Silicon Valley Bank: cosa sta succedendo, prime conseguenze e scenari futuri

Alessandro Nuzzo

14 Marzo 2023 - 14:37

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Dopo il fallimento della banca americana le borse europee sono colate a picco ma gli analisti ritengono non ci siano pericoli imminenti.

Silicon Valley Bank: cosa sta succedendo, prime conseguenze e scenari futuri

Lo scorso venerdì 10 marzo la Silicon Valley Bank, è stata dichiarata fallita con la Federal deposit insurance corp, l’autorità di regolamentazione della California, che ne ha preso il controllo dei depositi costituendo una nuova banca in cui far confluire tutti gli asset: la Deposit Insurance National Bank di Santa Clara.

Il fallimento di una delle 20 banche più importanti degli Stati Uniti ha creato un certo allarmismo non solo negli Stati Uniti ma anche in Europa con il timore di un effetto contagio. La reazione lunedì ad apertura delle borse è stata preoccupante: le borse europee in un solo giorno hanno bruciato 291 miliardi. La borsa di Milano è stata maglia nera chiudendo la giornata con un -4%.

Già oggi martedì le principali piazze europee stanno reagendo bene confermando la tesi di numerosi analisti ed esperti che ritengono l’Europa fuori pericolo contagio dal fallimento della Svb.

Negli Stati Uniti il governo americano si è mosso in maniera molto rapida e decisa, soprattutto garantendo totalmente i depositi ai clienti della banca californiana. Una decisione necessaria per evitare il propagarsi della crisi.

Perché la Silicon Valley Bank è stata dichiarata fallita

La Silicon Valley Bank è stata fondata nel 1982 da Bill Biggerstaff e Robert Medearis durante una partita di poker. Il suo primo ufficio è stato aperto nel 1983 in North First Street a San Jose. L’idea era quella di supportare e guadagnare sulla crescita delle grandi aziende tech della Silicon Valley. La società si è concentrata sul prestito a società tecnologiche e su servizi di private banking per individui con un patrimonio netto elevato.

Nel corso degli anni grazie ad acquisizioni e cessioni profittevoli è diventata un colosso mondiale con uffici a Londra, Hong Kong, Pechino, Shangai, Francoforte, 8.500 dipendenti e 211 miliardi di dollari di asset totali. È considerata la più grande banca della Silicon Valley e il 16° gruppo bancario degli Stati Uniti.

La crisi è iniziata a seguito di alcuni investimenti errati che hanno portato alla banca un buco da circa 2 miliardi di dollari. Per tentare di coprire la perdita ha tentato di emettere azioni pari a 2,2 miliardi di dollari ma il tentativo è stato vano perché gli investitori non hanno accettato.

Ad accelerare la caduta anche la decisione di alcune società di venture capital che hanno consigliato alle aziende in portafoglio di ritirare i soldi dall’istituto. Questo si è tramutato nel giro di 48 ore in una fuga di massa degli investitori. I titoli della banca quotati alla borsa di Wall Street nella giornata di venerdì hanno perso il 62% del loro valore.

In serata è arrivata la decisione dell’autorità di regolamentazione della California che ha chiuso la Silicon Valley Bank autorizzando il trasferimento degli asset in una nuova banca, la Deposit Insurance National Bank di Santa Clara. I clienti assicurati potranno accedere ai propri fondi a partire dalla mattina di lunedì 13 marzo. Tutti gli altri potranno avere accesso a un dividendo dei depositi, entro la prossima settimana.

Cosa sta accadendo negli Stati Uniti

Nel momento in cui si è visto che la Silicon Valley Bank era in pesante difficoltà, la Federal deposit insurance corp, l’autorità di regolamentazione della California, ha agito in modo rapido assumendo il controllo degli asset dell’istituto facendoli confluire in una nuova banca appena creata, la Deposit Insurance National Bank di Santa Clara. Il governo degli Stati Uniti ha annunciato diverse misure per ripristinare la fiducia nel sistema bancario statunitense garantendo l’accesso al proprio denaro ai clienti di Silicon Valley Bank praticamente da subito.

Operazione fatta per evitare l’aggravarsi della situazione e non ripetere lo stesso errore commesso nel 2008 quando si lasciò fallire la Lehman Brothers imponendo grossi costi ai suoi creditori causando un effetto domino anche in Europa. Quest’operazione costerà però parecchi soldi al governo americano.

Al momento però sono diverse le società che sono rimaste coinvolte nel crack e che hanno rivelato di avere milioni o miliardi di dollari bloccati nei conti della banca fallita. Nonostante l’amministrazione Biden ha assicurato i soldi a tutti i creditori, il timore è crescente.

Borse a picco in Europa ma gli esperti restano tranquilli

La più grande preoccupazione si sta vivendo in Europa dove sono in molti ad avere timore di un possibile effetto contagio sui mercati del vecchio continente. Non a caso lunedì, prima giornata dopo la notizia del fallimento, le borse delle principali piazze europee sono colate a picco con Milano maglia nera. Martedì le cose sembrano già migliorare.

Sia dalle istituzione che dai massimi esperti stanno arrivando numerose rassicurazioni sull’assenza di pericoli per l’Europa. Questo soprattutto per due ragioni. La prima per la maggiore severità e prudenza delle Autorità di Vigilanza. A fare la differenza è l’applicazione delle regole di Basilea 3 su liquidità, concentrazione dei rischi e patrimonio. Queste regole sono molti rigide e stringenti in Europa mentre negli Stati Uniti alcune banche regionali non sono obbligate a rispettarle e questo le espone a maggiori rischi e incapacità di far fronte agli imprevisti.

Un’altra ragione risiede nel modello su cui si basava la Silicon Valley Bank esclusivamente su startup tecnologiche. Un modello ad oggi non replicato da nessun istituto in Europa.

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