Reddito di cittadinanza, non è vero che verrà tolto a chi può lavorare (e viceversa)

Simone Micocci

12 Gennaio 2023 - 08:00

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Il Reddito di cittadinanza verrà tolto agli occupabili, almeno stando a quanto affermato da fonti governative. Ma non è proprio così: facciamo chiarezza su quanto succederà davvero tra 7 mesi.

Reddito di cittadinanza, non è vero che verrà tolto a chi può lavorare (e viceversa)

Il governo Meloni in queste settimane ha più volte sottolineato l’importanza delle proprie decisioni in merito al Reddito di cittadinanza, ribadendo che quanto fatto con la legge di Bilancio 2023 ha rappresentato una scelta politica in quanto “la povertà non si combatte con i sussidi ma con il lavoro”.

Per questo motivo, dopo tre anni in cui il numero dei beneficiari del Reddito di cittadinanza è rimasto perlopiù invariato, con famiglie che lo percepiscono ormai da tre anni in via continuativa, l’Esecutivo ha operato in favore di una stretta già nel 2023, anno in cui il sostegno potrà essere erogato per un massimo di 7 mensilità.

Dopo sarà il momento di cercarsi un lavoro”, ha dichiarato il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, riferendosi a quegli occupabili che secondo la propaganda del governo saranno gli unici a pagare le conseguenze di tale stretta.

Ma davvero il Reddito di cittadinanza viene tolto ai soli occupabili, ossia a coloro che in questi anni hanno preferito restare sul divano piuttosto che cercarsi un lavoro? Stando alle dichiarazioni dei componenti della maggioranza sembrerebbe di sì, ma a onor di cronaca è bene smentire una tale considerazione.

Nella legge di Bilancio 2023, infatti, non ci si preoccupa di fare una distinzione tra chi può lavorare e chi no: semplicemente vengono identificate tre categorie che non solo vengono risparmiate dal taglio ma che fungono persino da clausola di salvaguardia per il resto dei componenti del nucleo familiare.

Stop alle fake news, nella legge di Bilancio 2023 non si parla di occupabili

C’erano diverse possibilità per togliere il Reddito di cittadinanza a chi risulta occupabile: ad esempio, si poteva fare una considerazione su quei nuclei familiari composti esclusivamente da persone che essendo nella condizione di poter lavorare sono in carico, ormai da diversi mesi, ai centri per l’impiego ma con scarsi risultati in termini di ricerca di un nuovo lavoro.

Il governo ha invece deciso per la via più semplice e veloce che tuttavia non toglie il Reddito di cittadinanza a tutti coloro che possono lavorare come invece è stato più volte sostenuto in queste settimane.

Viene stabilito, infatti, che il Reddito di cittadinanza viene ridotto per tutti da 12 a 7 mesi, senza distinzione alcuna tra occupabili e non, senza alcuna valutazione preliminare sul perché un beneficiario si trova senza un impiego.

Ogni famiglia dovrà rinunciare al Reddito di cittadinanza una volta aver percepito la settima mensilità erogata nel 2023, il prossimo luglio per coloro che ne godono in via continuativa.

Le sole che lo prenderanno per 12 mesi sono quelle in cui ci sono componenti che rientrano in una delle seguenti categorie:

  • minorenni;
  • disabili;
  • over 60.

Quindi, queste sono le uniche tre categorie di non occupabili considerate dal governo Meloni, secondo cui basta la presenza di una di queste componenti per far sì che il nucleo familiare meriti, indipendentemente dalla presenza di altre persone in condizione di poter lavorare, di percepire il Reddito di cittadinanza per tutti i 12 mesi del 2023, senza uno stop anticipato.

Il paradosso degli over 60 ma under 65

Il decreto 4 n. 2019 che istituisce il Reddito di cittadinanza, poi convertito con modificazioni dalla legge n. 26 del 2019, ha tracciato con precisione il profilo degli occupabili, ossia di coloro chiamati a sottoscrivere il Patto per il lavoro con il centro per l’impiego, con l’obbligo di rispettarne tutte le regole come ad esempio il dover accettare la prima offerta di lavoro congrua che viene presentata.

Tra questi occupabili ci sono tutti coloro che prendono il Rdc e non si trovano nella condizione di poter essere identificati come esclusi o esonerati, quali ad esempio coloro che già frequentano un corso di studi o formazione, oppure chi si prende cura di un disabile o di un minore di tre anni.

Anche l’età è un fattore che determina se un componente è occupabile o meno: e il paradosso è che il limite oltre cui non si è chiamati a sottoscrivere il Patto di lavoro con il centro per l’impiego è di 65 anni. Fino ad allora si è considerati occupabili, eppure chi ha tra i 60 e i 64 anni viene comunque escluso dal taglio da 12 a 7 mesi.

Insomma, per la normativa che ha introdotto il Rdc sono occupabili, e per questo motivo devono comunque accettare un’offerta di lavoro che rientra tra quelle congrue, mentre per la legge di Bilancio 2023 invece no.

Esempi di occupabili che manterranno il Reddito di cittadinanza

Quindi, basta che nel nucleo familiare ci sia almeno un minore, un disabile o un Over 60 per mantenere il diritto al Reddito di cittadinanza.

Ci sono occupabili quindi che continueranno a beneficiare della misura per 12 mesi e non solo gli over 60 ma under 65, i quali dovranno comunque continuare a rispettare gli altri obblighi previsti.

Pensiamo ad esempio a una famiglia composta da due genitori disoccupati e da un figlio di 17 anni che non studia né lavora, o anche a una in cui ci sono padre disoccupato di 61 anni, madre casalinga di 50 anni e figlio di 19 anni che non studia e non lavora, dove gli occupabili ai sensi della normativa sul Rdc sono persino tre.

Nessuno di questi perderà il Reddito di cittadinanza, a dimostrazione che non è corretto affermare che il taglio della misura interessa gli occupabili.

E ad alcuni non occupabili, invece, verrà tolto

A completare il paradosso c’è il fatto che il Reddito di cittadinanza in certi casi verrà tolto a chi, sempre ai sensi della suddetta normativa, non è considerato occupabile.

Si pensi, ad esempio, a un nucleo con un solo componente: uno studente di 23 anni, che frequenta l’Università ed è ormai prossimo alla laurea. Essendo regolarmente in corso, questo non ha dovuto sottoscrivere il Patto di lavoro con il centro per l’impiego, proprio perché la normativa non lo considera occupabile. Eppure, nonostante in questi anni non sia mai stato soggetto a condizionalità, improvvisamente vedrà decadere il proprio Rdc al termine dei 7 mesi per una norma che, stando a quanto dichiarato da fonti governative, avrebbe dovuto penalizzare i soli occupabili.

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