Petrolio oltre i $112 al barile: OPEC ferma, il focus è in Russia

Violetta Silvestri

2 Marzo 2022 - 15:08

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Prezzo del petrolio in continua accelerazione: stamane viaggia oltre i 110 dollari al barile e segna nuovi record. C’è l’effetto sanzioni, con la guerra in Russia in corso. Oggi si riunisce l’OPEC+.

Petrolio oltre i $112 al barile: OPEC ferma, il focus è in Russia

Il prezzo petrolio si è spinto oltre la soglia dei 112 dollari al barile nel primo pomeriggio ora italiana.

I timori di interruzione dell’offerta sono aumentati con le pesanti sanzioni alle banche russe nel mezzo dell’intensificarsi del conflitto in Ucraina e i trader si sono affrettati a cercare fonti petrolifere alternative in un mercato già ristretto.

Gli ultimi guadagni per il greggio, che hanno fatto registrare avanzare di circa il 16% il Brent da quando il presidente Vladimir Putin ha lanciato la sua invasione, sono arrivati ​​​​quando la Russia ha intensificato i bombardamenti sulle più grandi città dell’Ucraina.

I prezzi sono aumentati nonostante gli Stati Uniti e altri 30 Paesi abbiano affermato che avrebbero rilasciato 60 milioni di barili dalle loro riserve strategiche.

Intanto, l’OPEC in riunione oggi non ha cambiato la sua strategia, negando quindi ulteriori barili per freddare i prezzi.

Petrolio inarrestabile oltre i $110 al barile

Alle ore 15.02 circa, i future sul Brent avanzano del 6,71% a 112,01 dollari al barile e il greggio WTI scambia a 111,33 con un balzo del 7,66%.

Il mercato del greggio sta subendo pressioni significative.

Le sanzioni imposte alla Russia dai Paesi occidentali hanno cercato di evitare il settore energetico, ma hanno comunque alimentato la volatilità dei mercati globali a causa delle preoccupazioni per le interruzioni dell’approvvigionamento.

Il gruppo energetico statunitense ExxonMobil ha dichiarato martedì 1 marzo che abbandonerà le attività russe riguardanti petrolio e gas, segnando l’ultima uscita aziendale in risposta all’invasione.

Allo stesso tempo, mentre le potenze occidentali non hanno imposto sanzioni direttamente sulle esportazioni di energia, i commercianti statunitensi negli hub di New York e del Golfo degli Stati Uniti evitano il greggio russo.

La raffineria statale indiana Bharat Petroleum Corp sta cercando petrolio extra dai produttori mediorientali per aprile, temendo che le sanzioni occidentali contro Mosca possano colpire le consegne di greggio degli Urali.

Un rilascio coordinato di 60 milioni di barili di petrolio da parte dei Paesi membri dell’Agenzia Internazionale per l’Energia ha messo un freno ai guadagni di mercato, ma gli analisti hanno affermato che fornirebbe solo un sollievo temporaneo sul fronte dell’offerta.

La situazione russa non fa altro che agitare ancora di più il settore, dove la forte domanda ha già incontrato difficoltà di fornitura con prezzi schizzati a livelli massimi.

L’economista di Westpac Justin Smirk ha messo in guardia: “Le interruzioni del commercio stanno iniziando ad attirare l’attenzione...Problemi relativi alla finanza commerciale e alle assicurazioni hanno un impatto sulle esportazioni dal Mar Nero. Gli shock dell’offerta si stanno manifestando.”

E questo ha un impatto sul greggio. Da ricordare che le esportazioni di petrolio russe rappresentano circa l’8% dell’offerta globale.

L’OPEC+ non cambia politica

In questo contesto, l’OPEC+, ha concordato di attenersi ai piani di un piccolo aumento della produzione ad aprile, sfidando le richieste di un aumento del greggio con i prezzi che salgono ai massimi pluriennali a causa dei timori di interruzione dell’approvvigionamento russo.

La coalizione di 23 nazioni guidata dall’Arabia Saudita ha ratificato mercoledì un aumento di 400.000 barili al giorno, continuando il graduale ripristino della produzione interrotta durante la pandemia, secondo una dichiarazione.

Il modesto aumento dell’offerta mensile - che molti membri non riescono a fornire pienamente per vari limiti di capacità - è diventato insignificante in un mercato scosso dall’aggressione militare di Mosca e dalle contromisure dei consumatori, che includono il rilascio di scorte di carburante di emergenza. La Russia è il secondo membro più grande dell’alleanza OPEC+.

Sebbene l’invasione non abbia provocato sanzioni occidentali sulle esportazioni di energia russe, ci sono segnali crescenti che la riluttanza tra commercianti e armatori a gestire il petrolio del Paese potrebbe portare a un embargo mascherato.

Il greggio russo degli Urali è stato messo in vendita con uno sconto record ma non ha trovato offerenti.

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