Stop per auto benzina e diesel dal 2035: un compromesso alla base della conferma UE

Chiara Esposito

29 Giugno 2022 - 12:24

condividi

Per restare competitiva e sostenibile l’UE chiede uno sforzo all’Italia. L’accordo dei ministri dell’Ambiente è il primo passo negli accordi green dell’Unione.

A inizio giugno si è parlato molto della proposta della Commissione Europea di mettere al bando la vendita di tutte le automobili a motore termico, diesel e benzina, a partire dal 2035. Ebbene, l’iter burocratico tra procedendo e nella notte tra il 28 e il 29 dello stesso mese i ministri dell’ambiente dei 27 Stati membri dell’Unione europea si sono riuniti a Lussemburgo e hanno raggiunto un accordo su cinque delle proposte del pacchetto ’Fit for 55’.

In questo progetto sono inserite le progettualità volte a combattere i cambiamenti climatici nell’ottica del raggiungimento della neutralità per le emissioni di Co2 entro i prossimi 13 anni.

Nella votazione dei ministri però sono emersi anche gli interessi contrastanti di cui gli Stati sono portatori e, tra le frizioni, si annovera l’intento di revisione portato avanti dall’Italia. Le tematiche sollevate dal ministro Cingolani hanno così portato la ridefinizione parziale degli equilibri con la sottoscrizione di accordi più morbidi ma solo per uno dei settori strategici dell’industria automotive nostrana.

La palla ora passa ai membri del Parlamento europeo ma, in attesa della stesura dei testi di legge che regolamenteranno questa materia, facciamo il punto sulle prospettive future della mobilità europea.

Cosa accadrà da qui al 2035?

Gli sviluppi sul caso sono lenti ma costanti. Il pacchetto di misure nella sua complessità era infatti stato presentato dalla Commissione europea il 14 luglio 2021 e da sempre ha l’obiettivo di ridurre a livello europeo le emissioni nette di gas serra di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990 e di raggiungere la neutralità climatica nel 2050.

La misura che inizia a concretizzarsi grazie a questi accordi punta così punta al ridurre le emissioni di Co2 delle nuovi auto e dei nuovi furgoni entro il 2030 portandoli al 55% per le auto e al 50% per i furgoni. Entro il 2035 invece saranno fuori commercio i motori a combustione, sostituiti da quelli elettrici.

L’Italia tenta una frenata senza successo

Quando si toccando temi così delicati, gli interessi in gioco sono compositi e serve un bilanciamento tra le parti. In sede di discussione pertanto, su richiesta di paesi tra cui Germania e Italia, l’Ue-27 ha convenuto di considerare un futuro via libera per l’uso di tecnologie alternative come carburanti sintetici o ibridi plug-in.

L’Italia però ha anche chiesto di posticipare l’eliminazione dei motori a combustione dal 2035 al 2040 e fissare come obiettivo per le emissioni di CO2 al 2035 quello del 90%, anziché il 100% come proposto da Commissione europea ed Europarlamento. Lo ha fatto presentando un documento, la scorsa settimana (il 23 giugno) di concerto con Bulgaria, Portogallo, Romania e Slovacchia. Il testo è stato fatto circolare dal ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani in accordo con il ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti ma non ha raccolto adesioni sufficienti; i 5 Stati da soli non bastavano a raggiungere la quota di popolazione europea superiore al 35% richiesta come "quorum" in questi casi.

Un’eccezione alla regola che incontra i favori italiani però c’è stata ed è la proroga di cinque anni dell’esenzione dagli obblighi di Co2 concessa ai produttori cosiddetti ’di nicchia’, ovvero quelli che producono meno di 10.000 veicoli all’anno. Quella così approvata dai ministri europei dell’Ambiente è la clausola chiamata ’emendamento Ferrari’ poiché andrà principalmente a beneficio dei marchi del lusso.

In gioco anche interessi competitivi

A far muovere questi passi in avanti all’UE non è però soltanto l’attenzione e la sensibilità ai temi della sostenibilità e dell’emergenza climatica. Il ministro francese per la Transizione ecologica Agnes Pannier-Runacher in una recente dichiarazione ha messo in luce anche gli evidenti benefici economico-concorrenziali che l’Unione vorrebbe portare a casa:

"È una grande sfida per la nostra industria automobilistica una necessità di fronte alla concorrenza di Cina e Stati Uniti che hanno scommesso molto sui veicoli elettrici".

Contrariamente all’atteggiamento delle due superpotenze però l’Unione Europea necessità ancora di un passaggio chiave prima di poter procedere operativamente. Le misure così descritte e concordate a Lussemburgo devono ora essere negoziate dai membri del Parlamento europeo che dovranno raggiungere un accordo finale sui testi legislativi veri e propri.

Argomenti

© RIPRODUZIONE RISERVATA