Pillole di iodio, ecco cosa non fare mai: «È pericoloso»

Emiliana Costa

07/03/2022

07/03/2022 - 13:36

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Boom di ricerche di pillole di iodio per proteggersi dalle radiazioni. Ma gli esperti mettono in guardia: «Ecco cosa non fare mai, è pericoloso».

Pillole di iodio, ecco cosa non fare mai: «È pericoloso»

Pillole di iodio da assumere per proteggersi dalle radiazioni? Negli ultimi giorni, è stato registrato un boom di ricerche sul web di questo tipo di compresse come scudo contro le radiazioni. Il tema è diventato di attualità dopo i bombardamenti russi contro le centrali nucleari di Zaporizhzhia e Chernobyl.

L’Italia sta verificando le scorte di compromesse di iodio presenti nelle farmacie. Ma gli esperti mettono in guardia dal fai-da-te. Ci sarebbero infatti dei rischi nella somministrazione errata dello iodio. Entriamo nel dettaglio.

Pillole allo iodio anti radiazioni, cosa non fare mai

Negli ultimi giorni, boom di ricerche di pillole di iodio per proteggersi o addirittura prevenire le radiazioni di un’eventuale esplosione di una centrale nucleare. In Italia, il Veneto è tra le regioni dove si registra il più alto numero di ricerche. Ma gli esperti mettono in guardia: «Evitare il fai-da-te».

In alcuni paesi europei, come Belgio e Francia, è scattata una vera e propria corsa alle farmacie a caccia delle famigerate pasticche di ioduro di potassio (KI). L’Italia sta verificando le sue scorte, mentre Protezione civile e ministero della Salute hanno attivato una ricognizione delle riserve.

Ma gli esperti lanciano l’allarme. «Il fai-da-te è da evitare. È molto importante assumere le compresse allo iodio in dosi opportune e non come preventivo in assenza di radioattività», spiega Sebastiano Venturi, medico esperto di igiene pubblica. Dunque, il medico sconsiglia assolutamente di assumere in maniera preventiva (ovvero in assenza di radioattività) le pasticche allo ioduro di potassio, perché potrebbe essere pericoloso.

La ionoprofilassi, in cosa consiste

Ma perché la corsa all’acquisto di pillole allo iodio? Fu utilizzato in seguito all’incidente nella centrale di Chernobyl, nel 1986. Si tratta di un sale di iodio stabile, ossia non radioattivo, in grado di bloccare l’assorbimento dello iodio radioattivo da parte della tiroide.

La iodoprofilassi è contenuta nel Piano nazionale delle misure protettive contro le emergenze radiologiche del 2010. Piano che a breve sarà aggiornato, secondo quanto riferito dal capo della Protezione civile Fabrizio Curcio. «In caso di incidente severo a una centrale nucleare - si legge sul documento - il Dipartimento può decidere di attivare la distribuzione di iodio stabile nelle aree interessate».

E continua: «Si tratta di un’efficace misura di intervento per la protezione della tiroide, purché venga attuata tempestivamente (da alcune ore fino ad un giorno prima dell’esposizione o al massimo entro le prime 6-8 ore dall’inizio dell’esposizione)». Raccomandate dosi da 10 mSv per la fascia 0-18 anni, le donne in gravidanza e in allattamento e da 100 mSv per gli adulti. Alcuni stati «nucleari» come Francia e Svizzera distribuiscono pasticche alla popolazione che vive nelle vicinanze dell’impianto.

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