Prescrizione nella riforma della Giustizia: cosa cambia con la Cartabia

Isabella Policarpio

19 Luglio 2021 - 11:08

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La prescrizione resta uno dei nodi centrali della riforma della Giustizia del Ministro Cartabia: cosa prevede e perché non piace al Movimento 5 stelle.

Prescrizione nella riforma della Giustizia: cosa cambia con la Cartabia

La partita sulla riforma della Giustizia si gioca sulla prescrizione, tema centrale e più dibattuto. Il testo del Ministro Cartabia prevede la prescrizione dopo la sentenza di primo grado (come la riforma Bonafede) ma aggiunge l’improcedibilità trascorsi due anni o uno in Appello e in Cassazione.

Su questo punto nella mattinata di oggi si terrà un incontro tra il premier Draghi e Giuseppe Conte, in qualità di leader del Movimento 5 stelle, per tentare una mediazione.

Il rischio - secondo autorevoli giuristi - è che l’intervento della Cartabia comporti l’eliminazione di processi già validamente instaurati.

Cosa prevede e criticità del nuovo assetto della prescrizione.

Prescrizione, cosa prevede la riforma della Giustizia

La riforma della Giustizia del Ministro Cartabia è un progetto organico che investe l’intero processo penale ma ha come “fulcro” la prescrizione dei reati, mezzo attraverso il quale ridurre concretamente il carico giudiziario.

Il testo approvato dal Consiglio dei Ministri conferma la disciplina attuale: la prescrizione si interrompe dopo la sentenza di condanna o assoluzione di primo grado mentre scatta l’improcedibilità dopo 2 anni, per i processi in Corte d’Appello, e 1 per quelli dinanzi alla Cassazione.

I termini per l’improcedibilità possono essere derogati di un anno in Appello e 6 mesi in Cassazione in caso di reati particolarmente gravi come associazione a delinquere semplice e di stampo mafioso, violenza sessuale e altri.

A queste regole fanno eccezione i reati imprescrittibili - quelli per cui il Codice penale prevede l’ergastolo - che restano tali.

Le obiezioni del Movimento 5 Stelle

La nuova prescrizione non piace agli esponenti del Movimento 5 stelle, sostenitori della riforma firmata dall’ex Guardasigilli Bonafede (in vigore dal 1° gennaio 2020). Qui si prevede la sospensione del decorso della prescrizione dopo il primo grado di giudizio (come nel testo della Cartabia) ma senza alcun limite temporale per i processi in secondo grado e Corte di cassazione. Nell’impianto della riforma della Giustizia 2021, invece, dopo 2 anni in Appello e 1 in Cassazione scatta l’improcedibilità, significa che anche i processi già instaurati non possono proseguire.

Perché la nuova prescrizione “elimina i processi”

Oltre all’opposizione del Movimento 5 stelle, molti avvocati e magistrati ritengono che la nuova prescrizione più che ridurre i processi li “elimini”: se in Appello o Cassazione si sfora il tempo massimo stabilito (2 anni o 1) il processo già instaurato “sparisce nel nulla”. Ciò per effetto dell’improcedibilità prevista dal testo.

Gli effetti potrebbero essere devastanti. In primo luogo non si potrebbe più eseguire la condanna stabilita in primo grado, in secondo luogo si creerebbe non poca incertezza riguardo il riconoscimento del risarcimento danni chiesto in un parallelo giudizio civile.

Inoltre, una volta scattata la non procedibilità, al giudice sarebbe inibito entrare nel merito della questione cosa che, invece, è possibile in caso di prescrizione.

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