Quanto pesa il fattore Putin sul gas europeo

Violetta Silvestri

07/10/2021

07/10/2021 - 22:15

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La Russia si conferma una variabile importante nello scacchiere geopolitico delle risorse energetiche. L’Europa sta facendo i conti con il peso di Putin e delle sue decisioni per la fornitura di gas.

Quanto pesa il fattore Putin sul gas europeo

Nell’Europa presa dal panico dalla carenza di gas, le parole di Putin - e le conseguenti decisioni della Russia - possono fare la differenza.

Con l’inverno che si avvicina rapidamente e una straordinaria impennata dei prezzi dell’energia che colpisce il vecchio continente, il presidente russo ha scelto il momento opportuno per utilizzare la leva del suo Paese come superpotenza petrolifera e del gas.

Nella caotica giornata del 6 ottobre, che ha visto il gas di riferimento europeo aumentare del 40% in pochi minuti, Putin ha annunciato una maggiore erogazione della risorsa. E i prezzi sono scesi. Quanto pesa la variabile Russia per l’energia europea?

Crisi energetica in Europa: quanto pesa il ruolo di Putin?

Non serve certo l’attuale crisi del gas in Europa per sapere quanto l’approvvigionamento energetico del vecchio continente - e dell’Italia in primis - dipenda dalla Russia.

Tuttavia, in questi giorni così frenetici per l’impennata senza precedenti del prezzo del gas, il legame con Mosca è tornato in primo piano. Quanto accaduto nella giornata di ieri, 6 ottobre, dimostra la vulnerabilità europea e la sua dipendenza dalla nazione russa.

I prezzi del gas naturale nel Regno Unito e in Europa sono aumentati all’inizio di mercoledì 6 ottobre per essere scambiati a quasi 10 volte più in alto del loro livello dall’apertura dell’anno. Dopo ore, però, hanno bruscamente invertito la rotta, quando Putin ha lasciato intendere che Gazprom avrebbe aumentato le forniture per aiutare l’Europa a non affondare in uno scenario davvero pessimo.

Il presidente russo ha dichiarato: “pensiamo a un possibile aumento dell’offerta sul mercato”, ricordando che il colosso energetico di Stato invierà più gas attraverso l’Ucraina di quanto non sia stato contrattato quest’anno.

Tuttavia, Putin ha anche sottolineato che i nuovi gasdotti russi sotto il Mar Nero e il Mar Baltico, che includono il Nord Stream 2, sono economicamente più convenienti e di minore impatto ambientale, lasciando intendere che c’è pressione affinché il gasdotto accordato con la Germania inizi la sua attività.

Non solo, il presidente russo ha rimproverato la regione europea per aver annullato molti dei suoi contratti di gas a lungo termine in cambio di accordi spot, dicendo che il Cremlino era pronto a negoziare nuovi contratti a lungo termine per la vendita di gas. In questo modo, ha voluto allontanare anche le accuse di voler speculare sui prezzi manovrando l’offerta della risorsa.

Le parole più rassicuranti di Putin hanno allentato l’impennata incontrollata dei prezzi del gas di ieri, anche se restano ancora a livelli molto alti: il Dutch TTF con consegna a novembre, un riferimento del mercato europeo, scambia a 101,22 euro per magawatt/ora alle ore 11.30 circa.

Europa ostaggio della Russia?

A sostenere da tempo che l’Europa sia troppo e pericolosamente dipendente dalla Russia sulla questione energia sono gli USA.

Le vicende di questi giorni non fanno altro che avvalorare la loro tesi. L’approvvigionamento di gas in Europa è stato a lungo un argomento spinoso e ha spesso inasprito le relazioni tra Stati Uniti e UE, con Washington che ha rimproverato la Germania (il più grande importatore dell’UE di gas russo, prima ancora del gasdotto NS2) per aver firmato il progetto del gas con la Russia.

Gli esperti vedono la battaglia sulla fornitura di gas in Europa come una sorta di guerra per procura tra Stati Uniti e Russia, entrambi in lizza per guadagnare quote di mercato nella regione con la loro fornitura di gas naturale (Russia) e gas naturale liquefatto (Stati Uniti).

Gli analisti concordano sul fatto che l’Europa deve diversificare le sue fonti di energia, proprio per una questione di sicurezza. Intanto, in UE si discute sulla possibilità di uno stoccaggio comune, in uno scenario di relazioni geopolitiche che si fa sempre più complesso e cruciale.

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