La siccità sta sconvolgendo l’economia in Europa

Violetta Silvestri

10 Agosto 2022 - 12:17

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La siccità eccezionale che sta colpendo l’Europa comincia ad avere un impatto economico pesante. Dal commercio fluviale fino all’agricoltura, nel vecchio continente il clima aggrava la crisi.

La siccità sta sconvolgendo l’economia in Europa

Non solo guerra in Ucraina, rinuncia al gas russo, inflazione galoppante e politica aggressiva della Bce: la crisi economica in Europa ha anche un’altra matrice, la siccità.

Se è vero, infatti, che il cambiamento climatico è un disastro a 360°, una evidenza di un allarme di così ampia portata è proprio lo sconvolgimento in corso nei territori europei. L’aridità straordinaria e il caldo torrido da record stanno prosciugando i fiumi del vecchio continente.

Le ripercussioni commerciali ed economiche di tali cambiamenti ambientali sono già in corso: perché la ripresa dell’Ue ha sempre più ostacoli. Anche a causa del clima.

In Europa i fiumi evaporano. E così anche la ripresa economica

Nel bel mezzo di un’estate arida che ha stabilito record di caldo in tutta Europa, i fiumi del continente stanno evaporando. Lo ricorda un’analisi di Bloomberg, mettendo nuovamente in correlazione i cambiamenti climatici con l’economia.

Il Reno, per secoli un pilastro delle economie tedesca, olandese e svizzera, è destinato a diventare praticamente impraticabile in un punto chiave alla fine di questa settimana, ostacolando i carichi di diesel e carbone. Anche il Danubio è intasato, mettendo a rischio il commercio di grano.

In tutta Europa, i trasporti sono solo uno degli elementi del commercio fluviale che è stato sconvolto dai cambiamenti climatici. La crisi energetica della Francia è peggiorata anche perché il Rodano e la Garonna sono troppo caldi per raffreddare efficacemente i reattori nucleari e il Po italiano è troppo basso per irrigare le risaie.

I fiumi e i canali del continente trasportano più di 1 tonnellata di merci all’anno per ogni residente dell’Ue e contribuiscono con circa 80 miliardi di dollari all’economia della regione proprio come via di trasporto, secondo i calcoli basati sui dati Eurostat.

Secondo Albert Jan Swart, economista dei trasporti presso ABN Amro Bank NV, si prevede che le cattive condizioni meteorologiche trascineranno le economie della regione molto più in basso di quanto accaduto nel 2018, quando problemi con il Reno si sono tradotti in una perdita di 5 miliardi di euro.

“La capacità per il trasporto interno sarà gravemente limitata fintanto che non ci sarà molta pioggia nell’area”, ha affermato. “Si aggiungono anche i danni causati in Germania dai prezzi elevati dell’elettricità. Parliamo di miliardi”.

Il Reno, il fiume più importante d’Europa, svolge un ruolo chiave nell’aiutare a trasportare più carbone alle centrali elettriche tedesche e, quindi, a compensare l’impatto della stretta russa sulle forniture di gas.

Il corso d’acqua è anche il fulcro della rete europea delle vie navigabili interne. Il fiume, che è collegato al Danubio tramite un canale, scorre per circa 800 miglia attraverso le zone industriali svizzere e tedesche prima di sfociare nel Mare del Nord nel trafficato porto di Rotterdam nei Paesi Bassi. È quasi insostituibile per alcune aziende.

L’allarme fiumi è esteso. Nella pianura padana, sede di circa il 30% della produzione agricola del paese, il caldo torrido e le condizioni eccezionalmente siccitose hanno danneggiato la produzione di mais e girasole e hanno costretto i coltivatori di riso a tagliare le piantagioni dopo che il Po è sceso al livello più basso degli ultimi 70 anni.

Mantenere il Danubio navigabile è fondamentale per l’approvvigionamento energetico poiché le chiatte portano carbone per alimentare i generatori quando la produzione degli impianti idroelettrici sta soffrendo, ha affermato il ministro delle Infrastrutture serbo Tomislav Momirovic.

L’amara ironia è che i corsi d’acqua sono una parte fondamentale degli sforzi dell’Ue per combattere il cambiamento climatico. Nei suoi piani di transizione verde, la Commissione europea punta a un aumento del 25% dei trasporti per vie navigabili interne e marittimi a breve distanza entro il 2030.

Considerando l’attuale contesto, l’Europa potrebbe davvero perdere le sfide ecologica e della ripresa economica nei prossimi anni.

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