Stipendi, pensioni e bollette: cosa c’è nel Def appena approvato

Simone Micocci

11 Aprile 2023 - 20:17

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Il governo Meloni ha approvato il Def per il triennio 2024-2026. Annunciato un nuovo aumento degli stipendi, riforma Irpef solo nel 2024. Niente da fare per il superamento della legge Fornero.

Stipendi, pensioni e bollette: cosa c’è nel Def appena approvato

È stato approvato dal Consiglio dei ministri il Documento di economia e finanza per il triennio 2024-2026.

Con il via libera al testo del documento programmatico vengono sciolti i dubbi rispetto ad alcuni punti del programma di governo, in particolare su cosa succederà nei prossimi mesi. In particolare, viene fatta chiarezza su come verrà speso il tesoretto di 3 miliardi, mettendo di fatto la parola fine alle speranze di coloro che speravano in una riforma delle pensioni che potesse portare al superamento della legge Fornero: non sarà così, almeno per quest’anno, visto che le risorse risultanti dal Def verranno spese per il taglio del cuneo fiscale, comportando di fatto un nuovo aumento degli stipendi dopo quanto già fatto dalla scorsa legge di Bilancio.

A tal proposito, vediamo cosa c’è - e cosa no - nel Documento di economia e finanza approvato dal Consiglio dei ministri nella serata di martedì 11 aprile 2023.

Le stime di crescita del Def

Buone notizie per l’economia italiana: il prodotto interno lordo quest’anno crescerà dell’1% su base programmatica, mentre per il 2024 è attesa una crescita dell’1,5%.

Come spiegato dal ministero dell’Economia, nello scenario tendenziale per il Pil è prevista una crescita dello 0,9% nel 2023 e dell’1,5% per il prossimo anno. Per quanto riguarda l’indebitamento netto vengono mantenuti gli obiettivi già indicati nel documento dello scorso novembre: confermato quindi il 4,5% per il 2023, mentre si scenderà al 3,7% nel 2024 e a 3 milioni nel 2025, fino ad arrivare a 2,5 miliardi di euro nel 2026.

Il vantaggio è che per il momento la stima di deficit tendenziale è pari al 4,35% per l’anno in corso, al di sotto di quello che è l’obiettivo prefissato: ciò permette di recuperare un tesoretto di circa 3 miliardi di euro che il governo Meloni potrà utilizzare per le riforme.

Soldi comunque non sufficienti per approvare tutti i punti del proprio programma, ragion per cui nella maggioranza è stata necessaria una scelta che, come appena ufficializzato, premia un nuovo taglio al cuneo fiscale.

Anche perché un atteggiamento prudente è necessario alla luce di un quadro economico-finanziario che rimane incerto e rischioso a causa di:

  • guerra in Ucraina;
  • tensioni geopolitiche elevate;
  • rialzo dei tassi d’interessi;
  • affiorare di localizzate crisi nel sistema bancario e finanziario internazionale.

Alla luce di ciò, ecco quali sono le scelte certificate dal Def.

Via libera al nuovo aumento degli stipendi

Il tesoretto di oltre 3 miliardi, a valere sull’anno in corso, verrà destinato al taglio dei contributi sociali a carico dei lavoratori dipendenti con reddito medio-bassi. Si seguirà quindi l’esempio di quanto già fatto con la legge di Bilancio 2023, con la quale sono stati introdotti gli sgravi contributivi del 2% (per gli stipendi inferiori a 2.692 euro) e del 3% (laddove la retribuzione risulti inferiore a 1.923 euro).

Non è dato sapere di quanto per il momento, quel che è certo è che per il taglio del cuneo fiscale non bisognerà attendere molto visto che verrà effettuato con un provvedimento “di prossima attuazione. Il tutto al fine di sostenere il potere d’acquisto delle famiglie e allo stesso tempo, come spiegato dal ministro Giorgetti, “contribuire alla moderazione della crescita salariale contro una pericolosa spirale salari-prezzi”.

E nel 2024 revisione delle aliquote Irpef

Il taglio al cuneo fiscale sarà quindi l’ennesimo step di quello che è il piano del governo Meloni di ridurre le tasse sugli stipendi. Ce ne sarà un altro nel 2024, quando scatterà la revisione delle aliquote Irpef - di cui ne beneficeranno anche pensionati e lavoratori autonomi - con il passaggio da quattro a tre scaglioni.

Non è chiaro però se e dove verranno reperite le risorse: a tal proposito, è possibile che le coperture dovranno essere recuperate dalla stessa riforma, dovendo così ridimensionare il progetto iniziale con vantaggi inferiori rispetto a quelle che erano le attese (qui le ultime stime).

Bollette, confermati gli sconti

A margine del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni ha confermato che le misure per il contrasto al caro bollette non sono finite qui. Si tratta, infatti, ancora di una priorità visto che specialmente dopo l’estate non è da escludere una nuova impennata dei prezzi: ragion per cui gli sconti per famiglie e imprese verranno rinnovati anche nella seconda parte dell’anno.

E dal 2024 nuovi bonus per le famiglie

Un dato che preoccupa il governo riguarda la bassa percentuale di natalità nel nostro Paese. Ecco perché, ha assicurato la presidente del Consiglio, nella prossima legge di Bilancio ci saranno interventi mirati a contrastare il calo demografico.

Multe contro gli eco attivisti

Pugno duro per chiunque distrugga, disperda, deteriori, o comunque renda inservibili beni culturali: viene introdotta infatti una multa che va dai 20 ai 60 mila euro, oltre ad altre sanzioni amministrative accessorie.

Sanzioni che richiamano agli eco attivisti che ultimamente si sono resi protagonisti di gesti di protesta che hanno colpito beni culturali, i quali in futuro rischiano di pagare severamente laddove situazioni come quella di Palazzo Vecchio dovessero ripetersi.

Riforma del mercato dei capitali

Sempre durante il Consiglio dei ministri è stata posta l’attenzione sulla riforma del mercato dei capitali. L’obiettivo è semplificarne l’accesso e prevedere nuove regole che possano dare un’ulteriore spinta alle piccole e medie imprese.

E le pensioni?

Niente da fare invece per la riforma delle pensioni: difficile che possa esserci il superamento della legge Fornero in un contesto in cui le risorse rischiano di non essere sufficienti neppure per la riforma dell’Irpef. A questo punto salgono le quotazioni della conferma per un altro anno di Quota 103, rimandando poi qualsiasi discorso in merito al 2024 (per l’anno successivo).

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