Stipendi uguali e orario ridotto, la settimana corta può davvero arrivare in Italia? Cosa faranno le aziende

Stefano Rizzuti

6 Aprile 2023 - 12:32

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La settimana lavorativa di quattro giorni può davvero arrivare in Italia? Ecco cosa pensano i manager che gestiscono il personale nelle aziende e cosa può succedere.

Stipendi uguali e orario ridotto, la settimana corta può davvero arrivare in Italia? Cosa faranno le aziende

La settimana lavorativa corta, che passa da cinque a quattro giorni, può davvero arrivare in Italia? Finora la discussione sul tema è stata affrontata soprattutto a livello accademico e politico-sindacale, mentre sembra mancare il punto di vista delle aziende. Non una questione di poco conto.

Dopo la sperimentazione britannica, che prevedeva il 100% di stipendio a fronte dell’80% dell’orario di lavoro e con il risultato di un aumento della produttività, il tema è diventato centrale ovunque. Anche in Italia. L’esempio del primo grande test fa bene sperare dal punto di vista dei risultati. Ma ne seguirà un’applicazione diffusa anche in Italia?

Il dibattito per il momento è rimasto nelle stanze della politica, dei giornali e dell’ambiente accademico. Ma cosa pensano le aziende? Sarebbero davvero disposte ad accettare questo nuovo modello, con l’applicazione della settimana corta per i loro dipendenti?

Settimana corta, cosa ne pensano le aziende

Uno studio del Centro ricerche dell’Aidp, riportato dal Sole 24 Ore, prende in considerazione l’opinione sulla settimana corta di oltre mille manager delle risorse umane. Il 53% si dice completamente favorevole alla riduzione dell’orario a parità di stipendio. Un altro 40% è, invece, solo parzialmente favorevole. Ma a essere decisamente contrario è solo il 6%.

Tra i favorevoli, quasi l’80% ritiene che la settimana corta possa migliorare la conciliazione vita-lavoro, mentre circa il 50% pensa che possa aumentare il benessere psico-fisico dei dipendenti. Il 27%, infine, crede che la sua applicazione possa aumentare la motivazione dei lavoratori.

I problemi della settimana corta: dagli orari agli stipendi

I nodi da sciogliere, comunque, restano. Innanzitutto c’è il discorso dell’orario: bisogna fare lo stesso numero di ore in meno giorni o ridurre l’ammontare complessivo delle ore? E poi gli stipendi: resteranno uguali e, se sì, sarà un modello sostenibile per le aziende? Ancora, bisogna capire come compensare quell’eventuale 20% di orario lavorativo in meno.

Il nodo dell’orario: può davvero essere ridotto?

Una delle opzioni accanto alla riduzione delle ore settimanali, è quella di ricorrere alle ore in meno lavorate per la formazione. Eppure questo modello non è detto che venga accolta dalle imprese. L’esempio è quello del rinnovo del contratto del legnoarredo: le aziende si sono viste recapitare la proposta di Fillea, Femca e Feneal per sperimentare la riduzione orario da 40 a 38 ore a settimana.

Una proposta che prevedeva la conversione in Rol, sfruttando anche la banca ore, delle due ore in più. Vorrebbe dire circa 96 ore lavorate in meno l’anno, ovvero 12 giorni. E i dubbi delle imprese sono stati evidenti.

Settimana corta, la questione produttività

Un altro dei nodi da risolvere è quello della produttività. L’idea del modello applicato nella sperimentazione britannica (il 100-80-100) prevede che la produttività rimanga del 100% nonostante la riduzione all’80% dell’orario di lavoro, sempre con il 100% di stipendio.

In Italia, però, sembra difficile da applicare questo sistema perché il tema della produttività viene ritenuto difficile da affrontare. Per i manager del sondaggio, infatti, è complicato misurare la produttività. Il giuslavorista Luca Failla sottolinea che oggi bisogna rispettare i paletti del rendimento atteso dalle aziende sui dipendenti e l’unico modo per cambiare approccio è approntare un nuovo paradigma: le aziende non dovrebbero più comprare un lavoro per tot ore, ma dovrebbero giudicare il risultato dell’attività lavorativa.

Cosa può succedere sulla settimana lavorativa di 4 giorni

Secondo i manager è giusto aprire il dialogo sulla settimana corta in Italia. E hanno ben chiaro in mente quale sia la strada da seguire: iniziare a sperimentare. A ritenerlo corretto è il 62% dei direttori del personale delle aziende. Però bisogna prima affrontare uno scoglio fondamentale, a loro giudizio: quello della contrattazione. In particolare bisogna valutare l’approccio sui tre nodi principali: produttività, orario e salario.

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