Riposo settimanale: come si calcola e ogni quanto il dipendente ne ha diritto

Simone Micocci

28/03/2018

28/03/2018 - 13:14

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Il riposo settimanale è un diritto del dipendente, ma è il datore di lavoro a decidere quando concederlo. A chi non ne usufruisce va garantito il riposo compensativo.

Riposo settimanale: come si calcola e ogni quanto il dipendente ne ha diritto

Ogni dipendente ha diritto al riposo settimanale, ad uno stacco di 24 ore ogni 6 giorni di lavoro continuativi. Non è solamente la normativa vigente sull’orario di lavoro a stabilirlo, ma la stessa Costituzione a prevederlo: il terzo comma dell’articolo 36, infatti, stabilisce che il lavoratore ha diritto al riposo settimanale - e alle ferie annuali - e che non può assolutamente rinunciarci.

È la legge sull’orario di lavoro a specificare come si calcolano queste ore di riposo e le modalità con cui il dipendente deve usufruirne.

Ci sono però diversi domande che i lavoratori dipendenti si pongono in merito al giorno di riposo; ad esempio, chi deve deciderlo? E cosa succede se per una settimana il giorno di riposo non viene garantito? Risponderemo a queste domande nel prosieguo dell’articolo, una guida dedicata al giorno di riposo settimanale del dipendente dove trovate tutte le informazioni necessarie per capire quando il vostro datore di lavoro non rispetta le normative.

Chi decide il giorno di riposo?

Non c’è una regola fissa che stabilisce in quale giorno della settimana deve cadere il giorno di riposo. L’articolo 17 della legge 370/34, infatti, dichiara che solitamente il riposo settimanale debba cadere di domenica, tuttavia è possibile fissarlo in un altro giorno della settimana a seconda delle esigenze aziendali.

Quindi, mentre per i dipendenti degli uffici pubblici e privati il giorno di riposo solitamente cade di domenica, questo non possibile naturalmente per chi lavora nei ristoranti o negli hotel quando nell’ultimo giorno della settimana c’è il maggior afflusso di clienti.

Ecco perché il riposo settimanale può essere diverso dalla domenica; in questo caso è il datore di lavoro a deciderlo - accogliendo dove possibile le richieste dei lavoratori - effettuando un sistema di turnazione tra i vari dipendenti. Ricordiamo però che nel caso in cui il giorno di riposo non coincida con la domenica, la giornata di lavoro va pagata come fosse festivo.

Inoltre ci sono alcuni lavori dove al giorno di riposo garantito per legge se ne aggiunge un altro; questi possono essere attaccati oppure distribuiti all’interno della settimana di lavoro.

Solitamente le informazioni su quanti giorni di riposo spettano al dipendente sono indicate nel CCNL di riferimento, o comunque nel contratto di assunzione. È bene specificare comunque che - come anticipato - nessun contratto può derogare il diritto al giorno di riposo.

Può succedere però che per esigenze aziendali al dipendente venga chiesto di lavorare anche nel giorno di riposo; in questo caso però al lavoratore bisognerà comunque garantire un riposo compensativo che dovrà essere usufruito dal dipendente il prima possibile.

Come si calcola il giorno di riposo?

Fatte le opportune premesse possiamo vedere come si calcola il giorno di riposo.

Ogni lavoratore ha diritto ad almeno 24 ore di riposo al giorno, più 11 ore di riposo giornaliero. Queste ore però possono essere godute dal lavoratore in diverse modalità, l’importante è che - come stabilito dalla normativa vigente sull’orario di lavoro - queste vengano rispettate come media in 14 giorni.

Questo significa che se ad esempio un lavoratore in una settimana non ha goduto del riposo settimanale, avrà diritto a recuperarlo nella settimana successiva.

L’importante è che in media ogni settimana il lavoratore abbia usufruito di 35 ore di riposo continuative. Ciò permette al datore di lavoro di organizzare i turni di lavoro con maggiore elasticità, anche senza concedere il riposo settimanale ad un dipendente; l’importante è che questo entro l’arco dei 14 giorni stia a casa per almeno due giorni.

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