Riunione Fed oggi, 22 marzo: cosa aspettarsi, tra tassi più alti e instabilità finanziaria

Violetta Silvestri

22 Marzo 2023 - 08:35

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Riunione Fed 22 marzo molto attesa: Powell proseguirà con il rialzo tassi aggressivo, o prenderà una pausa per paura di uno shock finanziario? Cosa aspettarsi sul meeting che può scuotere i mercati.

Riunione Fed oggi, 22 marzo: cosa aspettarsi, tra tassi più alti e instabilità finanziaria

La riunione Fed è in corso e oggi, mercoledì 22 marzo, si saprà la decisione sui tassi in un momento cruciale per la finanzia mondiale.

Dopo il fallimento delle banche Usa e le turbolenze nel colosso Credit Suisse, le mosse della banca centrale e il tono di Powell nella conferenza stampa saranno fondamentali per dare nuove indicaizoni a investitori, economisti e politici. L’economia globale tutta ne sarà coinvolta.

Il punto chiave per la Federal Reserve è se rinunciare a un aumento dei tassi di interesse oppure no, con gli osservatori che ora prezzano di più una scelta ponderata della banca centrale, con lo scopo di allentare le crescenti tensioni finanziarie.

Prima del crollo della Silicon Valley Bank più di una settimana fa, gli investitori scommettevano che la Fed avrebbe alzato i tassi di interesse di 0,5 punti percentuali alla riunione di marzo, costretta a riaccelerare il ritmo della stretta dopo i recenti forti dati sull’occupazione e sull’inflazione.

Tuttavia, le prospettive non sono più così chiare: cosa aspettarsi dalla riunione della Federal Reserve del 21-22 marzo? Alcune previsioni.

Riunione Fed oggi 22 marzo: aumento o pausa per i tassi?

Il disastro del sistema bancario statunitense e l’allarme Credit Suisse sta suggerendo agli investitori che la banca centrale potrebbe aver chiuso, o quasi, con la sua stretta monetaria.

Sebbene le questioni bancarie abbiano poco a che fare con l’inflazione, uno spostamento verso una politica più aggressiva potrebbe portare al panico nei mercati e a maggiori problemi con le banche, che a loro volta richiederebbero un ulteriore intervento da parte della Fed.

I prezzi nel mercato dei futures attualmente suggeriscono che la Fed alzerà i tassi di 0,25 punti percentuali quando si riunirà martedì e mercoledì. Tuttavia, tali stime si sono spostate rapidamente e all’inizio di questa settimana le possibilità di qualsiasi aumento sono vicine allo zero.

L’incontro arriva dopo che i dati sull’inflazione hanno mostrato che i prezzi al consumo hanno continuato a diminuire a febbraio, sebbene il miglioramento sia stato inferiore a quanto previsto dagli economisti. L’indice CPI è salito del 6% a febbraio, su base annua, con l’inflazione core - che esclude i volatili settori alimentare ed energetico - in aumento del 5,5%.

In un sondaggio condotto da Financial Times è emerso che la banca centrale statunitense ha ancora del lavoro da fare per eliminare l’inflazione ostinatamente elevata, anche se deve affrontare una crisi tra i prestatori di medie dimensioni in seguito all’implosione della Silicon Valley Bank.

Dei 43 economisti intervistati tra il 15 e il 17 marzo, il 49% prevede che il tasso sui fondi federali raggiungerà un picco tra il 5,5% e il 6% quest’anno.

“La Fed è davvero presa tra l’incudine e il martello”, ha detto Christiane Baumeister, professore all’Università di Notre Dame. “Devono continuare a combattere l’inflazione, ma ora devono farlo in un contesto di stress elevato nel settore bancario

Baumeister ha esortato i funzionari a non interrompere “prematuramente” la loro campagna di inasprimento monetario, definendola una questione di credibilità della Fed nella lotta contro l’inflazione.

In un recente sondaggio Reuters, 76 economisti su 82 hanno affermato di aspettarsi che la Fed approvi un aumento del tasso di un quarto di punto durante la riunione di questa settimana, portando il tasso target sui fondi federali a un intervallo compreso tra il 4,75% e il 5%. Una maggioranza altrettanto forte si aspetta un ulteriore aumento in una futura sessione della Fed.

La dichiarazione politica comprenderà le proiezioni per il tasso ufficiale alla fine dell’anno, forse il miglior indizio di come il recente stress finanziario abbia rimodellato le prospettive della Fed. A dicembre i funzionari si aspettavano che il tasso ufficiale salisse a circa il 5,1% entro il 2023.

“Una pausa dal rialzo tassi ora non fornirebbe alcun sollievo alle questioni idiosincratiche per le banche, e la Fed rischierebbe di perdere tutti i faticosi progressi compiuti nel difendere il suo obiettivo di inflazione del 2%”, ha scritto l’analista di Jefferies Tom Simons.

Perché tutti guardano la riunione Fed: cosa può succedere?

Preoccupata di perdere il controllo sull’inflazione che a giugno ha toccato il massimo di 40 anni al 9,1%, la Fed negli ultimi 12 mesi ha aumentato i tassi al ritmo più veloce da quando dall’azione di Paul Volcker.

Per molti funzionari, il fatto che l’inflazione fosse stata lenta nel rispondere a tassi più alti, mentre l’economia continuava a crescere e a creare centinaia di migliaia di nuovi posti di lavoro al mese, era la prova che i tassi dovevano salire ancora.

Il 10 marzo, però, qualcosa si è rotto in questo meccanismo, con il fallimento della sedicesima banca più grande del paese, ma più in generale con la percezione che il sistema potrebbe non essere così stabile come hanno percepito i funzionari della Fed negli anni successivi alle riforme normative che hanno costretto le società finanziarie a proteggersi meglio.

Nessuna di queste riforme ha impedito alla SVB di incanalare i suoi depositi in rapida crescita in titoli di stato a lungo termine che hanno perso valore quando la Fed ha alzato i tassi. Ciò ha lasciato l’azienda potenzialmente a corto di liquidità necessaria quando i depositanti hanno iniziato a richiedere prelievi: una dinamica che la Fed temeva potesse diffondersi ad altre banche che affrontano vincoli simili.

Gli economisti la scorsa settimana hanno iniziato a ribassare le loro previsioni di crescita anticipando che lo stress bancario significa una contrazione del credito in arrivo, con meno soldi nelle tasche dei proprietari di case e delle imprese. In una certa misura, questo è ciò che vuole la Fed quando inasprisce la politica monetaria, a condizione che il calo dei prestiti sia ordinato e non vada troppo lontano.

“Prevediamo che lo stress sulle banche più piccole possa tradursi in un inasprimento degli standard di prestito, esercitando un freno alla crescita incrementale sul prodotto interno lordo fino a mezzo punto”, hanno scritto la scorsa settimana gli analisti di Goldman Sachs, tra i pochi ad affermare di aspettarsi che la Fed interrompa i suoi aumenti dei tassi per fare il punto.

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