte aumento dei prezzi di questi titoli che ora, al 2022, sono visti come rischiosi in quanto non rendono più nulla e non proteggono da alcun rischio. In questo contesto, quindi, oltre al mercato azionario, rischioso per definizione, è visto come rischioso un mercato che per sua natura proteggeva proprio dai rischi, ossia il mercato obbligazionario.

La situazione attuale vede quindi forti vendite su ambo i mercati (azionario e obbligazionario), lasciando agli investitori il Forex come unico mercato su cui operare. In questo contesto, tuttavia, anche il Forex risulta sbilanciato a favore del dollaro americano, unica valuta che risulta essere acquistata a livello globale, un panorama che prevede forti rischi per le altre valute presenti.

Il mercato del credito

Arriviamo al consumatore finale. Se le banche pagano più il denaro che dovranno prestare, su chi scaricheranno questi costi? Sul consumatore finale che chiederà prestiti, finanziamenti e mutui. Tutte le rate costeranno di più in futuro e un aumento del costo del denaro porterà ad alzare ancor di più i prezzi di questi prestiti e dei pagamenti a rate, bloccando di fatto l’economia. Una situazione che dovrebbe poi portare a una riduzione dell’inflazione con quello che potremmo definire un «hard landing», ossia un atterraggio pesante e pericoloso dove a pagare sarà proprio il consumatore finale.

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