Profughi Ucraina, l’intervista a Benifei (Pd): “Ue deve dotarsi di rete d’accoglienza comune”

Stefano Rizzuti

08/03/2022

08/03/2022 - 19:09

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Brando Benifei, capodelegazione del Pd al Parlamento europeo, intervistato da Money.it propone di istituire una rete comunitaria per l’accoglienza dei profughi provenienti dall’Ucraina.

Profughi Ucraina, l’intervista a Benifei (Pd): “Ue deve dotarsi di rete d’accoglienza comune”

Non solo la questione energetica e la fornitura di gas: la guerra in Ucraina e il conflitto innescato dall’invasione ordinata dal presidente russo Vladimir Putin mette l’Unione europea di fronte a una nuova sfida, quella dei profughi.

In queste settimane milioni di ucraini potrebbero bussare alle porte dell’Ue. Brando Benifei, capodelegazione del Pd al Parlamento europeo, intervistato da Money.it a margine della plenaria a Strasburgo, spiega che ora tutti i Paesi devono farsi trovare pronti, magari attraverso una rete comunitaria di accoglienza.

Cosa sta facendo l’Ue per accogliere i profughi ucraini?
L’Unione ha deciso di attivare, per la prima volta nella storia, la direttiva per la protezione temporanea: esiste da 20 anni ma non era mai stata attivata. Il Parlamento europeo lo aveva proposto per il caso afghano ma poi non è stata attivata. Invece oggi, con il buon senso dei governi che è necessario, l’Ue ha attivato una direttiva che permette di dare protezione internazionale immediata agli ucraini e, ad alcune condizioni, anche a chi ucraino non è ma arriva dall’Ucraina. Su questo c’è anche un’attenzione particolare del Parlamento europeo perché nessuno che sfugge dalla guerra possa avere problematiche nell’essere accolto. Devo dire che anche le opinioni pubbliche, che sul tema di profughi e migranti sono spesso divise, in questa situazione sembrano supportare in maniera molto condivisa la necessità di dare un supporto, un aiuto e agire affinché ci sia la messa in salvo attraverso corridoi umanitari e negoziazioni dei civili che oggi rischiano la vita.

C’è il timore, su un tema spesso divisivo in Ue, che qualche Paese non faccia la sua parte?
Certamente questo dubbio e questo rischio rimane, anche se questa tragedia sta avvenendo proprio ai confini di quei Paesi spesso più restii ad agire per la condivisione di responsabilità sul fronte dei migranti (Polonia, Ungheria): in realtà oggi sono Paesi in prima linea che devono giocare un ruolo diverso. Io non mi illudo che sia cambiato l’atteggiamento di quei governi, ma certamente il dibattito che si svilupperà anche in quei Paesi potrà cambiare ed essere influenzato da questa esperienza. Parliamo di milioni di profughi che avremo nei prossimi mesi e tutta la situazione riguardo al tema profughi in Europa assumerà un nuovo dibattito. Dovremo riprendere con impegno il dibattito su come darci un sistema efficace al di là di questa emergenza.

Alcuni Paesi, ma anche alcune Regioni in Italia, hanno predisposto nuovi sistemi di accoglienza, per esempio con un modulo da compilare per offrire alloggi e lavoro. Si può pensare a un sistema del genere a livello comunitario?
Penso sia necessario e di questo stiamo discutendo: di ulteriori strumenti per facilitare una messa in rete comune a livello europeo delle risorse, delle disponibilità per accogliere un numero di persone che è talmente elevato anche rispetto alle crisi precedenti che richiede un salto di qualità anche nel coordinamento europeo.

Poi c’è la questione energetica: l’Ue riuscirà a essere compatta e a sospendere realmente la fornitura del gas russo?
Sicuramente la scelta è difficile, ma l’Europa sta accelerando in questi giorni sull’apertura di nuovi canali di fornitura con altri Paesi del mondo proprio per rendersi il più possibile autonoma per la fornitura russa, dato l’aggravarsi della situazione che comporta scelte sempre più impegnative. Mi pare ci sia un orientamento forte delle nostre opinioni pubbliche nel dire che dei sacrifici possono essere fatti per difendere il principio dell’autodeterminazione e della libertà di un popolo che sta alle porte dell’Ue e che bussa alla nostra porta. Quando parliamo di un impatto sull’energia e sui costi dell’energia è chiaro che ci sono dei sacrifici, dei problemi e bisogna essere certi che gli aiuti siano mirati a chi ne ha realmente bisogno e che i sacrifici siano distribuiti equamente rispetto a quello che uno può fare. Le famiglie e le piccole e medie imprese non devono subire l’impatto di questa crisi ma devono essere i primi a essere aiutati: è molto importante orientare bene le risorse a livello europeo e nazionale. E poi, ultimo punto, bisogna accelerare sulla transizione energetica, sull’aumento dell’uso delle rinnovabili.

Oggi il Parlamento Ue parla anche di sanzioni e censure verso i media russi: un’operazione rischiosa?
Io su questo tema sono molto molto cauto e ho dubbi che sia sensato andare avanti in questa direzione, piuttosto dobbiamo chiedere ai social media di intervenire rispetto alla diffusione di fake news. Ma non bisogna arrivare a forme di censura o inseguire un’idea di chiusura delle voci che magari possono essere di propaganda, che devono essere individuate come tali, ma arrivare alle chiusure secondo me è l’extrema ratio. Su questo penso ci voglia molta molta prudenza, anche più di quanta non ne abbia anche sentita qua dai rappresentanti politici dell’Unione.

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