Ponte del 1° novembre al lavoro: come gestirlo al meglio tra ferie e permessi

Simone Micocci

13 Ottobre 2022 - 14:00

condividi

Quest’anno il 1° novembre cade di martedì: ecco come gestire un eventuale ponte al lavoro.

Ponte del 1° novembre al lavoro: come gestirlo al meglio tra ferie e permessi

Sta per arrivare la prima occasione, dopo le ferie estive, di approfittare di qualche giorno di riposo dal lavoro: un’opportunità prevista grazie alla festività di Ognissanti del 1° novembre, subito dopo il giorno di Halloween, che quest’anno ci regala un ponte più o meno lungo a seconda delle esigenze del lavoratore.

Se alla festività del 1° novembre si aggiungono dei giorni di ferie o permessi, infatti, si può allungare il periodo di riposo e avere qualche giorno in più da dedicare, ad esempio, a una gita fuori porta in Italia o a una piccola vacanza all’estero.

A tal proposito, è importante capire come gestire al meglio il ponte del 1° novembre al lavoro, se ad esempio è meglio chiedere un giorno di permesso oppure di ferie, e cosa fare qualora l’azienda si opponga alla vostra richiesta.

Ponte del 1° novembre: quando cade quest’anno?

Anche se si tratta di tre giorni ricchi di ricorrenze - il 31 ottobre è Halloween, il 1° novembre Ognissanti e il 2 novembre la giornata di commemorazione dei defunti - solamente il 1° novembre è riconosciuto come festività nazionale e quindi dà diritto a una serie di tutele.

Nei giorni di festa riconosciuti dal nostro ordinamento, infatti, vige la regola per cui ci si può astenere dallo svolgere un’attività lavorativa mantenendo nel contempo il diritto alla retribuzione. Tuttavia, datore di lavoro e dipendente possono accordarsi per far sì che l’attività lavorativa venga svolta anche nei giorni di festa; in quel caso, però, in busta paga spetta una maggiorazione nella misura indicata nel contratto collettivo di riferimento.

Concentriamoci sulla regola generale, ossia sul diritto del dipendente di astenersi dallo svolgimento dell’attività lavorativa nei giorni di festa. Quindi, il 1° novembre - che quest’anno cade di martedì - non è un giorno lavorativo, ma in busta paga si avrà comunque diritto alla retribuzione per lo stesso.

Ponte del 1° novembre: ferie o permessi?

Essendo un martedì è sufficiente chiedere un giorno di ferie o permesso per lunedì 31 ottobre per avere a disposizione 4 giorni di riposo (dal sabato al martedì appunto). E aggiungendo il venerdì se ne hanno a disposizione persino 5.

A tal proposito, una domanda che un lavoratore potrebbe farsi è: meglio chiedere un giorno di ferie o di permesso? Solitamente il primo sarebbe più indicato per esigenze di questo tipo, ma anche i permessi riconosciuti per riduzione di orario di lavoro (i cosiddetti Rol). D’altronde, in entrambi i casi il dipendente non subisce penalizzazioni sullo stipendio, visto che tanto le ferie quanto i Rol sono retribuiti al 100%.

Ma attenzione a non richiedere altri tipi di permessi, come ad esempio uno dei tre giorni mensili riconosciuti dalla legge 104/1992 a coloro che assistono un familiare disabile. Come specificato dalla sentenza della Cassazione n. 54712 del 2016, infatti, tali permessi vengono riconosciuti per consentire al lavoratore di prestare la propria assistenza al disabile con maggiore continuità, ma anche per far sì che il lavoratore che con abnegazione dedica tutto il suo tempo alla cura del familiare possa ritagliarsi un breve spazio di tempo per provvedere ai propri bisogni ed esigenze personali.

Quindi, anche se nei giorni di permesso per 104 ci si può ritagliare un piccolo spazio per se stessi, bisogna comunque dedicare la maggior parte del tempo alla cura della persona disabile; di certo non si può andare in vacanza, tant’è che per chi lo fa c’è persino il rischio di licenziamento.

Lo stesso vale per altri permessi concessi per altre finalità, come ad esempio per i permessi studio.

Il datore di lavoro è obbligato ad autorizzare il ponte?

Attenzione però, non è detto che il datore di lavoro debba necessariamente dare il via libera al ponte. L’azienda, infatti, può sempre opporsi alla richiesta di ferie da parte del dipendente, giustificando il rifiuto con ragioni aziendali, a patto di rispettare quanto stabilito dalla normativa concedendo quindi almeno 2 settimane di ferie l’anno (più altre 2 entro il termine di 18 mesi dalla data di maturazione).

Discorso differente per chi invece chiede un permesso: secondo quanto stabilito dalla sentenza n. 688/2018 pronunciata dal Giudice del Lavoro di Avellino su ricorso presentato da Flc Cgil, i permessi retribuiti non possono essere negati dal datore di lavoro, neppure quando siano presenti eventuali problemi organizzativi dell’azienda. Diversamente, infatti, scatterebbe una violazione di tipo contrattuale, che tuttavia non prevede una sanzione amministrativa ai danni del datore di lavoro.

Tuttavia, a prevalere dovrebbe essere sempre il buon senso delle parti, tanto per il lavoratore - che ad esempio potrebbe chiedere di usufuire del ponte con largo anticipo, così da dare all’azienda il tempo necessario per organizzarsi - quanto per il datore di lavoro.

Iscriviti a Money.it

SONDAGGIO