Ecco perché sempre più giovani lasciano il lavoro

Teresa Maddonni

06/10/2021

07/10/2021 - 17:41

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I giovani lavoratori under 34 si sono dimessi almeno una volta nonostante la precarietà del mondo del lavoro e i motivi sono legati a burnout e salute mentale. I dati di Mindwork.

Ecco perché sempre più giovani lasciano il lavoro

Sempre più giovani lasciano il lavoro, almeno una volta, o almeno questa sembra la tendenza. Ma perché?

Il fenomeno è legato alla salute psicologica dei lavoratori e delle lavoratrici in rapporto proprio al lavoro.

I dati sono di Mindwork, la società italiana che si occupa di consulenza psicologica online, e che entrano in una ricerca realizzata con BVA Doxa proprio sul benessere mentale delle lavoratrici e dei lavoratori italiani.

Il fenomeno delle dimissioni dal lavoro per preservare il proprio benessere psicologico sembra essere molto presente tra i giovani under 34 con un incremento nell’ultimo anno.

La ricerca è stata realizzata in occasione della Giornata internazionale della salute mentale del 10 ottobre.

I giovani under 34 hanno lasciato il lavoro almeno una volta

Dallo studio di BVA Doxa con Mindwork nella sua seconda edizione emerge che il 49% dei giovani under 34 ha lasciato il lavoro almeno una volta, dimettendosi al fine di preservare la propria salute mentale.

Nell’ultimo anno, rispetto al 2020, la tendenza a lasciare il lavoro da parte di questi giovani con meno di 34 anni è aumentata di almeno 5 punti percentuali. Molto è attribuibile al Covid e al fatto che la pandemia possa aver fatto prendere coscienza delle conseguenze dello stress sul lavoro.

Con la ricerca di BVA Doxa sui dati di Mindwork si è andati ad analizzare lo stato psicologico dei lavoratori, le difficoltà e le soluzioni adottate dalle aziende in merito.

I giovani under 34 almeno una volta hanno lasciato il lavoro, laddove l’85% degli intervistati associa il proprio benessere psicologico al lavoro.

Emerge che il 50% degli intervistati ha problemi di ansia e insonnia per motivi che sono legati al lavoro. Come sottolinea la psicologa del lavoro e Customer success manager di Mindwork, Biancamaria Cavallini, l’80% degli intervistati e delle intervistate ha provato almeno una volta un sintomo legato al burnout:

  • sensazione di sfinimento;
  • calo dell’efficienza lavorativa;
  • aumento del distacco mentale;
  • cinismo rispetto al lavoro.

Fenomeno questo aggravato anche dalla pandemia, laddove, sottolinea la psicologa, chi ha avuto uno slancio di produttività nei primi mesi del Covid ora vede le proprie energie esaurirsi.

Il benessere psicologico è importante, come rileva la ricerca, soprattutto per i giovani, i quali preferiscono lasciare il lavoro nonostante i bassi stipendi e la precarietà piuttosto che sottoporsi a una sofferenza psicologica.

Un fenomeno questo che impone una riflessione da parte delle aziende che dovrebbero mettere al primo posto la salute dei propri dipendenti.

Dalla ricerca emerge che il 40% del campione intervistato non si sente libero di esprimere il proprio malessere sul luogo di lavoro in continuità con i dati del 2020. Un intervistato su tre inoltre ha dichiarato di essersi assentato dal lavoro per motivi di ansia e stress.

C’è poi un altro elemento che aumenta lo stress dei lavoratori, il pensiero di dover abbandonare lo smart working. Nel dettaglio:

  • il 40% dei lavoratori intervistati è preoccupato del rientro a tempo pieno;
  • il 20% cambierebbe lavoro se costretto dall’azienda a rientrare in ufficio.

Tra i principali motivi alla base del malessere psicologico che scaturisce dal dover rientrare in ufficio dallo smart working troviamo:

  • la gestione del tempo;
  • le fonti di stress;
  • la gestione degli equilibri famigliari.

I giovani lasciano il lavoro per la salute mentale: cosa fanno le aziende

Ma cosa fanno le aziende di fronte al fenomeno del malessere psicologico dei lavoratori, specie dei più giovani che lasciano il lavoro?

Il 42% degli intervistati della ricerca ritiene che l’azienda non metta in campo delle strategie efficaci per contrastare il fenomeno promuovendo il benessere mentale dei dipendenti e ridurre lo stress legato al lavoro.

Lo stress legato al lavoro nella ricerca aumenta rispetto al 2020 di 5 punti percentuali il che indica l’inettitudine delle aziende.

“Il 73% delle persone dichiara di preferire un’azienda attenta al benessere psicologico delle sue persone - sottolinea la psicologa di Mindwork Cavallini - anche laddove il livello di stress attualmente percepito dalla persona sul proprio lavoro sia basso. Questo dimostra una crescente sensibilità alla necessità di un ambiente di lavoro sano.”

Molti degli intervistati vorrebbero un servizio di supporto psicologico messo in campo dall’azienda per i lavoratori. Nelle aziende in cui è previsto infatti il 60% degli intervistati si augura che possa continuare anche in futuro. Dove non è presente è il 75% dei lavoratori a volerlo.

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# Lavoro

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