Rendimenti obbligazionari in rialzo: cosa succederà nei mercati?

Violetta Silvestri

26 Febbraio 2021 - 11:55

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Con i rendimenti delle obbligazioni in rialzo si sta modificando lo scenario dei mercati: gli investitori in azioni sono impauriti, cosa succederà? Un’analisi.

Rendimenti obbligazionari in rialzo: cosa succederà nei mercati?

Rendimenti obbligazionari sempre più protagonisti dei mercati: per gli investitori azionari il loro rialzo è un vero rompicapo. E una preoccupazione: cosa succederà?

Il significato dell’impennata dei bond non è ancora chiaro per il mercato degli asset di rischio e le analisi si rincorrono.

Bisogna sottolineare che, dal 10 febbraio, i rendimenti del Tesoro a 10 anni - che non sono corretti per l’inflazione - sono passati dall’1,13% all’1,61%, con un aumento di 48 punti base, il livello più alto in un anno.

Cosa aspettarsi da tale andamento? Gli investitori azionari devono davvero temere?

Obbligazioni, inflazione e azioni: cosa accadrà?

Rimbalzo dell’economia, in ripresa dalla crisi Covid, inflazione in risalita e rendimenti obbligazionari in crescita: questo mix di segnali e aspettative sta generando timori.

Gli investitori speculano sul cambio di rotta della Federal Reserve, che potrebbe modificare la sua politica accomodante prima del previsto, riducendo gli acquisti di obbligazioni o addirittura aumentando i tassi ad un certo punto.

Sarebbe negativo per le azioni. Il solo Dow Jones è sceso di 559 punti giovedì 25 febbraio e le borse hanno subito pesanti perdite il 26 febbraio.

Secondo Peter Tchir di Academy Securities, il recente rialzo dei rendimenti obbligazionari a 10 anni rappresenta una percezione dell’inflazione, ma non necessariamente la realtà. Come spiegato a CNBC:

“...esso riflette che gli investitori anticipano che ci sarà un aumento dell’inflazione.”

Il presidente della Fed Jerome Powell, inoltre, ha respinto l’idea che stia arrivando un’inflazione eccessiva, parlando piuttosto di incrementi ancora transitori.

Nel mondo reale a crescere finora sono i prezzi delle materie prime: il petrolio si sta avvicinando ai massimi dal 2018, ad esempio, e il rame ha toccato il record di quasi 10 anni.

Ma i segnali di inflazione al consumo sono piuttosto attenuati. In questa prospettiva, quindi, Tchir insiste sul fatto che l’aumento dei rendimenti obbligazionari non è negativo per le azioni, perché:

“...proviene dalla crescita economica, dagli stimoli e dalle infrastrutture. Tutto ciò è positivo per le azioni. Ecco perché questo aumento non mi spaventa troppo.”

Ma è davvero così per tutti?

Inflazione e obbligazioni spaventano: i motivi

Non tutti gli analisti sono così cauti su quanto sta accadendo. E, soprattutto, sulle probabile influenze per gli asset di rischio.

Sempre su CNBC, infatti, Hans Mikkelsen, di Bank of America ha commentato che il balzo economico sarà più forte del previsto e questo farà salire l’inflazione:

“Dall’estate del 2020 gli economisti hanno costantemente sottovalutato la crescita economica in una misura mai vista prima. Sembra che ci sia un rischio reale che la Fed non sia in grado di suonare dovish per molto più tempo e che la transizione possa vedere spread di credito più ampi”

Inoltre, poiché i prezzi delle azioni sono così alti, non c’è spazio per errori. Piccoli cambiamenti nei rendimenti potrebbero indurre gli investitori tecnologici in particolare a prendere profitti, partendo dal presupposto che questo sia il massimo.

L’esperto Michael Farr ha già detto ai clienti che anche questo aumento relativamente modesto dei tassi è un segnale:

“Gli investitori devono ora riconoscere che ci sono opportunità alternative là fuori, comprese sia azioni finora sottoperformanti sia obbligazioni sempre più attraenti.

Tradotto: un rilancio economico potente, combinato con un aumento dei tassi di interesse e un’inflazione più elevata trasformerà il contesto degli investimenti in modo significativo.

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