Putin sta vincendo: sanzioni allentate, ecco perché

Luna Luciano

24 Luglio 2022 - 20:55

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L’Europa allenta le sanzioni alla Russia. La strategia di persuasioni e minacce di Putin funziona. Ecco come il presidente russo sta vincendo questa partita: il perno è ancora una volta il gas.

Putin sta vincendo: sanzioni allentate, ecco perché

Sanzioni allentate per la Russia, sembra che la strategia del terrore di Putin stia dando i suoi frutti. Le continue minacce e prove di forza da parte della Federazione russa avrebbero esercitato una certa pressione sull’Unione Europea, ancora dipendente dal gas russo.

Solo dieci giorni fa, l’amministratore delegato della compagnia ucraina del gas Naftogaz, Yuriy Vitrenko, aveva criticato in maniera tagliente la scelta della Germania di “sospendere” le sanzioni per consegnare una turbina alla russa Gazprom - una vittoria per Mosca.

E anche la speranza di un primo accordo sembrava avesse trovato esito positivo con la riapertura dei porti ucraini per l’export di grano e il commercio di frumento e fertilizzanti russi, purtroppo sembra sia sfumato. A poche ore dalla firma dell’accordo di Istabul diverse fonti ucraine hanno testimoniato un attacco missilistico russo al porto di Odessa.

Davanti a una simile situazione, con l’allentamento delle sanzioni europee, è opportuno capire come Putin stia vincendo questa battaglia economica, quale sia la sua strategia e perché.

Putin sta vincendo, sanzioni allentate: il ricatto del gas russo

Ciò che è indubbio è che a vincere la guerra delle sanzioni sia proprio il presidente russo Vladimir Putin. La sua strategia di terrore e minacce sta dando i suoi frutti.

Basti vedere il recente allentamento delle sanzioni europee. Berlino ha infatti sospeso le sanzioni per consegnare una turbina alla russa Gazprom. Il timore della Germania è che la Russia tagliasse le forniture di gas all’Unione Europea e, pur di scongiurare la minaccia, si è preferito intaccare la credibilità delle sanzioni.

Ancora non è un caso che la ripresa delle forniture di gas attraverso Nord Stream - dopo 10 giorni di blocco per “manutenzione” - coincida con un’apertura da parte dell’Unione Europea. Venerdì è infatti entrata in vigore una modifica al regime delle sanzioni favorevole a Mosca, rendendo più agevoli i pagamenti per le compagnie assicurative e altri operatori quando le russe Gazprom e Rosneft vendono gas e petrolio in Paesi terzi.

Allentamento delle sanzioni che corrispondono ancora una volta al ricatto di tagliare le forniture del gas. Come ha suggerito Yuriy Vitrenko ora che Vladimir sa che ricattare funziona l’Europa dovrà aspettarsi altri ricatti.

Non è un caso, infatti, che solo pochi giorni fa si sia firmato l’accordo di Istanbul per la riapertura dei porti ucraini per l’export di venti milioni di tonnellate di grano dal mar Nero verso i mercati mondiali, il quale contestualmente consente alla Russia di esportare frumento e fertilizzanti. Il patto pone sì fine allo stallo che ha minacciato la sicurezza alimentare mondiale per mesi, ma questo non garantisce una stabilità dato che poche ore dopo la Russia ha attaccato il porto di Odessa.

Allentate sanzioni alla Russia: di chi è la vera colpa

Eppure, qualche riflessione deve essere fatta sul perché Putin trovi terreno fertile per i suoi ricatti.

Solo ultimamente l’Italia si sta ponendo il problema di come affrontare la crisi energetica, firmando accordi per comprare gas da altri paesi, quali Mozambico, Algeria e Turchia, paesi quindi che, come la Russia, non possono definirsi democratici. Lo stesso problema se lo sta ponendo l’intera Europa.

Se Putin continua questo ricatto purtroppo è perché l’Ue negli ultimi anni non ha mai trovato delle valide alternative al gas russo, dipendendo esclusivamente dai gasdotti moscoviti. Il problema, dunque, rimane: a causa di questa dipendenza l’Europa rimane facilmente sotto scacco dalla Russia. Ne è la prova la dimostrazione di forza da parte di Mosca attaccando il porto di Odessa dopo aver firmato l’accordo di Istanbul, ancora la riapertura dei rubinetti del Nordstream ma solo al 40% delle forniture essenziali.

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