Perché l’impennata dello spread è un rischio per i mutui

Violetta Silvestri

04/06/2022

04/06/2022 - 12:29

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Lo spread supera i 210 punti e torna sotto i riflettori: come può impattare il differenziale tra Bund e Btp decennali sui mutui? Perché c’è un legame indiretto che mette a rischio i risparmiatori?

Perché l’impennata dello spread è un rischio per i mutui

In una sola settimana, lo spread balza da 200 a 211 punti: un aumento considerevole, che sta riportando l’Italia sotto i riflettori.

Il Btp decennale ha registrato un rendimento del 3,41% nella chiusura di ieri, 3 giugno, mostrando un livello massimo rispetto agli ultimi 4 anni. Anche il Bund a 10 anni tedesco ha visto un balzo che gli analisti non pensavano di considerare solo pochi giorni fa e ha toccato un rendimento di 1,265%.

Un mix di fattori ha dato una spinta allo spread: dalla complessa e incerta guerra in Ucraina alla crisi energetica con prezzi alle stelle, fino alle speculazioni sull’imminente rialzo dei tassi da parte della Bce per freddare l’inflazione.

Con il debito nazionale sempre in primo piano, lo spread oltre i 200 punti è tornato a fare notizia. E a lanciare un allarme: come può ripercuotersi anche sui mutui degli italiani?

Spread a 210 punti ed effetto mutui: cosa sapere

Un impatto sui mutui, seppure non diretto, potrebbe scatenarsi da uno spread così elevato.

Occorre precisare che il primo effetto di un differenziale Bund-Btp decennali che cresce è l’aumento dei rendimenti dei titoli di Stato, che tradotti in un concetto semplice significa innanzitutto un debito pubblico nazionale che costa di più.

Secondo un’analisi di BlackRock Investment Institute, ripresa da Il Corriere, i Btp decennali italiani hanno evidenziato una diminuzione di valore capitale tra le più marcate, con una riduzione da inizio 2022 a oggi di circa il 18%.

Se si verifica un incremento di un 1 punto percentuale dei rendimenti, direttamente scatta un calo del 7% nel valore di mercato dei Btp decennali già emessi. Con la volata dello spread, la cedola del titolo di Stato decennale è passata dall’1% a oltre il 3% e i risparmiatori che decidono di vendere con queste quotazioni, ottengono una minusvalenza di 1.800 euro per ogni 10.000 euro investiti.

Questa cornice serve per comprendere cosa può succedere ai mutui. Bisogna considerare il comportamento delle banche. Queste possiedono di norma dei portafogli con titoli di Stato, che si svalutano con l’aumento dello spread e, quindi, del rendimento. Gli asset obbligazionari in possesso, dunque, perdono valore e con essi anche i corsi azionari delle banche.

Di conseguenza, gli istituti bancari possono decidere di procedere con maggiore cautela nell’erogare crediti e modificare al rialzo l’onere per il cliente delle operazioni legate al mutuo, anche le rate.

Si tratta del valore che ogni banca esprime come percentuale e che si aggiunge all’indice di riferimento scelto per avere il finanziamento (Euribor per il tasso variabile, Eurirs per il tasso fisso) per definire il prezzo finale del mutuo.

In questo modo uno spread in forte aumento, come sta accadendo in questi giorni, può impattare indirettamente sui mutui.

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