“Rinnovo dei contratti con aumenti di stipendio e oltre 150mila assunzioni con il turn over”, come cambia la Pa nel 2023: l’intervista al ministro Zangrillo

Stefano Rizzuti

14/01/2023

14/01/2023 - 14:55

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Dagli stipendi al rinnovo dei contratti, dalle assunzioni al nuovo volto della Pa: l’intervista al ministro della Funzione pubblica Paolo Zangrillo.

“Rinnovo dei contratti con aumenti di stipendio e oltre 150mila assunzioni con il turn over”, come cambia la Pa nel 2023: l’intervista al ministro Zangrillo

Dal rinnovo dei contratti, con conseguenti aumenti di stipendio, alle risorse strutturali, passando per l’assunzione di oltre 156mila lavoratori grazie al turn over, il ministro della Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo mette a punto il suo piano per il futuro della Pa. Il responsabile della Funzione pubblica spiega in un’intervista a Money.it quali sono gli obiettivi per il 2023 e come cambierà volto la Pa nei prossimi mesi e anni.

Zangrillo ricorda che di recente sono già stati firmati i rinnovi dei contratti collettivi dei sanità, istruzione ed enti locali, ma ora si punta ad aiutare ulteriormente i lavoratori per evitare una perdita eccessiva del potere d’acquisto. Per farlo il ministro vuole rinnovare i contratti entro le scadenze, dopo l’aumento degli stipendi dell’1,5% introdotto con la legge di Bilancio.

Per i rinnovi sono riprese le trattative per il comparto istruzione e presto avverrà lo stesso per i medici. Ma c’è poi un altro importante capitolo, quello delle assunzioni: nel 2023 si prevedono 156mila nuovi ingressi, grazie al turn over, oltre a quelli previsti dal Pnrr, per dare un nuovo volto, più giovane, alla Pa.

Il rinnovo dei contratti degli statali è stato rinviato e dipenderà dall’andamento dell’economia: alla situazione attuale crede che sia davvero possibile arrivare al rinnovo entro la fine del 2023? Cosa serve affinché si possa anticipare facendo scattare gli aumenti nel 2024?

In appena due mesi dal mio arrivo come ministro della Funzione pubblica sono stati firmati i contratti collettivi nazionali di tre comparti fondamentali per il Paese come sanità, istruzione ed enti locali. Accordi attesi da tempo, che hanno introdotto benefici economici importanti per una platea di circa 2,2 milioni di dipendenti, l’85% del personale pubblico. L’aspetto economico, tanto più in un momento come l’attuale, è importante, ma non è l’unica novità: i contratti siglati innovano le regole sulla classificazione professionale e liberalizzano i percorsi di carriere, coniugando merito e formazione. L’interlocuzione e la collaborazione con le parti sociali e i sindacati proseguirà anche nel 2023: l’obiettivo è arrivare alle migliori soluzioni per i lavoratori che tengano conto del contesto economico generale in cui stiamo vivendo e della perdita progressiva del potere d’acquisto che penalizza, più di altri, il settore pubblico.

Per quest’anno avete introdotto una sorta di bonus dell’1,5% per compensare il mancato rinnovo: si tratta di una misura che potrebbe essere rinnovata anche per il 2024 se, come sembra possibile, non si arriverà prima al rinnovo dei contratti?

La legge di Bilancio ha messo in campo importanti misure a favore di famiglie e imprese. L’incremento dell’1,5% non era scontato, ma ho voluto fin da subito dare un segnale di attenzione al nostro personale, vero protagonista della macchina pubblica. Non si è trattato di una misura legata alla contrattazione, bensì alle esigenze pratiche delle famiglie che hanno dovuto fare i conti con i costi della crisi energetica e della crescente inflazione che ha segnato un rialzo dei prezzi. La strada che dobbiamo intraprendere è quella di percorsi che mirano a garantire risorse strutturali in grado di dare maggiore sicurezza e serenità ai lavoratori e alle loro famiglie. È questo l’impegno che mi sento di prendere con i 3,2 milioni di dipendenti del comparto pubblico. Lavorerò per raggiungere l’obiettivo in linea con le scadenze contrattuali.

Tra i rinnovi più importanti, in quanto settori particolarmente delicati, ci sono quelli della scuola e della sanità: non crede sia necessario intervenire al più presto per evitare il rischio che il pubblico, in questi settori, sia sempre meno attrattivo per i lavoratori?

In questi giorni sono riprese le trattative per la parte normativa, e una residuale parte economica, del contratto del comparto istruzione e ricerca. A breve dovrebbero partire quelle per i medici. La buona amministrazione esiste, ma rimane ancora troppo nascosta. Da ministro, in questi mesi, ho avuto modo di incontrare e apprezzare il valore di tante persone dalle grandi professionalità che si impegnano con motivazione nell’interesse della collettività. Stiamo lavorando a percorsi di selezione, di formazione e di valorizzazione professionale, anche in settori strategici come quello della formazione culturale e della salute, in grado di attrarre le migliori competenze. Vogliamo fare della Pa un’opportunità anche per le nuove generazioni. Non credo nella narrazione di una pubblica amministrazione arcaica, piegata su se stessa, non attrattiva. Anche per il 2023 sono previsti numeri importanti di nuovi ingressi nella pubblica amministrazione, prevediamo una grande partecipazione, soprattutto tra i giovani.

Nel 2022 ci sono state 150mila assunzioni nella Pa per il turn over: nel 2023 verrà confermata questa tendenza e con quali numeri per ingressi e turn over? Cercherete di favorire ulteriormente i pensionamenti per un maggior ricambio?

Anche per il 2023 prevediamo oltre 156mila nuove assunzioni per il turn over, in aggiunta a quelle previste per il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. A fine novembre, solo per fare un esempio, ho avviato le procedure per l’assunzione di oltre 11mila unità di forze di polizia e di vigili del fuoco. In legge di Bilancio abbiamo previsto risorse per la polizia penitenziaria, mille nuovi ingressi entro il 2026, ad esempio, 800 per il ministero di Giustizia, 520 per il ministero degli Esteri, 300 per quello dell’Agricoltura, solo per citare una parte. Un ricambio generazionale importante che darà un nuovo volto alla Pa.

Un’ultima domanda: si è parlato di Spid, qual è la sua posizione?

Lo Spid è lo strumento di identità digitale più diffuso che semplifica in modo sostanziale il rapporto con la pubblica amministrazione. Per capire la portata di questa modalità di accesso ai sevizi della Pa basta leggere i dati: nel 2022 sono state 6 milioni le identità digitali Spid rilasciate, che hanno così raggiunto i 33,5 milioni. Ma non solo Spid, anche Carta di identità elettronica (CIE), 7 milioni di carte rilasciate, servizi digitali come PagoPa, 332 milioni di transazioni eseguite, AppIo, scaricata 32 milioni di volte. Il panorama dei servizi digitali si è allargato enormemente in questi ultimi anni e gli italiani hanno colto le opportunità di queste innovazioni, che vanno salvaguardate superando le criticità mostrate sino ad ora per renderle accessibili a tutti, anche a chi è meno abituato a confrontarsi con la tecnologia. Il nostro obiettivo è quello di migliorare ulteriormente il rapporto tra pubbliche amministrazioni, cittadini e imprese utilizzando servizi digitali sempre più all’avanguardia, sicuri e facilmente utilizzabili. Per questo vogliamo ampliare gli strumenti a disposizione dei nostri utenti, armonizzare eventualmente le identità digitali esistenti, sempre nell’ottica di una maggiore digitalizzazione e semplificazione per aumentare il grado di soddisfazione e la qualità dei servizi resi.

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