In smart working maturano le ferie?

Isabella Policarpio

3 Giugno 2021 - 11:13

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Ferie per i lavoratori in smart working: cosa prevede la normativa in Italia riguardo alla loro maturazione e retribuzione.

In smart working maturano le ferie?

I lavoratori in smart working hanno diritto alle ferie come tutti gli altri? E se sì, quanti giorni di ferie e permessi retribuiti spettano? L’utilizzo massivo del lavoro agile a causa dell’emergenza Covid ha cambiato le abitudini di migliaia di lavoratori ma, precisiamo, non altera in alcun modo la fruizione delle ferie, dei permessi e dei congedi.

Quindi chi lavora in smart working da casa matura la quantità di ferie indicata nel CCNL di categoria o negli accordi contrattuali con l’azienda datrice, proprio come se fosse in ufficio.

Non c’è nessuna differenza tra dipendenti in sede e dipendenti in smart working in merito alla possibilità di usufruire delle ferie retribuite, e ciò vale sia nel lavoro pubblico che privato. Le ferie, infatti, sono un diritto costituzionalmente garantito (all’articolo 36) per il recupero psicofisico e per permettere al dipendente di trascorrere del tempo con la propria famiglia.

Per questa ragione i giorni di astensione retribuiti non possono essere negati durante lo smart working, ma vanno concordati con il datore di lavoro.

Normativa ferie per chi è in smart working

Tra i dubbi più comuni dei lavoratori in smart working c’è quello che attiene alla maturazione delle ferie. Alcuni, infatti, sono portati a pensare che il fatto di stare a casa faccia maturare meno ferie rispetto a quanto stabilito dal contratto, ma non è così.

Chi lavora da casa ha diritto allo stesso trattamento - economico e non solo - di chi lavora in presenza: ferie, permessi, malattie, tutela contro gli infortuni, maternità e ogni altro aspetto previsto dalla contrattazione collettiva. Lo prevede la legge n. 81/2017 che disciplina gli aspetti generali del lavoro agile.

I periodi di assenza obbligatoria (ad esempio a causa di malattia e gravidanza) contano ai fini del calcolo delle ferie mentre non contano i giorni di congedo parentale, malattia o infortunio sul lavoro superiori al periodo di comporto, permessi e aspettative non retribuiti e periodi di cassa integrazione a zero ore.

In altre parole, la busta paga di un lavoratore in smart working risulterà identica a quando svolgeva le mansioni in ufficio. Unica eccezione i buoni pasto: la giurisprudenza è concorde nel ribadire che chi lavora da casa non ha automaticamente diritto ai buoni, ma ciò non toglie che il datore - se lo ritiene opportuno - possa concederli anche ai dipendenti a casa.

Meno fortunato chi è in cassa integrazione; in questo caso ferie e permessi maturano:

  • nella misura prevista dal CCNL applicato dall’azienda in caso cassa integrazione a orario ridotto;
  • non maturano se il dipendente è in cassa integrazione a zero ore, a meno che il periodo di astensione totale dal lavoro non sia durato meno di 15 giorni del calendario del mese di riferimento.

Smart working e ferie obbligate

Esperti ed autorità sanitarie invitano a sfruttare il più possibile lo smart working per ridurre il numero di dipendenti in ufficio e limitare gli spostamenti sui mezzi pubblici. Infatti nel settore privato sarà possibile usufruire dello smart working senza accordo fino al 30 settembre 2021, come confermato dal decreto Sostegni.

In più occasioni si è ribadito che le aziende non possono “forzare” i dipendenti ad andare in ferie per evitare il lavoro da casa, una pratica di cui purtroppo si è abusato durante la prima ondata della pandemia.

Significa che i datori di lavoro possono attingere alle ferie pregresse, alla banca ore e alla rotazione del personale solo per comprovate esigenze organizzative e quando non sia possibile sfruttare il lavoro agile. Altrimenti obbligare i dipendenti ad andare in ferie è una pratica vietata dalla legge.

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