Reddito di cittadinanza 2023, quando si perde: tutti i casi in cui viene tolto

Simone Micocci

23 Dicembre 2022 - 14:01

condividi

Reddito di cittadinanza, il prossimo anno cambia tutto: ecco in quali casi l’assegno decade immediatamente.

Reddito di cittadinanza 2023, quando si perde: tutti i casi in cui viene tolto

Aumentano nel 2023 le situazioni che comportano la perdita del Reddito di cittadinanza. La legge di Bilancio, infatti, rende più severa la condizionalità, prevedendo una serie di circostanze che comportano la decadenza immediata dell’assegno.

Di fatto, sarà più complicato mantenere il diritto al Reddito di cittadinanza per tutto il 2023, specialmente per coloro che sono considerati occupabili ai sensi del decreto n. 4 del 2019 (poi convertito dalla legge n. 26 del 2019), per i quali si allunga l’elenco degli obblighi da rispettare.

Nel frattempo, viene ridotta la durata massima: al limite delle 18 mensilità consecutive, già previsto dalla normativa, se ne aggiunge un secondo per cui nel 2023 l’assegno può essere percepito per un massimo di 7 mesi.

Alla luce delle ultime novità sul Reddito di cittadinanza, ecco un elenco completo di tutte le situazioni che nel 2023 comporteranno la perdita immediata dell’assegno.

Decadenza per perdita dei requisiti

La prima casistica che comporta la perdita del Reddito di cittadinanza riguarda la perdita dei requisiti. Indipendentemente dalle novità introdotte dalla legge di Bilancio 2023, infatti, resta salva la condizione per cui per tutto il periodo di percezione della misura bisogna essere in regola con i requisiti.

A tal proposito, entro il 31 gennaio 2023 bisognerà rinnovare l’Isee e qualora ne dovesse risultare un superamento delle soglie reddituali e patrimoniali come previste dalla normativa scatterà l’immediata decadenza dell’assegno.

Decadenza per mancata accettazione dell’offerta di lavoro

Tra le novità della manovra c’è quella che vieta al beneficiario occupabile di rifiutare anche solo un’offerta di lavoro congrua, pena la decadenza della misura.

Fino a oggi, invece, la prima offerta di lavoro congrua - purché presentata entro i primi 18 mesi di percezione - poteva essere rifiutata, facendo solamente scattare un sistema di décalage che ne riduce l’importo di 5 euro ogni mese.

Decadenza per chi non partecipa a un corso di formazione o riqualificazione professionale

Tra i nuovi obblighi ce n’è uno di tipo formativo. La manovra, infatti, stabilisce che tutti i componenti del nucleo familiare che hanno sottoscritto il patto per il lavoro con il centro per l’impiego hanno l’obbligo, nel 2023, di prendere parte a un corso di formazione o riqualificazione professionale della durata di almeno 6 mesi. In caso di mancata partecipazione Anpal invierà i nominativi all’Inps, il quale toglierà il Reddito di cittadinanza alle persone interessate.

Decadenza per chi non ha completato la scuola dell’obbligo

E ancora, il Reddito di cittadinanza viene tolto laddove nel nucleo familiare risultino componenti di età compresa tra i 18 e i 29 anni che non hanno completato la scuola dell’obbligo.

Questi perderanno il beneficio a meno che non decidano di tornare a scuola, almeno per conseguire una qualifica di tipo triennale.

Decadenza per mancata partecipazione ai progetti di pubblica utilità

La legge di Bilancio 2023 invita i Comuni a organizzare progetti di pubblica utilità in cui impiegare la totalità dei percettori del Rdc considerati occupabili. A tal proposito, ricordiamo che la normativa fissa il limite di partecipazione a 8 ore settimanali: per chi si dovesse rifiutare stop immediato della misura.

Decadenza per mancato rispetto degli obblighi previsti dal patto per il lavoro

Il reddito di cittadinanza si perde, così come negli anni scorsi, anche se non vengono rispettati gli obblighi previsti dal patto per il lavoro: ad esempio per chi non si presenta alle convocazioni del centro per l’impiego, come pure quando non si prende parte a eventuali iniziative di orientamento.

Decadenza per mancata comunicazione dell’avvio di un’attività lavorativa

Altra casistica che comporta la perdita dell’assegno riguarda il beneficiario che inizia un’attività lavorativa, sia di tipo subordinato che autonomo, e non ne dà comunicazione all’Inps. A tal proposito, ricordiamo che dallo scorso anno è valida la norma per cui la comunicazione, da inviare utilizzando il modello Sr181, va effettuata entro un giorno prima dalla data d’inizio.

Nel 2023, però, non è più necessario inviare la comunicazione quando si tratta di un’attività di lavoro stagionale, o intermittente, con guadagno complessivo che non supera i 3.000 euro. Entro tale limite, infatti, le suddette attività sono compatibili e cumulabili con il Reddito di cittadinanza.

Decadenza per scadenza del termine

Anche nel 2023 il Reddito di cittadinanza avrà una durata massima. Rispetto al passato, però, si dovrà tener conto di due differenti limiti:

  • da una parte è ancora valida la norma per cui il Rdc può essere percepito per un massimo di 18 mensilità consecutive. Dopodiché l’assegno decade ma è possibile presentare una richiesta di rinnovo così da fruirne per altre 18 mensilità;
  • a questa si aggiunge un’ulteriore limitazione, secondo cui il Reddito di cittadinanza nel 2023 può essere pagato per un massimo di 7 mensilità (non necessariamente continuative). Tale limite non si applica per i nuclei familiari in cui c’è almeno un componente minorenne, disabile oppure over 60. A differenza del limite di 18 mesi, alla scadenza della settima mensilità non possibile chiedere il rinnovo della misura.

Decadenza per tutti a inizio 2024

Ricordiamo che in ogni caso l’ultima mensilità pagata sarà quella di dicembre 2023. La manovra, infatti, stabilisce che dal 1° gennaio 2024 il Reddito di cittadinanza verrà cancellato per tutti.

Dovrebbe essere sostituito da una nuova misura per il sostegno al reddito, ma al momento non sono noti i particolari.

Iscriviti a Money.it