Permesso donatori di sangue, quanti giorni spettano e retribuzione

Simone Micocci

9 Ottobre 2023 - 16:46

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Spetta un permesso sul lavoro in caso di donazione di sangue (ma solo al raggiungimento di un certo quantitativo). Ecco quali sono le regole da soddisfare per beneficiarne.

Permesso donatori di sangue, quanti giorni spettano e retribuzione

La donazione di sangue in Italia viene effettuata a titolo totalmente gratuito, tuttavia vi è un importante diritto riconosciuto al lavoratore dipendente: la possibilità di assentarsi dal lavoro godendo di un permesso retribuito.

Nelle ultime ore c’è una crescente attenzione nei confronti della donazione del sangue: merito dell’appello fatto da Fedez dopo il ricovero per un’emorragia interna provocata da alcune ulcere. “Senza il sangue donato non ce l’avrei mai fatta” ha dichiarato Fedez, il quale ha poi fatto un appello alla popolazione che come segnalato da Avis ha risposto numerosa.

Chi guarda con interesse alla possibilità di donare il sangue deve sapere che questo gesto rientra nelle attività di volontariato in quanto non spetta remunerazione alcuna per il sangue donato. Eccetto appunto quella che spetta ai lavoratori dipendenti nelle giornate in cui avendo donato un certo quantitativo di sangue sono legittimati ad astenersi dall’attività lavorativa.

La sola cosa che spetta a chi dona il sangue, quindi, è un permesso retribuito: a tal proposito ecco una guida completa su come funziona, su qual è il quantitativo minimo che ne dà diritto e come comportarsi nei confronti del datore di lavoro.

Condizioni per richiedere il permesso

Donare il sangue è un gesto concreto di solidarietà, oltre ad essere un dovere civico dal momento che la disponibilità di sangue rappresenta un patrimonio per la collettività; per questo motivo oltre alle diverse campagne di sensibilizzazione in merito all’importanza della donazione del sangue, è stato introdotto un permesso retribuito per coloro che decidono di donare.

Come anticipato, affinché i donatori di sangue possano richiedere il giorno di permesso - senza perdere la retribuzione - devono sussistere alcune condizioni.

Ad esempio, il diritto quantitativo minimo della donazione deve essere pari ad almeno 250 grammi, mentre il prelievo deve essere effettuato necessariamente presso un centro di raccolta riconosciuto dal Ministero della Sanità, sia mobile che fisso.

Inoltre, il lavoratore prima di beneficiare del permesso deve comunicare in anticipo al datore di lavoro la data in cui intende donare il sangue; i termini del preavviso sono indicati nei singoli Ccnl.

Dopo aver beneficiato del giorno di permesso il dipendente deve presentare al suo datore di lavoro il certificato medico con tutte le informazioni sulla donazione del sangue: dati anagrafici dell’interessato, giorno e orario del prelievo, quantità di sangue che è stato prelevato e sede in cui è stato effettuata.

Indennità

Il lavoratore in caso di donazione ha diritto a 24 ore di riposo che decorrono dal momento in cui questo si assenta dal lavoro, oppure - a seconda dei casi - dal momento in cui questa viene effettuata.

Nel giorno di permesso il dipendente manterrà l’intera retribuzione che sarà pagata dal datore di lavoro. Sarà questo poi a rivolgersi all’Inps - entro la fine del mese successivo a quello in cui il lavoratore ha donato il sangue - per richiedere il rimborso.

Per fare la richiesta è necessario presentare una dichiarazione del donatore in cui questo afferma di aver donato il sangue in maniera totalmente gratuita e di aver beneficiato del giorno di riposo e della correlata retribuzione. Alla dichiarazione del lavoratore va affiancato il suddetto certificato medico.

Tuttavia il rimborso non può essere richiesto da alcuni datori di lavoro, come ad esempio quelli che non sono tenuti alla denuncia contributiva o agli artigiani che si occupano esclusivamente di apprendisti.

Rimborso per inidoneità

Potrebbe succedere però che nel giorno in cui è fissato il prelievo questo non venga effettuato per inidoneità del lavoratore.

Ad esempio, ci potrebbe essere un esclusione per motivi sanitari (il donatore è influenzato) oppure dopo aver accertato la mancata decorrenza dei tempi di sospensione (variabili a seconda dell’età, del sesso e del peso del donatore) tra una donazione e quella successiva (ricordiamo che gli uomini e le donne non in età fertile possono donare il sangue ogni 3 mesi, mentre per le donne in età fertile sono previste al massimo due donazioni l’anno con un intervallo minimo di 3 mesi).

In tal caso il donatore ha comunque diritto alla normale retribuzione, ma solamente per il tempo necessario per l’accertamento dell’inidoneità e delle procedure successive.

Permessi per donazione di midollo osseo

Anche chi dona il midollo osseo ha diritto a dei giorni di permesso regolarmente retribuiti. Si può beneficiare del permesso per tutto il periodo necessario a:

  • individuare i dati genetici del possibile donatore;
  • prelievi necessari per accertare in maniera approfondita l’effettiva compatibilità tra donatore e paziente in attesa di trapianto;
  • accertamento dell’idoneità alla donazione.

I giorni di permesso solitamente sono indicati nel certificato medico e comprendono sia le giornate in cui viene effettivamente la donazione di midollo osseo che quelle successive, così da permettere al donatore di ristabilirsi completamente dopo una procedura particolarmente debilitante.

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